22 Febbraio 2014

FOCUS – Una primavera mai sbocciata

di Francesco Filippetto.

Torniamo oggi a parlare dei giovani con un occhio a quanto prodotto in questi anni dal settore giovanile nerazzurro, ambito che ha saputo regalare parecchi trionfi al club, ma che non ha visto concretizzarsi molte aspettative individuali.

La scorsa settimana il Milan Primavera, guidato in panchina da Pippo Inzaghi si è imposto nel torneo di Viareggio, grande classico del periodo ed importante torneo giovanile a livello Europeo. L’Inter purtroppo è uscita subito, sconfitta agli ottavi di finale proprio dal Anderlecht squadra antagonista dei rossoneri nella finale.

L’ultima vittoria dell’Inter Primavera nel prestigioso torneo risale al 2011 quando i ragazzi di Fulvio Pea batterono la Fiorentina in Finale. Precedentemente l’altro trionfo risaliva al 2008, anno in cui guidati da Vincenzo Esposito i talenti nerazzurri batterono l’Empoli ai rigori, grazie anche a una doppietta di Balotelli nei 90 minuti. Il futuro sembrava propizio per queste due squadre, ricche di talenti  che hanno saputo imporsi in anni diversi sui pari età nazionali e internazionali. Ragazzi  che lasciavano trasparire la possibilità di integrare la prima squadra con giocatori provenienti dalle giovanili con un futuro importante.

Sembravano il frutto dell’impegno societario e delle energie profuse per sviluppare la  cantera , settore nevralgico nei piani del futuro di una società, Barcellona insegna. Doveva essere  una risorsa economica per infoltire e rafforzare la rosa della squadra maggiore attraverso il talento e la voglia di emergere nei nuovi campioni, prelevati e trasformati in giocatori da Inter.

Tuttavia le premesse sono saltate e scorrendo i nomi di quei ragazzi che nel 2008 e 2011 hanno alzato la coppa del Viareggio è impressionante quanta fatica faccia oggi un giovane calciatore ad emergere nel calcio che conta nonostante un percorso di crescita prestigioso.

Della squadra del 2008 allenata da Esposito tra i giocatori riusciti ad imporsi oggi a buon livello  annoveriamo: Balotelli, Destro, Krhin, Siligardi, Caldirola. Purtroppo risalta subito agli occhi che nessuno di questi è stato profeta in patria, infatti Supermario a parte nessuno degli altri ha avuto l’occasione di lasciare traccia in nerazzurro. Altri purtroppo come: Fatic, Ribas, Gerbo, Napoli militano tra serie A e Lega Pro faticando molto a trovare spazio in campo piuttosto che in panchina. Ragazzi oggi di 24-25 anni che dovrebbero invece essere cardini e punti di forza delle rispettive compagini.

Se passiamo invece alla squadra del 2011 di Pea, oggi poco più che ventenni, i ragazzi stanno facendo la loro gavetta. Benedetti e Crisetig stanno ben figurando in Serie B, Bardi invece è già protagonista a Livorno nella massima serie. Bomber Dell’Agnello gioca in Lega Pro nel SudTirol, mentre altri compagni militano in altre leghe europee in cerca di fortuna come: Alibec, Faraoni, Kysela, Carlsen, Bessa.

Insomma non si può certo dire che l’Inter abbia tratto profitto da questi talenti che non hanno saputo/potuto meritarsi una occasione in prima squadra. Va anche detto purtroppo che molti di loro sono stati usati come contropartita  in qualche compravendita o addirittura ceduti per fare cassa, vedi Caldirola. Se erano fiori non sono sbocciati oppure con un mea culpa possiamo dire che la società non li ha messi in condizione di esprimersi. La fiaba dello Zio Bergomi è lontana e ormai non sembra più crederci nessuno alla figura di ?bandiera? di una squadra, resta tuttavia da dire che il settore giovanile in questo calcio business è sempre più importante perché permetterebbe di valorizzare il capitale umano a disposizione a costi ridotti.

Attendiamo quindi le mosse di Thohir per capire quanto vuole investire nei giovani campioni e quanta importanza dedicherà al settore giovanile per la sua nuova Inter. Nel frattempo guardiamo la squadra di Mazzarri senza perdere d?occhio quei ragazzini cresciuti e oggi sparsi per l’Italia, che giocano con in mente i nostri colori come Mbaye, Benassi, Duncan, Olsen, Pasa e Bardi.