Rimpianti e desideri di un Mancio alla soglia dei cinquant’anni
Mancini Inter
Mancini Inter
Domani Roberto Mancini spegnerà le 50 candeline: “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, direbbe un immortale poeta fiorentino, solo che il tecnico jesino non si ritroverà in una selva oscura, bensì in un campo da calcio. Una carriera ad alti livelli, sia da giocatore che da allenatore, fino all’inaspettato ritorno all’Inter: questo è quanto ha raccontato il Mancio ai microfoni del Corriere dello Sport.
IL RITORNO – “A cinquant’anni sono di nuovo a Milano, quasi per caso, di nuovo come tecnico dell’Inter. E’ incredibile, se la sera del quarantesimo mi avessero detto che i cinquant’anni li avrei festeggiati di nuovo al Meazza, avrei preso tutti per matti. E invece, eccomi qua”.
CUORE DORIANO E VECCHI LITIGI – “La Sampdoria è la squadra della mia vita; Mantovani resterà sempre il mio presidente. Moggi o Galliani? Tutti e due, adesso che non litighiamo più. Prima, quando litigavamo spesso, avrei risposto ‘nessuno dei due'”.
RIMPIANTI – Il mister nerazzurro ha anche la maturità e l’umiltà di ammettere alcuni dei suoi rimpianti più grandi, due riguardano la Nazionale, l’altro proprio l’Inter: “Se potessi tornare indietro di sicuro non lascerei la Nazionale. Fui troppo istintivo davanti a Sacchi, ma in quel momento ero imbestialito perché vidi Zola al posto mio. E’ una cosa che non rifarei mai più. Non scapperei via dall’albergo di New York dove stavamo in ritiro con Bearzot. Mi scoprirono e non fui mai più convocato; io non chiesi scusa perché mi vergognavo troppo. Inoltre accetterei l’offerta di Moratti e giocherei nell’Inter accanto a Ronaldo. Ve lo immaginate?”
ESPRIMI UN DESIDERIO… – “Mondiale o Champions? Di sicuro sceglierei la seconda: ci sono stato a due passi e non ho potuto prenderla. Mi sarebbe piaciuto allenare l’Arsenal, mi affascina un sacco. Ma c’è ancora tempo. Dove mi vedo a sessant’anni? Magari sulla panchina dell’Italia“.