20 Marzo 2012

FOCUS – Quel pasticciaccio nerazzurro…

Romanzo Inter, pagina 1: questo libro è destinato ad arricchirsi continuamente di nuove storie e di nuove pagine, quindi vi comunichiamo che gli episodi che leggerete e che magari vi stupiranno, potranno essere, in qualsiasi momento, superati da nuove incredibili gesta dei nostri eroi. Periodo buio, pieno di pagine nere questo capitolo 2012, un inizio che ha ben poco di azzurro, un giallo che come da copione, porta alla ricerca, durante la lettura, di indizi per individuare il colpevole. Una cosa però in questa trama sembra essere certa: la gran confusione con la quale si sta gestendo l’intera situazione.

Il caso Forlan capita a fagiolo, un banco di prova per una società fantasma, in cui sembra essere saltato ogni sorta di meccanismo, in cui non si capisce quale sia il capo e quale la coda, in cui ognuno fa un pò come gli pare. La pazza Inter, si sa, ci ha abituati ad avventure fantastiche ad emozioni imprevedibili, a cadute rovinose e a situazioni impensabili ed il tifoso interista ogni volta è portato a pensare, con realismo, che oltre non si possa andare, che certe cose… accadono solo nei film; invece è costretto puntualmente a ricredersi.

Ripresa di Inter-Atalanta, Ranieri chiama Forlan per la sostituzione, gli spiega il lavoro che dovrà fare in campo e l’attaccante oppone un rifiuto, situazione grave in sè perchè un giocatore è un professionista come tutti gli altri, semmai pagato a peso d’oro, ma non basta, perchè si sa, in casa Inter, le cose vanno fatte in grande. Che un giocatore si rifiuti di entrare in campo non rappresenta una novità in sè, è capitato ad altri, dove sta l’originalità? Ed ecco il colpo di genio: Ranieri stupisce tutti e si rivolge al giocatore con tono paterno: “Te la senti di fare la fascia?”, non suscitando però nessun sentimento di pietà nel freddo calciatore uruguaiano che non fa una piega e risponde : “No mister”. Così la storia appare sicuramente più originale, ma ancora non basta, è evidente. Arriva il momento delle dichiarazioni dei due protagonisti, prima il mister Ranieri che a fine partita, all’inizio, nega l’accaduto, per poi fare marcia indietro dicendo che il ragazzo: “non se la sentiva di fare i gradoni su e giù”. Ora, la comunicazione con i media sappiamo quanto sia fondamentale e le alternative plausibili, sostanzialmente, potevano essere due: confermare l’accaduto con toni anche piuttosto seccati, intimando al calciatore il rispetto delle regole e promettendo allo stesso una multa salata o negare con altrettanta fermezza l’accaduto lavando i panni sporchi in casa propria. Ma perchè ricadere in questi stereotipi si sarà detto il tecnico romano, confermiamo il fatto ma buttiamola sul ridere e giustifichiamo il ragazzo, d’altronde ho chiesto con gentilezza a lui di entrare, l’ho quasi pregato, non era tenuto a farmi questo favore personale.

Arriva poi il momento della dichiarazione di Forlan, che smentisce tutto dicendo che non si permetterebbe mai di fare una cosa del genere essendo un professionista. Ahi Ahi caro Diego, non ti hanno insegnato che queste dichiarazioni banali non sono da Inter? Ci vuole il colpo di scena, devi dire quello che gli altri non si aspettano e non le solite parole trite e ritrite. Col beneficio del dubbio, anche se le parole di Ranieri non sembrano dare adito a dubbi, possiamo dunque fare alcune considerazioni:

1) Non entrare in campo è sempre una cosa grave, che non ha alcuna giustificazione plausibile e che deve sempre portare ad una sanzione: cosa succede se in un qualsiasi ufficio un dipendente si rifiuta di adempiere ad un obbligo imposto dal proprio datore di lavoro? Bene che vada sarà sanzionato, il più delle volte sarà licenziato. Inoltre lui prenderà magari 1000 euro al mese, quello che tu, calciatore, prendi ad ogni passo che fai in campo.

2) Un allenatore, per essere vincente, deve saper imporre le proprie scelte, anche se impopolari, ai propri giocatori, senza se e senza ma, se hai bisogno di un giocatore in un determinato ruolo e in un determinato momento lui deve entrare in campo, se il ragazzo non se la sentiva allora è meglio che cambi mestiere.

3) Diego Forlan è arrivato all’Inter con legittime aspettative, di certo non era pensabile che potesse sostituire Samuel Eto’o, ma era lecito aspettarsi qualcosa in più. Gli infortuni non sono certo colpa sua, la pochezza delle prestazioni che si sono potute apprezzare finora sì. Si è parlato di una sua possibile paura per i fischi dei tifosi, in quanto relegato in un ruolo non suo, ma se sei un campione non hai paura di nessuno, non renderai al 100% in quella zona ma se metterai il 100% dell’impegno i tifosi lo riconosceranno. Di certo, dopo quest’episodio, i tifosi non saranno contenti e mi sa…. che ti conveniva giocare. Ambidestro, grande classe, fantasia, doti da fuoriclasse, ma un campione è tale anche grazie ai suoi comportamenti, alla sua professionalità.

4) Senza andare troppo lontano, e senza voler fare paragoni antipatici, balza agli occhi un importante dato di fatto: un certo Samuel Eto’o, venuto all’Inter dopo anni di trionfi targati Barcellona, si è rimesso in gioco reinventandosi in una posizione non sua, correndo per tutta la fascia avanti e indietro, per un’unica causa: il bene della squadra. Il buon Mou, siamo sicuri, non avrebbe accettato di buon grado quel “No, grazie” e a fine partita le pareti degli spogliatoi avrebbero tremato a lungo.

5) Ancora una volta, si è avuto modo di constatare come la società Inter, in tale momento storico, sia ormai alla deriva. Il presidente Moratti ha glissato sull’accaduto, come se ciò che è successo fosse normale, come a voler dire che tanto, in casa Inter, tutti la fanno franca. Si torna dunque indietro, ad una società muta, un fantasma da calpestare a proprio piacimento.

Dove sono dunque i vari Branca e Paolillo? Dov’è l’uomo “forte” che dovrebbe fare da tramite tra società e spogliatoio, che dovrebbe mettere a tacere qualsiasi intemperanza, che dovrebbe agire più con i fatti che con le parole?

Ma nella situazione in cui siamo, forse ci ritroveremo Diego Forlan in campo titolare nella prossima partita, come se non fosse successo nulla, d’altronde non vi è mai capitato di dire “No, grazie” ad una richiesta del vostro datore di lavoro con tanto di scuse, successive, da parte dello stesso?