Mou e il suo obiettivo
A Milano Josè Mourinho era arrivato per riportare una Coppa che mancava da troppo tempo nella bacheca nerazzurra. Di Champions League a Madrid ne hanno il triplo di quelle dell’Inter, ma chi vince vuole sempre confermarsi. Per questo il Real ha scelto un allenatore che ne ha già portate a casa due. E nella giornata di oggi il mago di Setubal ha confermato, ancora una volta, che la vittoria in Europa rimane sempre il suo obiettivo principale. In un’intervista rilasciata al quotidiano turco Hurriyet, Mourinho rivela: “Mi piacerebbe conquistare la mia terza Champions con il terzo club diverso. Questo traguardo mi regalerebbe un posto speciale nella storia del calcio. Ce la farò”. Mai nessun tecnico è riuscito in questa impresa, e il portoghese attualmente è l’unico che potrebbe provarci.
Il suo essere speciale, però, è qualcosa che va oltre le vittorie sul campo, è una condizione che nasce anche dai suoi comportamenti e dai modi di rapportarsi alle cose. Nella stessa intervista, ripresa anche dalla versione on-line di Marca, l’ex mister nerazzurro torna infatti sull’episodio del dito nell’occhio a Tito Villanova durante l’acceso finale di Supercoppa di Spagna al Camp Nou. Un gesto che sicuramente non farebbe onore a nessuno, ma che il tecnico, a mente ormai fredda, riesce spiegare così: “Al Camp Nou fummo provocati. Non nego di aver agito male, ma la mia è stata una reazione naturale. Il calcio significa emozione, capita di subire provocazioni. A volte si reagisce, a volte no”. Siamo sicuri, queste dichiarazioni non vogliono essere delle scuse, ma un’ulteriore conferma di quanto sia innamorato del suo mondo, nonostante i rischi che può correre un personaggio controverso come il suo.
Gianluigi Valente