MONDO CALCIO – Bruno Conti scrive a Daniele: “A 58 anni credevo di averle viste tutte, ma tu ci hai fatto emozionare…”
Solo i veri amanti del gioco del calcio capiranno la necessità e la felicità che sento nel riportare per il nostro sito la lettera che Bruno Conti, il 58enne campione del mondo nel Mondiale 1982, ha scritto nella giornata di ieri per suo figlio Daniele Conti, capitano del Cagliari ed autore nella giornata di domenica di un gesto tanto semplice quanto meraviglioso che ha fatto emozionare tutti gli amanti del mondo del calcio. Per chi non ha avuto modo di documentarsi sull’accaduto ecco un semplice riassunto: è il minuto 88′ di Cagliari-Torino. La partita, di fondamentale importanza per la squadra sarda, è inchiodata sul risultato di 1-1 ma Daniele Conti non ci sta e con una sassata fulmina Padelli regalando al Cagliari 3 punti importantissimi per la lotta salvezza. Il capitano si lascia andare ad un’irrefrenabile gioia e corre alle spalle della panchina rossoblù da dove spunta fuori Manuel, il suo secondogenito: Daniele lo prende tra le braccia, lo alza al cielo e lo bacia e lo abbraccia come se volesse ringraziarlo per essere li in quel momento tanto importante per la sua carriera da calciatore. Qualcosa di simile era già successa durante la scorsa stagione quando Conti abbracciò il suo primogenito Bruno, chiamato così in onore del nonno ma questa volta accade qualcosa di diverso: le immagini fanno rapidamente il giro del mondo, tutti eleggono il gesto di Daniele come uno spot per il calcio e a Roma, dove vive il 58enne Bruno Conti accade qualcosa di meraviglioso: l’ex campione del mondo scrive una lettera in cui racchiude tutte le sue emozioni e la invia al figlio rendendola pubblica. Il giornale sardo L’Unione Sarda nella giornata di ieri l’ha riportata nella sua forma integrale e noi la riportiamo a voi per far capire quante emozioni questo sport può ancora regalare se vissuto nel modo giusto. Queste le parole di Bruno Conti: “Pensavo di averle vissute e provate tutte, poi mi ritrovo a 58 anni sul divano davanti alla tv con le lacrime agli occhi, e tua madre accanto, non spiccica parola, mi guarda incantata e troppo emozionata e felice per parlare e rompere l’incantesimo. Già ci avevi fatti piangere l’anno scorso con Brunetto, ora Manuel. La stessa scena, la stessa gioia. Perché quell’abbraccio racconta una famiglia, la nostra famiglia. Perché tutti conoscono il grande calciatore che sei diventato, in pochi però sanno quanto tu sia un grande uomo, un grande figlio, un grande padre. Mi capita spesso di ripensare a quella mattina in cui mi chiamò il direttore sportivo della Roma Franco Baldini per comunicarmi la tua cessione al Cagliari in comproprietà per una stagione. Proprio in Sardegna, pensai, la terra di cui io e tua madre ci eravamo innamorati nell’estate dell’82. Ero felicissimo, anch?io poi mi sono dovuto fare le ossa al Genoa prima di giocarmela nella Roma. Forse all’inizio, in cuor mio, speravo di rivederti presto con la maglia giallorossa, e quel gol al Perugia sotto la Sud resterà un ricordo indelebile. Quindici anni dopo è andata in tutt?altro modo. Una storia diversa, forse più bella, di sicuro speciale. Hai fatto una scelta importante, la più difficile, ma alla fine hai vinto tu. Ricordo i primi momenti al Cagliari, l’esordio, i sogni, le difficoltà. Per anni ti sei portato sulle spalle quel cognome pesantissimo, ingombrante. Soffrivo quando la gente ti paragonava a me, non era giusto. Col tempo però, hai zittito tutti, poi li hai conquistati sul campo. Col talento, con la forza, col carattere. E in questo si, siamo uguali perché entrambi siamo testardi e corretti allo stesso tempo, non cerchiamo sotterfugi, guardiamo tutti in faccia a testa alta con la cultura del lavoro e della famiglia. I due gol al Torino mi hanno ricordato quello al Napoli nel 2008. Proprio in questi momenti vengono fuori gli uomini duri. E da capitano vero a fine partita, ti ho ascoltato commosso, hai dedicato la vittoria ai compagni e ai tifosi. Forse dal vivo io e tua madre non ti abbiamo ma realmente detto quanto siamo orgogliosi di te. Oltre ad aver onorato il nostro sangue in campo, hai portato avanti, grazie anche a tua moglie Valeria, i valori della nostra famiglia in una società complicata, problematica e superficiale, come faceva tuo nonno Andrea, muratore e padre di sette figli. E per questo, figlio mio, non smetteremo mai di ringraziarti”. Follow @antocarboni91