FOCUS – Un principe ritrova sempre la sua strada
Un pittore senza il suo pennello, un musicista senza il suo strumento, un pilota senza il suo mezzo, come potrebbero sentirsi davvero se stessi? C’è chi vive per un mestiere, per un’arte, per uno scopo e c’è chi vive per un goal. E come si potrà mai sentire colui il quale ha fatto del gol il suo pane quotidiano e all’improvviso si ritrova privato della sua ragione di vita? Come si sarà sentito Diego Alberto Milito nel restare digiuno per così tanto tempo’ A passare dalle glorie del Triplete, con tanto di gol pesanti come macigni per decidere le fasi finali di tutte e tre i titoli, all’anonimato di questo inizio di stagione? Per dare una risposta a questi quesiti, bisognerebbe interpellare il diretto interessato ma, la risposta non appare poi così difficile, basti pensare alle passioni di ciascuno di noi e a ciò che proveremmo se all’improvviso le gioie che queste ci danno si trasformassero nella nostre più profonde delusioni.
Un Principe che quel 22 maggio 2010 ha tracciato per sempre una strada nei cuori di tutti i tifosi interisti, con emozioni e gioie che solo a rievocarle, provocano brividi difficili da descrivere. E’ vero chiunque avesse segnato quella sera sarebbe passato per eroe a vita, ma quando segna Diego Milito la gioia si trasforma in qualcosa di più. Il tifoso nerazzurro, abituato a saltare dalla sedia, poltrona o tribuna ogni santa partita, ad immedesimarsi in quell’urlo ormai dolcemente familiare, a quel nome di tre sillabe che trovava spazio in ogni coro allo stadio, non poteva credere alle proprie orecchie, quando a pochi minuti dalla vittoria della Champions, quello stesso eroe che lo aveva portato nell’Olimpo, metteva in dubbio la sua permanenza all’Inter. Le voci di un interesse del Real e il “cannibalismo” di Mou facevano pensare al peggio, ma alla partenza del nuovo campionato c’era ancora Diego Milito a guidare l’attacco nerazzurro. Un’annata disgraziata, con ben cinque infortuni muscolari, con soli 5 gol in 23 presenze, roba da dilettanti deve aver pensato Milito, forse rassegnato a pagare il dazio dell’apoteosi della stagione passata. In realtà la favola del Principe si andava colorando di tinte sempre più fosche e dopo una partenza che prometteva bene (doppietta al Palermo), la nuova stagione riservava un lungo periodo di digiuno, interrotto da qualche assaggio di gol (Bologna e Lille).
Ma per gli ingordi si sa gli assaggi non bastano e fanno venire sempre più fame, infatti dimmi tu come puoi accontentarti di un invito sporadico in un posto dove fino a poco tempo prima eri un habituè? Il Principe dal canto suo, continuava a lucidare la sua corona con pazienza, mentre la maledizione nel frattempo sprigionava tutta la sua forza perfezionandosi nei due gol clamorosamente sbagliati contro Atalanta e Genoa a pochi metri o meglio centimetri dalla porta. Lo si leggeva nel suo sguardo spento, incredulo, dimesso, che tutto quello che stava succedendo non dipendeva da lui, che fosse frutto di qualcosa di più grande, lui continuava a metterci i movimenti ma quel pallone, amico fedele fino a quel momento, gli aveva voltato clamorosamente le spalle. E come è facile in questi casi, c’era anche chi ne chiedeva la “Corona”, chi lo dava per giocatore finito o pedina importante sul mercato, chi insomma, lo aveva scaricato senza un minimo di riconoscenza.
Era lo stesso Principe, quello che li aveva accolti nel proprio Regno, portandoli alla vittoria di numerose battaglie, dopo anni di delusioni e sconfitte, che li aveva riportati alla conquista dell’Italia e dell’Europa e che ora stavano abbandonando proprio quando più aveva bisogno del suo popolo.
Non sapevano però, che il Principe stava pian piano radunando le sue truppe rimaste, pur sempre consistenti, continuando col duro lavoro a riprendersi ciò che gli apparteneva, quel Regno del gol da cui mancava da troppo. E si sa che quando sei stato abituato ad un certo tenore, non puoi che preparare un rientro trionfante: gol contro il Lecce, doppietta contro il Parma, gol decisivo nel derby. Chi si ritiene però soddisfatto e sazio da questo trittico di partite non ha ancora fatto i conti con la fame incontenibile di un Principe a digiuno da troppo tempo, voglioso di una scorpacciata che non si era mai regalato con i colori nerazzurri sino ad adesso: 4 gol al Palermo sotto la neve di S.Siro che non consentono però all’Inter di raggiungere la vittoria. Un poker che zittisce tutti, ennesimo capitolo di una favola ancora lontana dalla fine e di un Principe che ha ritrovato finalmente la sua strada.