EDITORIALE – Lettera a un combattente
Caro Stankovic, Hai salutato tutti i tifosi che in questi anni hanno reso la tua esperienza nerazzurra la più importante della tua carriera e per questo mi sento di risponderti, nel mio piccolo, per quello che in questi anni mi hai trasmesso. Nessuno può dimenticare la trattativa in quel gelido mercato invernale, con le notizie che ogni giorno ti davano o più vicino all’Inter o più vicino alla Juventus. Poi sei intervenuto tu in prima persona, hai eliminato la Juventus dalle tue possibilità, sposando la causa nerazzurra. Lo hai fatto con coraggio, con grinta, abbandonando una piazza che ti amava, calda come quella di Roma, sponda Lazio, una squadra comunque gemellata con i colori che hai tatuato sulla tua pelle. Dieci anni di sofferenze ma anche di vittorie, tante, tutto ciò che si poteva vincere. Hai fatto parte della crescita della grande Inter, diventandone uno dei simboli.
Sei diventato uno dei principali combattenti di questa Inter, insieme a Cordoba e Materazzi, che prima di te hanno lasciato la casacca nell’armadietto. Di te non si possono dimenticare le urlate in mezzo al campo, gli interventi sempre al limite, il tuo non tirare mai indietro la gamba. Non hai mai fatto uscite fuori luogo e di te non si è mai parlato in termini diversi da quelli sportivi. La tua professionalità ti ha sempre contraddistinto e ci sarà un motivo se per dieci anni, in un calcio senza bandiere, nessuno è riuscito a convincerti a lasciare la Pinetina. Eppure ci sono state sessioni di mercato in cui le sirene inglesi si sono fatte più forti, il Chelsea su tutti. Dicevano che eri un uomo di Mancini e che avresti remato contro Mourinho, ma poi è bastato uno scambio di sguardi per far capire a Josè che tu sei un combattente ma non un soldatino di partito, la tua causa era l’Inter a prescindere dal condottiero. Il Milan è stata la tua vittima preferita, quanti gol hai infilato ai cugini in questi dieci anni, alcuni dei quali indimenticabili, con quei bolidi che hanno provocato dolori a tanti portieri. Non dimenticherò mai quel gol da metà campo contro lo Schalke. Ma il tuo segno più grande non è stato quello di fare gol importanti o di essere silenzioso. La tua grinta l’hai dimostrata resistendo contro tutto e contro tutti l’anno scorso, quando il tuo corpo cercava di portarti lontano dai campi. Non hai mai mollato, hai lottato, volevi esserci, scuotere il gruppo perchè l’Inter ha uno spirito vincente e non può arrendersi così facilmente.
Ora sei ai saluti, non saluterai il calcio, ma solo questi colori, vuoi essere ancora protagonista, te lo meriti, non potresti esserlo qui, perchè serve ripartire, è giusto così, doloroso ma necessario. Non hai fatto polemiche neppure ora, hai accettato le scelte e ringraziato tutti, con quell’amore che pulsa dal cuore che battevi ogni volta che vincevamo qualcosa. Lo battevi per i tifosi, per te, per l’Inter. Ora la tua maglia resta vuota, il tuo numero potrebbe andare a uno dei nuovi acquisti, ma non credo che ti dispiaccia, perchè tu per i tifosi sei ben altro che un semplice numero, sei più di un segno su una maglia, sei un’icona, un simbolo, un ricordo della leggenda.
Con stima e riconoscenza
Uno che si sente tra destinatari della tua lettera