“Il rumore dei bambini”…e il Cagliari va ko
L’Inter rialza la testa per l’ennesima volta e a S.Siro finisce 2-1 contro il Cagliari targato Ballardini, all’ennesimo déjà-vu sulla panchina sarda. 2 a 1 e 3 punti, se volessimo attenerci al rigore delle cifre. Già perchè il mondo del calcio ha un solo Dio, il risultato, e tutto il resto è contorno, compreso il gioco. Ma se spostiamo l’obiettivo sulla partita un pò più in là noteremo che gli spunti non mancano e che forse quella confusione che regna ancora ad Appiano Gentile, quel “cantiere aperto” su cui tutti gli addetti ai lavori s’interrogano, sta pian piano lasciando il posto ad un progetto nuovo, una strada lastricata di buone intenzioni ma tutta da verificare… BALLARDINI SI COPRE, L’INTER FATICA– Il copione della partita è scritto e prevedibile già prima della discesa in campo delle squadre sul terreno di gioco: Inter padrona del campo, con un possesso palla costante ma sterile e Cagliari molto compatto dietro la linea della palla. Nello specifico la chiave della prima frazione di gioco sta nella posizione di Nainggolan praticamente a uomo su Motta, che costringe l’italo-brasiliano a disimpegnarsi a fatica, non verticalizzando mai il gioco e rallentando di conseguenza la manovra nerazzurra. In questo senso non aiuta l’anarchia di Johnatan, poco disciplinato tatticamente, che ha spesso sbagliato i tempi d’inserimento in avanti, negando così un appoggio comodo ai compagni e una possibile alternativa all’impostazione per vie centrali. Impreciso Dejan Stankovic che è apparso come al solito generoso ma poco lucido ed evanescente Mauro Zarate, sempre molto mobile ma ancora non perfetto nell’individuare correttamente i tempi della giocata. La sua punizione come la conclusione da lontano dell’isolato Pazzini rappresentano l’unico buon motivo per prendersi il freddo di S.Siro e per esaltare le doti atletiche dell’ottimo Agazzi. LARGO AI GIOVANI– Ripresa con sorpresa: fuori Zarate, dentro Alvarez. L’ex Sarsfield non avrebbe neanche dovuto far parte della gara, ma il forfait di Sneijder ad un soffio dal pronti-via gli ha consegnato un posto tra gli arruolabili. A prima vista una mossa insipiegabile, ma nella testa di Ranieri una piacevole trovata,dal 4-3-1-2, si passa al 4-2-3-1, con Cambiasso a fare il trequartista “di rottura” in posizione centrale e il baby-duo delle meraviglie sulle ali, con l’argentino a destra e il brasiliano, fino ad allora poco incisivo, a sinistra, pronti così a rientrare sul loro piede più sensibile e favorire gli inserimenti dei centrocampisti. Quando Motta, seppure in fuorigioco, sblocca la gara su una punizione calibrata di Ricky Alvarez, S.Siro esplode e di colp0 l’Inter ritrova sè stessa. Coutinho crea scompiglio e fa le prove generali del gol, deliziando i palati esigenti dei tifosi nerazzurri e cinque minuti dopo mette il suo sigillo sulla partita. Ranieri assapora la vittoria e chiude il sipario mettendo dentro Obi al posto dell’enfant prodige ex Vasco e i ritmi tornano ad essere compassati, eccezion fatta per qualche fiammata del solito Alvarez. Il gol di Larrivey a pochi minuti dalla fine non fa male e il fischio finale di lì a poco regala tre punti d’oro e soprattutto un secondo tempo finalmente convincente che fa ben sperare per il futuro e non solo quello prossimo… ORA BISOGNA CONFERMARSI– I tre punti di ieri sono solo un mattone: l’Inter dovrà ripetersi e non potrà permettersi le stesse pause che la costringono a non guardare la classifica per non cadere in depressione: lì davanti Juve e Milan sembrano lontane, ma tante sono le gare che mancano alla fine della stagione. La piacevole sorpresa è costituita dalla “linea verde” in avanti, che potrebbe tornare utile per sopperire all’abulia di Pazzini e Milito e ai continui problemi fisici di Wesley Sneijder. Preoccupa invece la tenuta della mediana che appare davvero poco dinamica e sicuramente non attrezzata per brillare con continuità. Non sarebbe il caso di intervenire proprio in quel settore del campo a gennaio?