10 Giugno 2013

EDITORIALE – I prezzi di un mercato a pezzi

Di Aldo Macchi. Il calciomercato toglie sempre il respiro dei tifosi per almeno quattro mesi all’anno. Ma è nei tre mesi estivi che si intensificano le trattative, i nomi, i cambi di maglia e la nascita dei sogni di vittoria per la stagione che verrà, In questi anni c’è stata la rincorsa al titolo da prima pagina, con l’introduzione di termini sempre più pittoreschi, dal mister x di rossonera memoria, all’ala di fantasia dell’Inter di Mourinho, fino al Top Player di Marotta. Poi l’austerity ed ecco che si è passati agli acquisti “funzionali al progetto” non nomi ma giocatori, con il tentativo di diminuire così la speculazione sui giocatori che si affermavano nel corso della stagione. Ma questa caccia al colpo sta davvero facendo del bene al movimento? OBIETTIVO RISPARMIO – Il calcio italiano sta attraversando un periodo di crisi direttamente proporzionale a quello del paese. Certo gli stipendi non sono gli stessi, ma non ci sono più le spese folli di un tempo, quando, per esempio in casa Inter, si utilizzava lo stesso budget riservato a Stramaccioni e al suo staff intero, solo per pagare un anno di Mourinho. Certo, le vittorie che ha portato non ci sono più state, ma nemmeno il lusso di poter dare quella cifra ad una sola persona. Il tetto salariale scende a 3 milioni, un terzo. Ma anche gli investimenti sono stati fatti su tanti giocatori che hanno però faticato il più delle volte ad affermarsi: tante scommesse, alcune vincenti ma tante, troppe fallimentari. Il motivo è ovvio, le scommesse si possono fare quando non sono chiamate ad essere subito decisive, ma possono affermarsi in un ambiente già oliato e organizzato. Una chimera nell’ambiente Inter degli ultimi anni. ROVESCIO DELLA MEDAGLIA – Così di finestre di mercato ne sono passate varie e anche gli agenti si sono fatti ancor più avidamente furbi: il mercato degli sconosciuti è quello dove è più gustoso darsi da fare, tanto che ora giocatori talentuosi che vengono dalla serie b vengono valutati 12 milioni di euro, Paulinho del Livorno, per capirci, più del doppio di quanto era stato pagato Maicon, poco meno di quanto è stato ceduto Sneijder. Cifre folli, impossibili da concepire, se non alla luce di quella che è un’esigenza: stare dietro alle plus valenze per poter far fronte al bilancio. Cifre folli, ma giustificate da quello che è un’esigenza di guadagnare da qualche parte in un mercato saturo, fatto di valori virtuali e investimenti fatti nella speranza di avere almeno il rientro delle spese. Si compra con titoli in borsa, nella speranza che quei soldi virtuali possano essere reali, di fatto si fa economia come se si giocasse a Monopoli. Peccato che poi quei soldi devono arrivare davvero e così i bilanci tornano a piangere, ogni anno malgrado i tagli, il buco sembra essere sempre più ampio, le scommesse perse rimangono sul proprio libro paga e la tifoseria inizia a fare domande, che richiedono risposte date dai fatti. I FATTI – I fatti al momento parlano di un attivo mercato tra gli svincolati, un ottimo acquisto in prospettiva, Icardi, e una scommessa, Laxalt. Ma tra i fatti ci sono anche una difesa intera della Nazionale under 21 a contratto con i nerazzurri, senza che nessuno di questi sia in rosa ad Appiano. Il futuro che tutti sognano che ogni giorno invece viene usato come possibile merce di scambio non da valorizzare ma per abbassare le pretese di coloro che invece sparano grosso. Salvo poi vedere due anni dopo quei giocatori costare 17 milioni di euro, di cui Destro è solo un esempio. Ragazzi trattati come cambiali, o meglio come fondi postali, lasciati a fruttare il valore, ma lasciando che siano gli altri a trarne beneficio. Ma davvero vogliamo concedere i pezzi pregiati del mercato per assecondare i pazzi prezzi di un mercato che è a pezzi?