FOCUS – Caro amico ti scrivo…
Nei giorni della tristezza che pervade il mondo musicale italiano per la scomparsa di quel grande fenomeno della canzone che era Lucio Dalla, ci piace intitolare un nostro focus con le parole di una delle sue canzoni più famose, “L’anno che verrà“. Un brano intensissimo, il cui incipit risuona nelle nostre orecchie ogni volta più emozionante in queste ore. Basta ascoltarla una sola volta per cogliere fino in fondo il significato profondo delle parole, perché se c’era una cosa che il cantautore bolognese sapeva fare forse meglio di tutti era la capacità di evocare l’immagine, ancora prima del significato generale. L’anno che verrà non può che configurarsi come un qualcosa che, almeno nell’intenzione, è sempre possibile migliorare. Il famoso e malinconico bilancio di fine anno, in cui si finisce con l’analizzare di più il negativo che il positivo: alzi la mano chi non si è mai trovato in una situazione del genere. Noi non sappiamo quanto questa speranza che le cose migliorino sia concreta, tanto nella canzone quanto nel nostro microcosmo sportivo filointerista, ma in fondo chi ama i colori nerazzurri è abituato a vivere di sogni e di cadute in grande stile, per poi provare ogni volta a rialzarsi.
L’AMICO LONTANO… – L’amico a cui ci rivolgiamo non è un amico immaginario, come quello di Dalla, ma ha un nome e un cognome. E ha anche una storia alle spalle che rende molto pesanti le sue generalità: Giampaolo Pazzini, 28 anni, da Pescia, Toscana. Come il compagno a cui si rivolge l’artista, però, Giampaolo in questo momento appare molto lontano. Con continuità il Pazzo non gioca da tanto tempo: dalla partita di Bologna ci sono stati per lui solo sprazzi di campo, con gli ingressi nel secondo tempo con Novara e Napoli, intervallati da 90′ di panchina a Marsiglia. L’appuntamento con il gol manca addirittura dal 22 gennaio, quando con un pallonetto dal limite stese Marchetti e la Lazio, regalando all’Inter l’ultima gioia da tre punti. Poi stop, buio totale, assoluto, per lui e per i nerazzurri.
… UN TEMPO VICINO – E pensare che nell’Inter da declino del post-triplete, Pazzini aveva brillantemente detto la sua: acquistato sul gong del mercato invernale dello scorso campionato, si era presentato a San Siro con una doppietta decisiva nel cappotto al Palermo, impreziosendo i primi sei mesi in nerazzurro con altri 9 gol, tra cui si ricordano la decisiva doppietta di Cesena, e i gol vittoria con il Lecce e a Firenze. Un bottino niente male per un cannoniere che era passato da una squadra in caduta libera a una che circa un mese prima del suo arrivo si era ritrovata sul tetto del mondo. Morale della favola: anche grazie ai suoi gol, l’Inter arriva seconda in campionato al culmine di una rimonta comunque emozionante.
SABBIA E SILENZIO – La realtà di oggi ci mette al cospetto di un giocatore che nel contesto-Inter sembra essere un pesce fuor d’acqua. Completamente avulso dalla manovra, poco funzionale alla costruzione di gioco, e perfino sottotono negli ultimi metri, come è successo al San Paolo, con quell’errore non da Pazzo. Quasi con le mani nei capelli il numero 7 interista sembrava voler pensare ai “sacchi di sabbia vicino alla finestra” della sua camera, sembrava quasi non riuscire a trovare la forza di parlare dopo “intere settimane“. Tutto vero, nessuna esagerazione. Il nostro amico, in questa Inter di inizio 2012, non trova la sua dimensione e, se è vero che tanti sono i problemi della squadra, di sicuro la situazione dell’attaccante toscano è la manifestazione più evidente dell’incapacità di qualcuno di non saper sfruttare certe potenzialità. Non si vuole fare un confronto fra i vari centravanti in rosa, perché ognuno ha le sue caratteristiche, e, mentre da un lato Milito e Forlan possono essere maggiormente d’aiuto nella costruzione di gioco, dall’altro Pazzini risulta essere un finalizzatore puro; si vuole però porre l’accento sulle condizioni in cui l’ex doriano ha sempre mostrato di saper lavorare, condizioni che ora sono del tutto assenti e che, soprattutto, non si fa nulla per creare.
COSA NON VA – Il bomber, nelle 350 partite ufficiali disputate in carriera, ha sempre fatto del gioco aereo e della velocità d’esecuzione i suoi cavalli di battaglia. E mentre l’Inter di Leonardo, per quanto il tecnico brasiliano fosse un principiante, aveva mostrato quella cattiveria e quell’agonismo che prima o poi portano la squadra a dover sfruttare le situazioni offensive con obbligatoria velocità, quella di Gasperini (che però, a onor del vero, è poco giudicabile) e quella di Ranieri sono state a dir poco imbarazzanti da questo punto di vista: gioco farraginoso, arenato sempre sul passaggio in orizzontale, troppo prevedibile, con pochi lampi. E in un momento in cui Maicon è irriconoscibile e Nagatomo viene mandato in panca per due gare di fila, stentano ad arrivare anche i cross dalle fasce: vien da pensare che non può che essere una verità incontrastabile quell’assioma del calcio che vuole il rendimento di un atleta influenzato positivamente o negativamente dal rendimento di tutti gli altri.
L’ANNO CHE VERRA’ – Con il ricordo di quella vecchia e con il proposito di riuscire a cavare qualche buon insegnamento da essa, una nuova stagione per Pazzini comunque si aprirà. Nel tanto desiderato anno che verrà, secondo Dalla, ?sarà tre volte Natale?, “ci sarà da mangiare” e “i muti potranno parlare“: beh, nessuna immagine come quella del Natale potrebbe esprimere il bisogno della sicurezza, della solidità di tutto ciò che ci circonda e di quella che, nel nostro già citato microcosmo sportivo filointerista, aiuterebbe il numero 7; “sarà festa tutto l’anno“, e il nostro desiderio è che sia davvero così per Giampaolo e per l’Inter tutta; allo stesso modo ?qualcuno senza grandi disturbi sparirà?, e anche se onestamente nessuno si augura il male di qualche persona in particolare, questa resterà un’incognita fino a giugno. Noi non sappiamo se l’anno che verrà sarà davvero questo; non sappiamo se sarà sempre festa o se ci saranno tante novità; quello che speriamo, come purtroppo ammette il finale di questo capolavoro del 1979, è che non si ricada sempre nella normalità negativa e che tutte le buone intenzioni non siano solo il frutto di qualcosa che ci si deve inventare pur di andare avanti. Caro amico, che l’anno che verrà ti faccia essere quello di sempre.
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