ESCLUSIVA – Paolillo: “Il FFP non va: scoraggia gli investitori. San Siro? Giusto abbatterlo. Inter in cima al mondo in 3 anni: sogno Neymar!”
L'ex amministratore delegato è stato fra i promotori della nascita del Fair Play Finanziario. Ai microfoni di Passioneinter.com però, lancia l'allarme: "Urgono delle regole: chi compra una squadra deve poter spendere per i primi anni"San Siro, il nuovo progetto targato Conte-Marotta, la semi-rivoluzione sul mercato, la crescita del progetto con l’obiettivo di raggiungere le rivali Juventus e Napoli: i tifosi dell’Inter stanno vivendo un’estate decisamente “frizzante” e ricca di novità.
La redazione di Passioneinter.com ha contattato in esclusiva l’ex amministratore delegato e dirigente generale dell’Inter di Moratti, Ernesto Paolillo.
Partiamo dalla notizia di questi giorni della presentazione progetto per il nuovo stadio da parte di Inter e Milan. Cosa ne pensa?
“Che Milano abbia bisogno di un nuovo stadio è indiscutibile. Per la sua struttura, è impossibile risistemare ‘San Siro’ ed il nuovo stadio deve essere fatto seguendo nuove concezioni, più moderne e costose. A Milano questo serve: una grande città ha bisogno di un grande stadio. Meno male che le due squadre se la sentono di farlo”.
Abbattere il Meazza è inevitabile dunque?
“Il problema è che il vecchio stadio non è modificabile, riutilizzabile. Per la sua struttura non è pensabile. Quindi ne va costruito uno nuovo. D’altronde han fatto lo stesso in Spagna, Inghilterra ed in varie parti del mondo… Dispiace senz’altro, soprattutto per chi come me ha vissuto questo stadio con grande affetto, però il mondo va avanti”.
L’Inter è uscita dal Settlement Agreement, che in passato ha più volte criticato. Quanto sono cambiate le cose ora per i nerazzurri?
“Rimangono da rispettare i parametri del Fair Play Finanziario, ma certamente non bisogna più rispettare gli obblighi ed i vincoli inclusi nel Settlement Agreement. Nei limiti permessi delle regole ora la società potrà fare mercato, avendo la rosa completa nelle competizioni europee: insomma, si torna alla vita normale”.
Vita normale che però non implica aspettarsi già dei grandi colpi?
“No, le regole vanno rispettate, ed io sono d’accordo con questa linea. L’Inter ha dimostrato di sapersi muovere nel rispetto delle regole. Ritengo che continueranno a fare le cose come vanno fatte”.
A proposito di Fair Play Finanziario, di cui lei è stato uno dei promotori. Vedendo come si sono sviluppate le cose negli anni, c’è qualcosa che suggerirebbe di cambiare o che, tornando indietro, farebbe in modo diverso?
“Assolutamente sì! Gli obiettivi che c’erano quando ci siamo messi a lavorare al Fair Play Finanziario erano quelli di eliminare gli indebitamenti, per evitare che le follie di mercato portassero le squadre da un lato a non pagare i debiti e dall’altro addirittura a rischiare il fallimento, rischiando una reazione a catena che avrebbe rovinato il calcio. Questo è stato raggiunto. Ovviamente non si poteva in quel momento perseguire altri obiettivi, vista l’urgenza della cosa. Ora però è evidente un problema: bisogna fare in modo che i nuovi investitori che entrano nel mondo del calcio, siano attratti dal poter investire in questo mondo. Uno dei vincoli che oggi esistono oggi è che se io compro una squadra messa male finanziariamente, non posso metterla fin da subito in condizioni di competere ad alto livello, perché andrei fuori dai parametri del Fair Play Finanziario. Andrebbe previsto un comportamento diverso da permettere ai nuovi investitori per un certo numero di anni iniziali, per far si che non incorrano in penalizzazioni nel tentativo di risollevare una squadra”.
Alla luce di questo: secondo lei l’Inter con Suning è sulla strada giusta per ridurre il gap con la Juventus?
“Certo che sì. Obiettivamente la Juventus è stata da tutti i punti di vista più forte, ma ora il gap si è ridotto tanto ed ora le cose cambiano. Suning non ha avuto il vantaggio di avere delle regole che li aiutassero a poter investire. E’ opportuno che questo venga previsto. Non dimentichiamo che di squadre in difficoltà ce ne sono ancora tante sia in Italia che all’estero. Quindi se non si interviene alla svelta fra qualche anno ci sarà un numero ridotto di squadre”.
Come vede il nuovo ciclo nerazzurro con Conte?
“Molto bene. Conte è un allenatore affamato di vittorie. Ha volontà di emergere e di riuscire, trasmette voglia di vincere alla squadra, sa scegliersi i giocatori ed è supportato grazie alle scelte di Suning da una nuova dirigenza molto determinata. Per cui, c’è Conte, ma ci sono anche Marotta ed altri dirigenti molto bravi”.
Caso Icardi: come è stato gestito?
“E’ stato gestito come andava gestito. Icardi si è allontanato dalla squadra e non il contrario. La società ha tollerato in certi momenti fin troppo e non poteva che finire così, visto l’atteggiamento del giocatore e di chi lo accompagna. Era una scelta difficile: sacrificare un campione come lui lo è sempre. Ma a quel punto si era ad un bivio: o si sceglieva Icardi o buona parte del resto della squadra. Poi non c’è stata da parte sua la dimostrazione di tornare coeso con la società. Il giocatore è bravo, personalmente gli auguro grande successo, ma qui non c’è più spazio per lui”.
C’è un giocatore che lei sogna in nerazzurro? Magari se non subito, fra 1-2 anni…
“Guardi, oggi come oggi il giocatore che sogno all’Inter è quello impossibile da avere e che proprio ora sta tentando di cambiare società: Neymar! Però credo sia un sogno irrealizzabile. Un Neymar all’Inter darebbe una spinta in più a tutto il tifo non solo cittadino ma anche nazionale. Ma rappresenta un costo che l’Inter non può permettersi per i ricavi che produce. Però se uno deve sognare, sogna in grande!”.
D’altronde Steven Zhang ha parlato espressamente di “Riportare l’Inter in cima al Mondo”. Per lei in quanto tempo è attuabile questo progetto?
“Sicuramente entro un triennio. “Entro”, che vuol dire anche due anni!”.
Quale differenze vede fra la gestione Moratti che lei ha vissuto e quella degli Zhang?
“Innanzitutto sono avvenute in momenti diversi. La gestione Moratti è stata di grande passione, amore, attaccamento a città e squadra, con la volontà di raggiungere risultati a discapito di ogni possibile sacrificio economico. Ed erano tempi in cui una cosa del genere era permessa. Gli Zhang stanno dimostrando parimenti di voler raggiungere risultati, ma si devono adeguare ai tempi ed alle regole. Poi certo, un conto è essere tifosi interisti fin da bambini, un conto è diventarlo perché si acquista una squadra. Questa differenza di fondo c’è, ma è una proprietà che vuole vincere tanto quanto lo voleva Moratti”.
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