Zanetti: “L’Inter è la mia vita. Orgoglioso dell’interesse di altri club ma sono rimasto per vincere trofei importanti”
Il vicepresidente nerazzurro si è raccontato al quotidiano britannico The IndependentIn una lunga intervista al quotidiano The Independent, il vicepresidente dell’Inter Javier Zanetti si è raccontato, parlando della sua esperienza in nerazzurro, prima da calciatore, ora da dirigente.
INTER – “L’Inter è la mia vita. Il fatto che il rapporto tra me e l’Inter sia proseguito anche dopo la mia carriera da calciatore è stato molto importante. Mi sono reso disponibile immediatamente”.
MEDIA HOUSE – “L’Inter Media House ha l’obiettivo di aiutare il club a raggiungere una base di tifosi più ampia e a migliorare e ampliare i valori fondamentali del nostro marchio. Seguo tutti gli aspetti del progetto, inclusi gli aspetti social. Personalmente, facendo parte di progetti internazionali della UEFA e della FIFA, è molto utile anche per l’Inter. Ci sono grandi progetti anche qui a Milano, dei quali faccio parte, e credo che tutti i soggetti coinvolti abbiano la capacità e la volontà di raggiungere gli obiettivi che abbiamo in mente. Ho il privilegio di viaggiare per il mondo e di incontrare tanti tifosi dell’Inter, quindi è importante per noi mantenere questa connessione tra i sostenitori e il club“.
SUNING – “Suning è un gruppo con grandi ambizioni. Sono molto seri sul lavoro e rispettosi della storia dell’Inter. Tutti insieme abbiamo l’ambizione di far tornare il club a vincere prestigiosi trofei. Questo club si sta strutturando per fare questo salto e credo che insieme abbiamo formato un progetto molto ambizioso. Suning è un grande sostegno per noi”.
ARRIVO ALL’INTER – “Passare da una piccola squadra a un club enorme come l’Inter è stato un grande cambiamento per me. L’Inter fu la squadra che presentò l’offerta più concreta, e per questo decisi di firmare per loro. Appena arrivai capì subito che qui è come una grande famiglia. Gli inizi furono difficili: dovevo imparare una nuova lingua, conoscere nuove persone con abitudini diverse dagli argentini. Quando arrivai ho voluto mettere alla prova me stesso, e quella fu la sfida più difficile. La gente era molto disponibile con me, mi hanno aiutato tanto e avevano fiducia in me, specialmente il tecnico Ottavio Bianchi, ed è per questo che conclusi la mia prima stagione giocando così tante partite”.
INIZIO IN ARGENTINA – “Sono cresciuto in un quartiere umile in Argentina chiamato Dock Sud. A circa 200 metri di distanza dalla mia casa c’era un campo da calcio. E’ lì che ho trascorso la mia infanzia. E’ un quartiere dove tutti si aiutano a vicenda perché ci sono state molte difficoltà. Lì sono cresciuto felicemente, perché ho imparato molte cose. Mia madre faceva la donna delle pulizie e mio padre era un costruttore. Ho visto quanti sacrifici hanno fatto per permettere a me e a mio fratello di studiare. Da loro ho imparato la mia etica del lavoro. Loro sono anche l’origine della mia generosità e della mia voglia di aiutare. Sono un grande tifoso dell’Independiente e ho giocato nel loro settore giovanile prima che mi scartassero perchè troppo piccolo, così cominciai a lavorare con mio padre. Questo mi ha aiutato a capire molte cose della vita; mi ha reso mentalmente più forte e mi ha anche spinto ad andarmene e a giocare per un’altra squadra”.
IL LEGAME CON L’INTER – “Ero motivato dal desiderio di lasciare un’impronta nel club. Nel primo decennio qui vinsi solo una Coppa Uefa e abbiamo attraversato molti momenti difficili. Nel secondo decennio, invece, abbiamo vinto tutto quello che c’era da vincere e con i miei compagni abbiamo scritto delle pagine molto importanti nella storia di questo club. Sono stato capitano durante tempi duri, ma è in quei momenti che si vede chi è un buon capitano. Un leader si mette sempre davanti alle telecamere in quelle situazioni, ma sono le vittorie i momenti per cui uno aspira. Vincere tutti questi trofei è stata una cosa indimenticabile e saranno sempre nella storia del club. Soprattutto, abbiamo reso i tifosi molto felici”.
BANDIERE – “Oggi è diverso perché i tempi sono cambiati. Spero questa concezione di rimanere in un solo club praticamente per tutta la carriera ritorni perché sentirsi parte di una società è una sensazione straordinaria. Paolo Maldini, Francesco Totti, Alessandro Del Piero, Ryan Giggs ed io abbiamo avuto delle carriere simili, vivendo emozioni incredibili perché ci sentivamo parte di un club”.
INTERESSE ALTRI CLUB – “Quando ho conosciuto Sir Alex Ferguson in aeroporto con mia moglie fu un momento davvero speciale, perché ho tanto rispetto e ammirazione per lui. Essere nel mirino di un club del blasone del Manchester United è qualcosa che mi ha reso molto orgoglioso. Lo stesso vale per Barcellona e Real Madrid, club storicamente molto ricchi. Ero onorato del loro interesse, ma la mia intenzione è stata sempre quella di rimanere all’Inter. Volevo restare per aiutare la società a vincere trofei importanti”.
MOURINHO – “E’ un allenatore molto preparato, cura ogni dettaglio. Ha grande personalità e ovviamente passione per il calcio. Tutte queste componenti si sono combinate e con noi in meno di due anni ha costruito qualcosa di sorprendente. E’ per questo che abbiamo vinto tutto”.
DE BOER – “Quando non arrivano i risultati il primo a essere ritenuto responsabile è l’allenatore. Frank è stato molto professionale fino all’ultimo giorno all’Inter, ma purtroppo i risultati non sono stati dalla sua parte. Forse, molto è dovuto al fatto che è arrivato appena una settimana prima dell’inizio della stagione e non ha avuto il tempo necessario per prepararsi. Nel calcio tutto è misurato in base ai risultati, ma questo non toglie che Frank sia una grande persona e un grande professionista”.
HODGSON – “Ho molto rispetto per Roy. Ci siamo incontrati durante una partita l’anno scorso e ci siamo abbracciati. Spero che la sua avventura al Crystal Palace possa essere positiva perché stiamo parlando di una grande persona e un grande manager. Ha molta esperienza e potrà metterla al servizio della squadra”.
DOPO IL RITIRO – “Ho sempre voluto essere ricordato prima come persona che come calciatore. Ritirarsi è come iniziare una nuova vita. Ho due ristoranti a Milano, uno con cucina argentina e l’altro che ha varie influenze. Ho anche la mia Fundaciòn Pupi che cerca di aiutare i bambini sfortunati in Argentina, così come le scuole calcio create da me ed Esteban Cambiasso. Cerco di dedicare molto tempo a questi e ad altri progetti che ho con l’Inter, sono molto gratificanti”.
RAPPORTO CON SUNING – “Voglio essere sempre a disposizione per aiutare i nostri proprietari di Suning. Come ho detto, l’Inter è come una famiglia e per me è molto importante poter trasmettere i suoi valori attraverso i nostri progetti”.
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