PELLICOLE NERAZZURRE – Cast Away: Walter il naufrago
Focus Mazzarri
“Magari ce la facciamo: questo ti è mai passato per il cervello? Beh, malgrado tutto, preferisco correre il rischio là fuori sull’oceano, che restare qui a morire su quest’isola, passando il resto della mia vita a parlare con un maledetto pallone!” Chuck Noland
Cast Away (qui il trailer) o più semplicemente naufrago: titolo del film analizzato oggi e parola portatrice di emozioni estreme, capaci di oscillare dalla speranza alla disperazione in un solo istante. Storie del genere hanno sempre avuto un certo fascino, ed il naturale collegamento tra il primo naufrago della storia letteraria, il Robinson Crusoe di Daniel Defoe ed il Chuck Noland della pellicola, interpretato magistralmente da Tom Hanks, risulta azzeccato e praticamente inevitabile. Per i pochi che non l’avessero visto , il film racconta la straordinaria avventura di Chuck Noland, businessman naufragato su un’isola deserta in seguito alla caduta dell’areo che avrebbe dovuto portarlo in Thailandia per motivi di lavoro. Chuck rimarrà sull’isola per ben quattro anni, imparando a vivere con nulla e a fronteggiare da solo le mille insidie che lo sperduto atollo gli riserverà. Unico amico e confidente di Noland sarà un pallone trovato tra le macerie dell’aereo e ribattezzato Wilson.
Alle catastrofi , il mondo nerazzurro pare ormai essere abbonato da una vita: la storia dell’Inter è sempre stata distinta da mille peripezie, alcune superate magistralmente, altre meno. L’inizio della stagione in corso, nonostante la partenza ad handicap, può parzialmente essere considerato un accenno di mare in tempesta, diciamo più un atterraggio aereo d’emergenza che una vera e propria disgrazia come quella del film. Chi invece, pare essere davvero un naufrago aggrappato con i denti e con le ultime forze ai rami del poco stabile albero nerazzurro è il tecnico Walter Mazzarri. Capro espiatorio dopo ogni prestazione opaca degli ultimi due anni, condannato a quella strana sensazione di dover giustificare ogni propria scelta a prescindere dal risultato, che sia un 7-0 interno o un 1-4. Parliamo chiaramente: Mazzarri pare essere rimasto da solo, contro tutto e tutti. Il forte carattere del tecnico livornese, sarà metaforicamente paragonabile a quello del protagonista del film, capace di resistere ed abbandonare l’isola, prigione a cielo aperto divenuta cuore pulsante della propria esistenza per tornare alla vita di sempre? Se lo sapessimo saremmo degli indovini. Eppure proprio come l’appagato ed ambizioso Chuck Noland, Mazzarri veniva da un’annata pressoché perfetta, in quel Napoli terribilmente plasmato a propria immagine e somiglianza, e reso tremendamente imprevedibile dalle giocate di un trio di tenori( Hamsik- Lavezzi – Cavani) divenuto duo dopo l’addio del Pocho che tanto piace al presidente Thohir ed allo stesso ex allenatore, capace di carte false pur di riaverlo a disposizione. Era il 2013, ma sembra passata una vita sportiva: Stramaccioni svuotava il proprio armadietto per lasciare spazio ad uno dei tecnici più gettonati del nostro campionato. Ha inizio un vero e proprio progetto su base biennale prima e triennale poi: il tecnico in questi due anni, proprio come l’Hanks naufrago, lavora giorno e notte per convincere un ambiente apparso subito scettico nei suoi confronti. Le accuse, sono di varia natura: si passa dall’integralismo tattico, prodotto di un 3-5-2 marchio di fabbrica di Casa Mazzarri, alle richieste di mercato, spesso legate a giocatori dalla tanta sostanza e dalle importanti doti atletiche ma dal poco estro capace di ipnotizzare San Siro.
Altro curiosa analogia tra il tecnico e la pellicola può essere rintracciato nella figura di Wilson, unico amico e punto di forza di Noland: il Wilson di Walter è il proprio curriculum. Un allenatore concreto, da sempre capace di raggiungere l’obiettivo stagionale a prescindere da quale quest’ultimo fosse: dalla miracolosa salvezza con la Reggina di Rolando Bianchi e Nick Amoruso, al Super Napoli di Cavani passando per la Sampdoria trascinata dalle giocate dell’amico-nemico Cassano.Dati inconfutabili: mai un esonero, mai una stagione al di sotto degli obiettivi stagionali di cui sopra. La stessa prima stagione nerazzurra, se si considera l’enorme gap di partenza con le prime tre, non è da considerare un fallimento: un quinto posto che non esalta ma che non manda neppure all’inferno il proprio ruolino di marcia. Ed eccoci alla stagione più difficile, quella dove c’è soltanto da perdere. Il quinto posto della scorsa stagione grida progresso, ed ambire almeno alla quarta posizione e ad una dignitosa Europa League, è legittimo e dovuto per una squadra con il blasone dell’ Inter. Le prime partite remano a sfavore del nostro non esente da colpe naufrago, e non è solo una questione di risultati: a preoccupare sono lo scarso dinamismo dei propri uomini e quella strana confusione dei singoli, poco votati al movimento senza palla. Un sopravvisuto che si rispetti, però, non può proprio mollare sul più bello. Immaginate un Crusoe o un Noland mandati K.O. dalle varie intemperie senza combattere? E quindi non mollare Walter, costruisci la tua zattera e fronteggia le avversità, sperando che, quasi come il titolo della tua biografia, il meglio, prima o poi, possa davvero venire.