FOCUS – Cosa fare in assenza di “maghi” della panchina?
I risultati latitano, dopo la serie di vittorie che ha risollevato gli umori dei tifosi, della società e della squadra, sono arrivate altrettante sconfitte che hanno fatto ripiombare l’ambiente in un umore nero e cupo. Ranieri è il secondo allenatore della stagione, Moratti sembra aver placato la sua fame di allenatori che, in passato, gli avevano fatto ottenere una fama che oggi gode molto di più Zamparini con il suo Palermo che non finisce mai una stagione con lo stesso allenatore con cui l’ha iniziata. La grande squadra disdegna i cambi di allenatori perchè comportano l’ammissione di aver fallito, di aver buttato via tempo, di essere in seria difficoltà. A volte significa anche dover rinunciare a un progetto e ripartire da un altro.
UN PROGETTO SOLO A PAROLE – Progetto è la parola cardine di un corso che si spera sia fatto di vittorie, un ciclo che conosce un inizio fatto della fine di quello precedente. L’Inter ha avuto una serie di vittorie impressionanti per 7 anni di fila, con più o meno gli stessi giocatori: questo significa avere in rosa da 7 anni giocatori fondamentali senza mai aver pensato a un sostituto adatto da far crescere nel frattempo per non trovarsi con l’acqua alla gola e vedersi quasi costretti a rinnovare contratti importanti a giocatori over 35: non proprio un progetto nuovo. E così ora ci ritroviamo con una squadra che ci ha dato tanto e ancora può dare, ma non agli stessi ritmi di 7 anni fa. I giovani vengono presi, salvo poi lasciarli andare in comproprietà e ricomprarli a peso d’oro dopo la loro esplosione. O come Mattia Destro, inserito in ogni trattativa di contropartite tecniche, in prestito, con cartellino diviso in più società e ora che è l’oggetto del desiderio nemmeno una stringa del suo scarpino appartiene più all’Inter. Dopo anni dove la lungimiranza non è stata una parola al centro del vocabolario d’azione degli uomini di mercato di via Durini, ci ritroviamo al periodo più buio degli ultimi 10 anni.
NON C’E’ ALLENATORE SE NON C’E’ SQUADRA – Come accadeva allora, le critiche si fanno aspre e sono in molti a chiedere la testa dell’allenatore, inquadrando in lui il capro espiatorio dei mali di questa squadra. Il problema però non sta nell’allenatore, o almeno non soltanto in lui. Numerose analisi si sono sprecate a riguardo: giocatori bolliti, squadra che non trova il suo gioco, attaccanti che non segnano, seconde linee non all’altezza delle prime, avversarie più forti, o più in forma. Tantissimi profili, un unico risultato: la sconfitta. Così anche il motivatore Ranieri ha iniziato ad avere la panchina bollente e i giocatori non sembrano impegnarsi troppo a cambiare le cose. Lo stesso Sneijder, lasciato libero di “creare il suo calcio” come ha detto anche oggi Ranieri in conferenza, sembra imbrigliato da sè stesso. Perchè se un giocatore è libero di fare ciò che vuole, non è colpa dell’allenatore se non lo fa bene: con un fantasista è così, è in grado di cambiarti la partita in un senso o nell’altro: o diventa implacabile o ti fa giocare con un uomo in meno, assorbendo su di sè tutto il gioco senza riuscire a trasformarlo in qualcosa di costruttivo. La squadra, come concetto ne risente, iniziando così un circolo vizioso pericoloso, fatto dei “personalismi” tanto temuti da Ranieri che però stanno delineando i fallimenti dell’ultimo periodo. E anche l’allenatore, come è palese se si guardano le partite dei nerazzurri, non sa più che fare, non può fare l’allenatore se non c’è una squadra da allenare, ma una cozzaglia di giocatori che vagano senza meta per il campo.
NON CI SONO MAGHI IN GIRO – Se la squadra non gira si va al vertice, a quel presidente che intanto è lì divorato dai dubbi: perdere la faccia con il secondo esonero della stagione o rischiare di perderla a suon di sconfitte, dovendo magari dire addio all’Europa a fine stagione. Si guarda intorno e tutti i suoi consiglieri sono spariti, chi gli ha chiesto fiducia non si vede, sa che se fosse in zona in questo momento a rischiare la testa sarebbe lui: eppure un dialogo con Branca e Ausilio in Saras c’è stato. Fiducia a Ranieri, fiducia nel mandato che gli è stato dato, per lo meno non si è usata la parola progetto, perchè sarebbe stato alquanto fuori luogo usare questo termine per un allenatore che a gennaio ha chiesto due esterni a gran voce e non gliene è stato comprato nemmeno uno: a meno che Guarin non stupisca tutti con la sua velocità ed esplosività. Ma la fiducia in Ranieri puzza di rassegnazione più che dare l’idea di un credo sicuro, la motivazione non è stata un “perchè ha già dimostrato di saper fare bene il suo lavoro e la società è con lui”: sarebbe stato troppo forte forse, il presidente avrebbe perso la faccia comunque, soprattutto se ha in mente di cacciarlo se si uscisse dalla Champions contro il Marsiglia. Ha quindi preferito utilizzare una frase quanto meno poco allegra nei confronti di Ranieri “Continuiamo così, anche perchè non vedo maghi in giro”. Come dire, non vedo alternative valide quindi tanto vale continuare così. Ma non è solo una scarsa stima di Ranieri, questa affermazione si porta dietro una visione della squadra come di un ambiente problematico e ingestibile che solo un allenatore molto esperto può gestire, non proprio il profilo di un sereno ambiente dove lavorare per crescere insieme verso il futuro. Assume un valore ancora più pesante se si pensa che a pronunciarla è stato il presidente, la guida e punto di riferimento di questa squadra, colui che per primo dovrebbe riconoscersi nei frutti e nelle mentalità del lavoro di questo gruppo e che sembra essersi totalmente estraniato da esso. Non ci saranno maghi in giro, ma forse si potrebbe incominciare dal sudore degli apprendisti e dalla voglia di lavorare per fare nuovi incantesimi a dei tifosi che non hanno mai smesso di credere nella magia.