EDITORIALE – Tanto Mazzarri non se ne va
A questo punto è d’obbligo dirlo, ribadirlo e sottolinearlo. Non è più l’epoca di Moratti, non è più l’era dei soldoni, non è più l’Inter degli ultimi vent’anni. Non vedremo più dieci calciatori acquistati e otto ceduti a ogni sessione di mercato, le panchine non salteranno con l’agilità che hanno dimostrato di avere tra il 1995 e lo scorso anno. Tutto è cambiato, ormai. Persino i tifosi.
Se infatti la Nord sta dimostrando una pazienza incredibile con squadra e, soprattutto, allenatore; la maggioranza di chi riempie gli altri settori dello stadio pare invece disposta a non concedere più niente all’attuale Inter: anche ieri i fischi sono arrivati quasi dai primissimi minuti, al vantaggio scaligero, con 80′ ancora da giocare e tutto il tempo per ribaltare il risultato e, magari, vincere (un tempo nemmeno particolarmente lontano sarebbe facilmente stato il contrario). Sappiamo che non è andata così, è arrivato un pari che lascia un po’ di amaro in bocca per l’ennesima volta in stagione ma, alla fine, anche oggi il buon Thohir ha dovuto spendere parole importanti per il suo allenatore, accusando nemmeno troppo velatamente certa stampa di “non capire” tutti i suoi statement per l’attuale mister nerazzurro.
Ora, è innegabile che Mazzarri stia incontrando enormi difficoltà nello svolgere al meglio il suo lavoro e che sia costantemente in crisi quando si tratta di interfacciarsi coi media (talvolta persino dopo aver vinto) ma gestire la situazione che si trova a fronteggiare lui – già da un mese e mezzo – , ovviamente al netto delle sue responsabilità tecniche che possono aver contribuito a causarla, sarebbe durissima per chiunque. Anche perché, se è vero che Il Mago Walter ha sbagliato alcune scelte tecniche, ha un modulo feticcio dal quale non si stacca mai (e con la rosa a disposizione sarebbe piuttosto difficile farlo in ogni caso), gestisce male le conferenze stampa e in generale il rapporto coi giornalisti, va comunque detto che un simile trattamento è più da zona retrocessione che non quando si ha una squadra a quattro punti dal podio. Se l’Inter perdesse dieci partite di fila con punteggi dal 3-0 in su cosa inventerebbero i tifosi che adesso sembrano già in piena rivoluzione francese? La sensazione è che la situazione potrebbe sì peggiorare ma è già adesso talmente deteriorata che sarebbe difficile alzare l’asticella dell’ostilità ancora di più. In parole povere: il fondo non è ancora stato toccato, ma se ne iniziano a vedere i contorni in maniera piuttosto definita.
L’ex tecnico del Napoli non è l’allenatore migliore del globo, s’è capito, ma cambiare adesso sarebbe un errore madornale. Spesso e volentieri i giocatori lo difendono facendo quadrato attorno a lui (per chi se le ricorda, le interviste dei membri della rosa in cui parlavano di Benitez o Gasperini erano molto diverse da quelle che adesso rilasciano su WM), ha ancora il supporto della società e siamo a nemmeno un terzo di campionato. Sarebbe molto morattiano, probabilmente. Ma, come si diceva all’inizio, l’Inter è cambiata e gettare una stagione intera dopo (tutto sommato) poche gare non sarebbe la scelta più saggia. Anche perché non ci sono i soldi per ingaggiare qualcun altro (e continuare a pagare Mazzarri nel frattempo), così come non ci sono nomi di allenatori davvero interessanti che verrebbero volentieri adesso, a parte qualche traghettatore del caso, eventualmente. Ma con gli uomini di una rosa contata e improntata al 3-5-2 come quella attuale, onestamente, chi mai potrebbe arrivare e fare l’Harry Potter della situazione? Se la bacchetta magica non l’aveva Mourinho figuriamoci uno Zenga, un Vecchi o un Malesani (con tutto il rispetto). Mancini poi ha un cachet tale che fa ridere la sola idea che possa tornare e ancor di più fa ridere che ci sia chi ci crede (chi lo scrive lo sa che non torna, di questo si può esserne certi).
Il progetto è nato con Mazzarri e morirà con Mazzarri, poco ma sicuro. Ma non è detto che debba morire oggi solo perché dei tifosi molto rumorosi sono convinti che debba andarsene.
Una battuta su Icardi: Maurito ha sbagliato a zittire tutti così platealmente. Probabilmente, se avesse esultato con la porzione di tifosi felice di aver appena pareggiato avrebbe fatto una scelta migliore, perché la forza di chi contesta è anche figlia delle parole che si spendono sulla contestazione medesima (ignorarli avrebbe forse avuto più forza, come gesto). Così facendo, invece, ha finito solo per rendersi inviso a tanti tifosi e, onestamente, sembrare solo un ragazzino che si atteggia a fare il capopolo (finendo tristemente spernacchiato) solo in virtù del fatto che spesso segna. Di certo non serviva quest’ultima spaccatura a un ambiente già in subbuglio e invece bisognerà far fronte anche a quest’ultimo piccolo caso, ahinoi.
Indovinate chi (anche) dovrà adoperarsi per gestirlo? Esatto, sempre lui, Walter Mazzarri da San Vincenzo. Come se non avesse già abbastanza grane.