10 Dicembre 2013

José Mourinho: “Il migliore allenatore della storia del miglior club al mondo”

José Mourinho è storia. Una storia di successi iniziata e ormai conclusa con il massimo a cui si poteva aspirare: il TripleteGli anni sono trascorsi, l’Inter attualmente si ritrova a dover lottare per ricostruire una squadra all’altezza dei bei tempi andati durante i quali sulla panchina c’era il portoghese, ma ogni tifoso nerazzurro che si è lasciato emozionare in quegli anni non può fare a meno di leggere o di guardare le dichiarazioni dello Special One con un sorriso.

Questa volta il nostro caro José, nel corso di un’intervista rilasciata a Four Four Two, come riporta Goal.com, ha parlato di se stesso come “il miglior allenatore della storia del miglior club del mondo“, la squadra in questione è il Real Madrid. Come si sa, il tecnico ha lasciato in estate la capitale spagnola, dove respirava in un ambiente particolarmente ostile, per poi approdare al Chelsea, club che lo ha reso “Speciale” e sulla panchina del quale progetta altri successi: “Al Real ho fatto 100 punti e 121 goal, abbiamo vinto contro il miglior Barcellona di sempre. Sapevo che un giorno sarei tornato al Chelsea. Vivo in un Paese che mi piace e lavoro in un club con il quale ormai ho un’intesa ben radicata”.

In seguito, un Mou per nulla modesto mette in luce le qualità che gli hanno consentito di arrivare così in alto, passando per la “completezza” che deve avere un manager nel gestire giocatori e assistenti, fino ad arrivare al “rapporto che resta per sempre” tra lui e le squadre che ha allenato: “I giocatori che alleno sono leali con me ed io con loro. Tutto questo è onestà, e può significare anche sentirsi dire cose diverse da quelle che loro si aspettano. Ho sempre avuto un rapporto fantastico anche con quelli che con me non hanno avuto successo”.

L’ambizione dell’ex allenatore dell’Inter è ormai carta conosciuta. Dopo aver vinto in Portogallo, Inghilterra, Italia e Spagna, José Mourinho si dice ancora ambizioso: “Non ho più tornei nuovi da conquistare; è per questo che voglio riproporre il passato. Mi sono spostato da un Paese all’altro adattandomi e analizzando gli avversari e la mentalità dei giocatori. Poi quando poi ho capito di avere il pieno controllo, sono andato via. Per questo ho lasciato l’Italia dopo 2 anni e la Spagna dopo 3″.