FOCUS – La 105esima tappa di questa emozionante avventura
Nascerà qui al “Ristorante Orologio”, ritrovo di artisti, e sarà per sempre una squadra di grande talento. Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale, perchè noi siamo fratelli del mondo” (Milano, 9 marzo 1908).
L’inizio di una storia, di una travolgente avventura, forse i fondatori non avrebbero immaginato che la loro squadra avrebbe coinvolto generazioni su generazioni, che avrebbe portato i cuori di molte persone a tingersi di nero e azzurro, la notte e il giorno, due colori che si sarebbero sposati al meglio in quelle maglie sudate da fior fior di campioni che le hanno portate in alto, sul tetto del mondo. Che non si tratti di una squadra qualunque lo hanno ormai capito tutti, appunto il nero e l’azzurro, il giorno e la notte, perchè un’avventura che si connota per questa continua altalena di emozioni non può che essere dipinta con questi colori. La follia che rifugge la banalità, lo stupore che si mischia all’entusiasmo, un paziente in un lettino di uno psichiatra che mai e poi mai potrà scoprire il nome della patologia che lo affligge.
“Legarsi all’Inter vuol dire essere pronti a vivere una vita emozionante. È come uno che fa un viaggio d’avventura, che può essere scomodo ma che ti dà tante di quelle emozioni che ti rimane in mente», parole di Massimo Moratti, protagonista di una parte di questi anni, il giorno del 105esimo compleanno della sua Inter, un presidente che ha a vissuto pienamente queste intense emozioni, che ha sbagliato e ha indovinato, che ha perso e ha vinto, ma che comunque ha sempre messo tutto quanto a sua disposizione in termini non solo materiali ma anche e soprattutto umani.
Non si tratta di un’avventura facile, di sicuro è un percorso impossibile da leggere, una montagna russa fatta all’incontrario, non sai mai se la prossima curva sarà a destra o a sinistra, se dopo ci sarà una salita o una discesa, ma questo fatto porta dentro di te tanta di quella eccitazione e curiosità che non puoi non farne parte e se sei folle sarai comunque sempre in buona compagnia. 105 anni di vittorie e capitomboli clamorosi, tutte ugualmente indelebili nella memoria di quei tifosi che hanno firmato un cambiale in bianco quando hanno scelto di tifare per l’Inter, perchè le sofferenze temprano e rendono più dolce il sapore delle vittorie, perchè le sconfitte ci fanno sentire più umani e perchè dalle sconfitte si ricostruisce sempre qualcosa, cicli di vittorie che fanno gridare orgogliosi i tifosi, che ripagano dai tanti sacrifici e dalle tante umiliazioni.
Paradossalmente però è proprio nei periodi come quello che stiamo vivendo, di sofferenza e ricostruzione, di sconfitte cocenti e sacrifici economici, che bisogna gridare sempre più forte la propria appartenenza, perchè un’avventura che si rispetti è piena di ostacoli e un avventuriero come si deve si esalta proprio quando il gioco si fa difficile. L’errore comune e diffuso è quello di dimenticare troppo presto le belle cose e le esperienze positive soffermandosi in maniera maniacale sul presente negativo, criticare a affossare senza ragionare, non dare la possibilità di sbagliare, perchè per creare un ciclo vincente si deve anche poter sbagliare, percorrere vicoli ciechi per poi tornare indietro, perchè il calcio come la vita è una ruota che gira e spesso non basta fare le cose bene, si deve semplicemente aspettare il proprio turno.
E’ un viaggio che può essere scomodo, è vero, ma questa scomodità significa essere vivi, non dare mai per scontato nulla e non arrendersi mai, perchè se è vero che la follia può portare a fare figuracce è tuttavia altrettanto vero che dalla follia nascono le più grandi imprese, i capolavori che hanno caratterizzato questi 105 anni e che dipingeranno di nero e di azzurro anche i prossimi.