FOCUS – Ranocchia, cosa puoi essere per l’Inter?
16 febbraio 2012: per qualcuno è una data normale, un giorno di quelli ordinari in cui ci si alza la mattina e già si conosce la monotonia delle ore successive; per qualcuno, invece, il 16 febbraio è altro. Quando questa mattina si è alzato dal suo letto, un ragazzo del piccolo comune di Bastia Umbra, tale Andrea Ranocchia, sapeva che non sarebbe stata solita routine: allenamento mattutino, riposo per il pomeriggio, ritiro in serata alla Pinetina. Dopo sei anni di professionismo tutto ciò non è una novità. Ma qualsiasi cosa si debba fare, l’affrontarla con la consapevolezza di star crescendo e di aver appena passato un altro step per la propria maturità di sicuro mette il sorriso e noi, su quel sorriso, vogliamo scommetterci. Oggi è il 16 febbraio e quel ragazzone, cresciuto in una valle e lungo un fiume, compie 24 anni.
CONTESTO – Abbiamo scelto di dedicare questo nostro approfondimento a Ranocchia perché ci sembra doveroso porre l’attenzione su quello che può significare per l’Inter e non solo. Non ci interessa in realtà fare una descrizione dettagliata della carriera ancor “giovane” del calciatore, ma ci piace sottolineare quanto di buono o di cattivo egli abbia costruito fino ad ora. Calcava ancora l’erba del San Nicola e già qualcuno intravedeva in lui la stoffa della “grande promessa“, del giocatore che sarebbe diventato fortissimo crescendo. Di fatto la prima cosa che del difensore azzurro ha colpito è la straordinaria capacità di eccellere in contesti di buon livello. Spieghiamoci meglio: il primo anno di Serie A a Bari Ranocchia si trova a difendere la porta di Gillet in una squadra dagli ingranaggi consolidati. Tutti si ricordano Inter-Bari, prima giornata del campionata del Triplete, in quel 20 agosto 2009, quella squadra in cui giocavano i vari Barreto, Kutuzov, Alvarez, Almiron, Donati, Parisi, Bonucci e proprio Ranocchia. Quella compagine fa faville per tutta una stagione, concludendo decimo in classifica ed esprimendo un gioco spumeggiante e al contempo solido, nonostante sia una piccola neopromossa. In un contesto del genere, un talento come Andrea Ranocchia (perché che abbia talento è fuori discussione) non può non emergere. Sorge un dubbio però, perché a volte le squadre che funzionano sono capaci di rendere fenomeni anche i giocatori normali. E’ il caso del buon Andrea? La risposta è sempre stata questa: “sarà il futuro a dircelo, vediamo come andrà“.
ECCELLENZA – A chi cercava una risposta un po’ più soddisfacente e precisa al quesito precedente non può essere sfuggito un importante elemento di valutazione. Infatti il secondo aspetto del numero 23 nerazzurro che ha impressionato l’osservatore-tifoso è stata la capacità di risultare spesso (non sempre, per carità) un’eccellenza anche in contesti non felicissimi. Il Genoa della prima parte di stagione dello scorso campionato vive mesi di smarrimento con l’avvicendamento in panchina tra Gasperini e Ballardini, due tecnici con mentalità calcistiche completamente differenti. Tra alti e bassi i rossoblù non convincono, ma anche qui Andrea risulta uno dei migliori e se a fine anno (quando lui era già all’Inter) la squadra concluderà a metà classifica il merito è anche suo. Allora, andando un po’ per esclusione e un po’ per logica, due più due dovrebbe comunque fare quattro, perché Ranocchia emerge in una squadra che funziona ma non disdegna buone prestazioni anche in una che è allo sbando. Morale della favola: il ragazzo eccelle.
E ORA? – Già, eccelle così tanto da meritarsi l’Inter nel mercato di riparazione, un risultato davvero importante, per certi versi anche sorprendente, o forse no. La squadra che un anno prima aveva trionfato in ogni competizione ora acquista un giovanissimo ma promettente centrale difensivo per sopperire all’assenza dello sfortunato Samuel. Leonardo lo lancia subito nella mischia e da quella mischia, per sei mesi, Ranocchia non ci esce più: per i tifosi nerazzurri in visibilio dopo la stratosferica prestazione di Monaco di Baviera diventa “il difensore del futuro“, anzi no, addirittura “il presente nerazzurro“. Ma non dimentichiamoci che il ragazzo ha 23 anni, è giovane e qualche difetto ce l’avrà pure. Manco a dirlo, nonostante sia diventato un titolare nella Nazionale di Prandelli, Ranocchia inizia a dare segnali di cedimento quando l’Inter scricchiola. E ora il tifoso si chiede come mai non era successo a Genova e perché, se la squadra allo sbando è l’Inter, allora anche il più giovane riesce a diventare il più brocco. Probabilmente è questione di pressioni, di doveri, perché se sei all’Inter non puoi sbagliare una partita. A noi in realtà risulta che Ranocchia quest’anno sia sceso in campo solo sette volte in campionato e che, ad eccezione della gara innevata col Palermo, non abbia mai riportato pesanti insufficienze. E statisticamente ci risulta anche che, quando un giocatore entra dalla panchina o viene chiamato in causa dal primo minuto una volta ogni sette partite, sia molto difficile che questo possa fare sempre la differenza. Se a questo aggiungiamo che l’Inter attraversa un momento di evidente e immensa difficoltà tanto in fase difensiva quanto in fase offensiva, allora non siamo giustificati a pensare che Ranocchia sia tutt’un tratto diventato un calciatore mediocre.
AUGURIO – Per pubblicare questo approfondimento abbiamo scelto la giornata di oggi perché è una giorno speciale per Ranocchia. Vogliamo dunque approfittare del suo compleanno per augurare al centrale nerazzurro di tornare a dimostrare ai tifosi più scettici che le prestazioni di un anno fa non erano solo frutto del caso, ma che risultavano eccellenti anche perché giungevano in un periodo felice per la squadra. Dopo tutto i momenti difficili nel calcio esistono, e se Ranocchia riuscirà a tornare ai livelli che lo hanno portato all’Inter vorrà dire, implicitamente, secondo noi, che anche la squadra di Ranieri avrà superato le sue difficoltà. Auguri Andrea!