15 Luglio 2013

EDITORIALE – Un romantico a Milano

Di Aldo Macchi.

Passeggia per le strade di una Milano calda, sempre più vuota, ma meno degli altri anni. La crisi si fa sentire, anche le vacanze, il periodo intoccabile per gli italiani, ha risentito delle esigenze delle famiglie. Passeggia pensando a quanto il mondo è cambiato negli ultimi anni, il lavoro, il valore del denaro, i valori oltre al denaro. Tutto è cambiato, anche lui, che passo dopo passo ritorna indietro nel tempo, lasciandosi guidare da un filo rosso che è la sua passione: il calcio. In vent?anni ne ha viste tante, squadre che nascevano con forti ambizioni, giocatori che si alternavano anno dopo anno con la promessa di alzare al cielo la coppa dei campioni, di essere quello giusto per voltare pagina, di valere i miliardi investiti su di lui. Il romanticismo sportivo vedeva il suo massimo splendore, la passione più che il profitto guidava il regno del pallone. O per lo meno così si riusciva a far credere.

RICORDI – Gli anni d?oro di un calcio che riempiva gli stadi, non tanto per il costo contenuto del biglietto, quanto per lo spettacolo mostrato in campo, la presenza di bandiere che parlavano di grinta e voglia di vincere con i colori di una maglia che indossavano per più stagioni. Era il tempo dei capitani veri, quelli che potevi vedere cambiare sugli anni delle figurine anno dopo anno, quelli che non importa che anno è, il numero di maglia e soprattutto i colori sono sempre quelli. L’Inter in questo ha quel fascino nostalgico della squadra dei vecchi tempi. È troppo innamorata della passione per cedere così facilmente al futuro che avanza: è figlia del suo presidente, un altro romantico a Milano come il tifoso che passeggia per le strade meneghine. Ha sofferto il presidente, ha gioito, inseguito la leggenda narrata dalle genti e scritta da suo padre. L’ha vissuta prima come ambizione, poi come ombra. Ma si sa, il cuore puro del cavaliere avrà la meglio contro il diavolo e per una volta non era la signora da salvare, anzi in questa storia la signora è la principale antagonista. La leggenda dei romantici vincitori nell’anno in cui i nemici facevano più rumore.

CINICO DENARO – Ma non è quella la storia che il romantico viaggiatore ha in mente, troppe volte il suo ricordo gli ha messo nostalgia, questa sera è il romanticismo stesso  ad essere per lui un tormento. Come può questo calcio poter ancora parlare col cuore, quello dei sentimenti. Ma non è neppure il caso di fare moralismi, anche il romantico più convinto sa che non si vive di sole emozioni, non quando queste passioni sono il principale profitto di televisioni e aziende intere. Siamo figli del mercato e del denaro, non proprio gli ingredienti di un grande amore: o forse sì, forse è solo necessario rivalutare il romanticismo, scinderlo da mondi che non possono più vederlo realizzato nel suo significato più puro e coltivarlo per qualcosa che ancora merita di essere amato.

MALINCONICI RICORDI – La malinconia sarà dunque felicità del ricordo di ciò che è stato, il calcio è disillusione, una realtà dove non il giocatore ma la sua potenzialità sul mercato, non il suo valore, ma la qualità del suo agente conta. Dove si compra solo se si vende, dove si vende solo se ne vale la pena, dove vige la regola dell’economia mondiale, i soldi girano solo in apparenza. Niente sembra dunque essere degno di un sentimento. Ma è proprio quando ormai in quel solitario tifoso milanese è salda la consapevolezza che allo stadio ci sarebbe andato con lo stesso spirito con cui si va al cinema, per vedere uno spettacolo e non una partita di calcio, ecco che proprio da quel mondo emerge lo spirito dell’eroe che lotta contro il fato, quello stesso presidente di vent?anni fa che ancora in quel mondo si dimena con il fegato gonfio di bile.

L’UOMO DELL’ORIENTE – Un romantico superstite che affronta questo calcio con tutte le sue forze, tra voci di cessioni, soldi che escono nella speranza di tenere viva la leggenda. La cessione, la via più semplice per potersi disintossicare, per dare ad altri il compito di dirigere un sogno che è diventato un compito di ragioneria applicata alle leggi dell’economia. Soldi freschi dall’oriente, proprio come nelle leggende eroiche dei tempi passati. Il ricco conquistatore che viene da una terra antica col profumo del futuro. Un cavaliere dei luoghi dove sorge il sole che giunge in una terra ormai al tramonto. Ma questo non è proprio di uno spirito romantico, nemmeno di quelli più delusi. E così non ci sono soldi che tengano, ci vogliono certezze, perché non è la squadra che conta, non è la coppa dei campioni, promesse o risposte da dare ai tifosi il prima possibile. È dei colori di una maglia centenaria, dello spirito che risiede dietro al nome dell’Inter che si sta parlando. Passerà anche lui, passerà il suo successore, ma nessuno potrà permettere che sia l’Inter a passare. Se una nuova alba deve sorgere, il presidente romantico vuole che il nuovo Apollo abbia un cuore sotto il libretto degli assegni. Perché dopo la tempesta torna il sole, ma se la tempesta è un uragano, la luce illuminerà le macerie tenute nascoste nel periodo di buio.

L’UOMO DELLA LEGGENDA – Ancora una volta quell’uomo uscito dall’ombra di suo padre per scrivere una nuova leggenda ha salvato lo spirito di un romantico a Milano. La sua passeggiata solitaria volge al termine, nel luogo che non si sarebbe mai aspettato, il luogo dove senza più dubbi firma il suo contratto con l’Inter, a prescindere da tutto e dai nomi. Per un altro anno ogni volta che si giocherà in casa, lui sarà lì, come negli ultimi vent?anni, perché gli anni passano, il romanticismo cambia forma e le bandiere sembrano poter essere ormai un oggetto da collezione, in campo e fuori, ma quei colori sono quelli di un grande amore, per il quale si lotta, nel bene e nel male.