FOCUS-Dall’altare alla polvere: Ranieri e le colpe degli altri
Dall’altare alla polvere o dalle stelle alle stalle, poco cambia se vogliamo sintetizzare in breve l’esperienza nerazzurra di Claudio Ranieri, mai parole furono più calzanti. E’ indubbio che questo rappresenta il momento più propizio per affondare il coltello nella piaga, specie se la memoria delle quattro sberle rimediate senza colpo ferire all’Olimpico è tutt’altro che appannata. Un uomo solo contro tutti, il primo e più immediato capro espiatorio delle colpe di una società intera quando le cose non girano, quando non più tardi di 20 giorni fa veniva salutato come il salvatore della patria a strisce nerazzurre. Le opinioni si sa, sono figlie più del momento e dell’istinto che della coerenza e della logica ma superando l’emotività iniziale si può anche fare mente locale e provare a capire quale ingranaggio di quella macchina post-derby si è inceppato. MOTTA E L’ALA CHE NON C’E’– Se esistono frizioni tra l’Inter e Ranieri, aldilà delle dichiarazioni di facciata che fanno capolino su tv e carta stampata, di certo il comportamento degli uomini mercato nerazzurri non ha fatto altro che alimentarle. Capitolo Motta: il ragazzo gradisce Parigi, complice l’attendismo dell’Inter in tema di rinnovo del contratto, Sor Claudio non riesce ad immaginare la sua creatura senza le geometrie dell’italo-brasiliano, tanto da negare l’evidenza della sua partenza alla vigilia della sfida di Palermo quando tra i meneghini e il PSG le carte erano già belle che firmate. Palombo e Guarìn sono due innesti di qualità, ma non assomigliano neanche un pò all’ex mediano nerazzurro. Domanda: chi li ha voluti? Branca, Moratti o Ranieri? Se saranno funzionali ad un progetto futuro c’è da chiedersi se quel progetto sarà o meno legato al testaccino. Non dimentichiamo anche l’aspetto economico della faccenda: più di 10 mln sull’unghia per un trentenne comunque sul piede di partenza sono un affare per tutti. Tranne che per l’allenatore. Capitolo esterno sinistro: l’equilibrio nel personalissimo manuale di Sor Claudio è al primo posto: raggiunto quello è tutto in discesa e nella sua storia in nerazzurro ha le sembianze del 4-4-2 in linea senza voli pindarici per fantasisti ma tanta corsa e sacrificio all’insegna del gioco all’italiana nell’accezione più tradizionale del termine. Lo scacchiere messo in piedi ha una fisionomia chiara e determinata ma con un buco spesso sottolineato in interviste e conferenze stampa: l’esterno alto a sinistra. Il tecnico lo chiede a gran voce ma è la stampa più della società a dar sostanza alla richiesta mettendo in piedi ipotesi fantascientifiche (Lucas Moura), poco percorribili (Krasic e Farfan) ma sostanzialmente davvero flebili. E ALLORA WES?-Ecco che il rientro del trequartista diventa un’arma sì, ma a doppio taglio: ritorna la fantasia, ma le distanze care all’esperto mister di Testaccio subiscono un improvviso sfilacciamento. Nel dare-avere Ranieri sente di averci rimesso e gli basta un tempo a Lecce per capirlo. Può un numero dieci di quella levatura essere un problema per gli equilibri di una squadra senza fantasia? A quanto pare per il tecnico romano la risposta è affermativa e vien spontaneo chiedersi quale fine avrebbe fatto l’olandese qualora fosse arrivato un esterno di ruolo a completare il mosaico. DUBBI AMLETICI-Oltre alla collocazione di Sneijder che ha fatto tornare in voga il tormentone del-genio-che-non-può-essere-inquadrato, i temi di discussione non mancano: Pazzini-Milito sono le uniche punte attualmente in grado di giocare, quanto sono compatibili tra loro, quanto con la squadra e soprattutto quando potranno risparmiare il fiato? Quanta fiducia esiste nei confronti dei giovani e su chi tra loro è giusto puntare? Solo dubbi, tanti, troppi per una società che dà l’impressione di alimentarne di nuovi più che scioglierli. E’ l’ora delle scelte e anche delle rinunce: l’eterna attesa nel gioco come nella vita non paga.