EDITORIALE – Tra strette di mano mancate e abbracci di gruppo
Di Aldo Macchi.
Questo è un lunedì a climi più o meno distesi, l’Inter è tornato a vincere con una buona prestazione, il pubblico ha visto con gioia l’esordio convincente di Benassi e il ritorno al gol di Palacio. Ma la gara di sabato sera ha offerto varie immagini molto significative di quello che è il momento attuale del gruppo allenato da Stramaccioni.
IL VOLTO DELL’INDIFFERENZA – La prima immagine, forte, è quella di Sneijder, finalmente allo stadio malgrado sia lontano dai campi da 4 mesi, al fianco del suo amico Nagatomo. Come spesso accade le telecamere si sono concentrate su di lui, per scrutarne emozioni, smorfie, sorrisi o celata tristezza per il suo presente burrascoso. L’Inter in campo dimostra concretezza e nel secondo tempo arriva il gol del 2-0 di Guarin, lo stadio esplode, i tifosi esultano, le telecamere vanno su Wes e lui è una statua di sale, impassibile. Non che Yuto al suo fianco si sia messo a fare le capriole per la gioia, ma uno si aspetta che una persona che da mesi scrive sul suo profilo Twitter di amare l’Inter, di non voler lasciare Milano, di essere innamorato della maglia possa quantomeno alzare le mani al cielo davanti a un risultato finalmente vittorioso dopo le difficoltà delle giornate precedenti. A quanto pare l’amore è per l’olandese un sentimento da tener celato, da mostrare con parsimonia senza ostentazioni. Un’idea nuova però a giudicare dai grandi festeggiamenti fatti per il suo matrimonio con Yolanthe. Resta dunque un grosso dubbio sul motivo di tale freddezza: o l’amore per l’Inter è solo apparente, o si era addormentato e non ha visto il gol oppure era triste perchè avrebbe voluto segnare lui quel gol, morendo dalla voglia di tornare in campo con i suoi compagni. Oppure è a scoppio ritardato e ha esultato più tardi, così come ha deciso di rimandare a “più tardi” ogni possibile decisione sul suo futuro, d’altra parte non pensava di essere sul mercato, era così aperto al dialogo con la società.
IL SALUTO MANCATO – L’attenzione torna dunque sul campo, dove nel frattempo Cassano illumina, crea, inventa e pretende: già perchè Cassano è un talento di difficile gestione, lo si sa, o lo si ama o lo si odia. Prendere o lasciare, giocarci insieme può essere una benedizione così come una maledizione. Contro il Pescara Fantantonio ha mostrato il meglio del suo repertorio ma anche “giocate” antipatiche, come i continui richiami ai compagni, le strigliate, le smorfie. Era convinto di essere dalla parte della ragione e per questo quando ha visto il suo numero sul tabellone luminoso delle sostituzioni, l’idea di stringere la mano a Stramaccioni non è stata proprio la prima ad essergli venuta in mente. Un brutto gesto, passato in secondo piano in una partita come quella, ma che comunque c’è stato. Quest’oggi, tra le altre cose, ne ha parlato anche Moratti, definendo l’accaduto come “Poco importante”. Chissà cosa ne penserà Stramaccioni, che non ha però mai nascosto un rapporto diretto col barese, cosa che l’avrà sicuramente già portato a un confronto diretto e senza mezzi termini, perchè questi sono i rapporti veri, dove accadono momenti di screzio ma si cerca sempre un possibile punto di incontro. Sono rapporti dove, essendo anche umani oltre che lavorativi, ci sono delle emozioni, dei sentimenti, che non lasciano indifferenti i protagonisti davanti all’accaduto, proprio come ha dimostrato Sneijder al gol di Guarin… o forse no.
L’ABBRACCIO DI UN’ERA – La partita prosegue, il triplice fischio arriva sancendo la vittoria netta dell’Inter, la consacrazione, all’esordio di Benassi, e un abbraccio ricco di significato, quello tra il gruppo e il ragazzo. Benassi ha tenuto il campo per tutta la partita dimostrando carattere e buone doti calcistiche, ma è una partita, il rischio di bruciarlo è dietro l’angolo, anche Faraoni, neanche un anno fa, è passato da futura bandiera a merce di scambio in sei mesi. Resta però lo splendido gesto, questa volta davvero, di un gruppo che rende onore alla prima tra i grandi, lo accoglie davanti al pubblico e non negli spogliatoi, rende manifesta l’investitura di “uno di noi”. Questo non è importante soltanto per i titoli di giornale, ma anche perchè mostra un elemento fondamentale per andare lontano: la voglia di essere squadra, la consapevolezza di dover lavorare insieme per ottenere dei risultati e soprattutto lo spirito giusto per far crescere i giovani all’interno di una grande come l’Inter. Nessuno dei presenti allo stadio è rimasto insensibile a questa scena, ognuno ha pensato a qualcosa, sono partiti gli applausi e i cori per questa squadra che è chiamata a ripartire, forse con un Benassi in più, o forse no perchè non è corretto dare troppe pressioni a questi ragazzi.
Ma davvero tutti hanno manifestato gioia? Non lo so, perchè alla fine non hanno più inquadrato Sneijder, perchè erano tutte per Benassi, il nuovo che avanza, il giovane che si sente onorato di indossare questa maglia e di esordire a 18 anni, quello che ha fame di vittorie e morde il campo anche se solo per una partita. Proprio come Wes vero?