FOCUS – La Giovine Inter che se ne va
di Gianluigi Valente
E’ l’estate del 1999 quando in nerazzurro arrivano il portierone juventino Angelo Peruzzi, il roccioso centrale difensivo Blanc, l’esterno sinistro Georgatos, il terzino destro Panucci, il mediano Gigi Di Biagio, la forte mezzala serba Vladimir Jugovic e soprattutto il bomber Christian Vieri, soprannominato poi ‘Mister 90 miliardi’ per l’esorbitante prezzo del suo cartellino: il tutto costa a Massimo Moratti quasi 200 miliardi del vecchio conio e a molto poco varrà ai fini dei risultati ottenuti circa un anno dopo, quando, per accedere alla Champions League, i nerazzurri dovranno passare addirittura da uno spareggio con il Parma e dai preliminari, poi persi. Ma l’Inter non è l’unica squadra che in quell’estate sborsa montagne di banconote per assicurarsi le prestazioni dei fenomeni dell’epoca: per esempio la Lazio compra Simeone, Veron e Simone Inzaghi pagandoli circa 60 miliardi; il Milan mette sotto contratto Serginho e Shevchenko per un totale di 50 miliardi. Era un calcio diverso, in cui per rimanere competitivi era obbligatorio spendere, spendere, e ancora spendere. Oggi le esigenze sono cambiate e di solito dalle casse delle società escono tanti milioni quanti poi ne entrano; così assistere a questi colpi di mercato sensazionali è un’utopia.
FATTI IN CASA – Ciò dovrebbe significare, in altri termini, riuscire a puntare sui talenti costruiti in casa, magari quelli scovati da osservatori d’altri tempi sui campi di periferia o dell’oratorio, come avviene in Olanda, dove alcuni collaboratori hanno proprio il compito di vigilare anche su chi non ha la possibilità di iniziare a sognare un posto “fisso” nelle giovanili delle varie società; dovrebbe essere una scelta che, imposta dalla crisi, porterebbe ad abbassare i costi di gestione di una squadra (a partire dal monte ingaggi) e garantire guadagni futuri sulle eventuali cessioni. Sarebbe analogo a ciò che predicano da anni i Pozzo, proprietari dell’Udinese, con la differenza che i loro piccoli fenomeni non crescono all’ombra delle Alpi, ma magari sulle spiagge del Sud-America per poi esplodere in Europa.
RIPIEGO DI SERIE B – Invece questa soluzione risulta essere quasi snobbata dai clubs più importanti dello Stivale, che continuano a cercare fuori dai loro vivai giocatori dai nomi talvolta impronunciabili (sui quali, per questo, ricadono aspettative e attenzioni) e soprattutto poco costosi. Senza considerare che comunque un loro costo, a volte nemmeno troppo basso, ce l’avranno sempre; e senza contare poi il vantaggio che ne deriverebbe in termini economici, dato che le squadre minori della nostra Serie A si tengono in vita da anni calcisticamente ed economicamente proprio perché puntano sul far maturare i fiori all’occhiello delle loro giovanili e sul venderli poi a un prezzo relativamente vantaggioso.
GIOVANE INTER – Ovviamente nemmeno l’Inter esce dal vortice delle società poco virtuose in questo senso, e non perché non abbia giovani di valore o perché non sia capace di venderli. Le cessioni di Giulio Donati e Luca Caldirola, rispettivamente a Bayer Leverkusen e Werder Brema, sono da considerarsi delle grandi fortune in questo senso, perché porteranno nelle casse nerazzurre ben 5.5 milioni di euro, ovvero la metà del costo del cartellino di Wesley Sneijder (molto deprezzato, per la verità): e la squadra di Moratti ha avuto il privilegio di vendere a quelle cifre due giocatori che sono finiti sotto i riflettori solo due settimane fa, agli Europei under 21. La difesa degli azzurrini di Mangia è, infatti, composta interamente da giocatori provenienti dalla ‘cantera‘ nerazzurra: e come Caldirola e Donati, anche Bianchetti è da poco stato interamente riscattato dal Verona neoproomosso in Serie A, mentre Biraghi è l’unico rimasto di proprietà interista, ma perennemente in prestito da quasi tre anni.
DUBBIO – I giovani giocatori sopra citati, così come i tanti giocatori della Primavera dell’Inter del passato e, siamo sicuri, del futuro, non hanno mai avuto e mai avranno una chance vera e propria per esplodere con i colori nerazzurri. E fino a che ci sarà qualche lungimirante osservatore tedesco a visionare questi talentini e a sborsare non pochi soldi per loro (come è successo recentemente), al tifoso e al dirigente interista ciò potrebbe anche andar bene. Ma a quanto sarebbero stati venduti Caldirola e Donati se gli fosse stata data l’opportunità di mettersi in mostra per un anno intero in nerazzurro piuttosto che per i venti giorni dell’Europeo? Ci va di pensare, inoltre, che se questa fosse una tendenza generalizzata delle squadre italiane, il 18 giugno i vari Isco, Adriano e Thiago Alcantara, che già da annigiocano campionato e Champions League con costanza, avrebbero avuto di fronte avversari ben più esperti e maturi di quelli che hanno affrontato, e non avrebbero sollevato quella coppa al cielo con così tanta facilità. La speranza è che un giorno le parti si invertano.