ESCLUSIVA – Carrizo esalta l’Inter di Napoli: “Stupenda: ora è da scudetto! Vi spiego perché non vincevamo. Handanovic? Valori da tenersi stretti”
L'ex portiere nerazzurro ai microfoni di Passioneinter.com: "Nella mia Inter mancava grinta e c'era confusione. E' il miglior club d'Italia e lo deve dimostrare ogni anno. Lautaro straordinario"Comunque vada a finire, Antonio Conte ha già vinto: l’Inter, vittoriosa ieri in un campo che le aveva detto male da 23 anni a questa parte, è tornata a lottare su ogni centimetro, su ogni pallone, in ogni campo. Ed i tifosi, finalmente, sono tornati a sognare.
L’indomani del pesantissimo successo al San Paolo, la redazione di Passioneinter.com ha contattato in esclusiva Juan Pablo Carrizo, secondo portiere nerazzurro alle spalle di Samir Handanovic dal 2013 fino al 2017: uno che ha vissuto la fase di transizione dovuta al passaggio di consegne da Moratti a Thohir prima e Suning poi. Carrizo ha da poco concluso la sua avventura al Cerro Porteño in Paraguay ed ora è in cerca di un nuovo club dove possa nuovamente rilanciarsi a 35 anni.
Innanzitutto ti chiedo come stai, come va la tua carriera in Sudamerica?
“Le cose stanno andando abbastanza bene. Quando ho deciso di lasciare l’Inter l’ho fatto per motivi prettamente calcistici: davanti di me c’era Handanovic, era complicato fare così poche partite all’anno. Ho voluto cercare più spazio ed ho deciso di andare in Messico (al Monterrey n.d.r.). Di lì a sei mesi ho avuto la fortuna di vincere una coppa e la mia famiglia si è trovata molto bene in Messico, so che abbiamo fatto qualcosa che la gente ancora ricorda ed è una cosa bella”.
Si è parlato di un tuo possibile approdo al Gimnasia de La Plata: tornerai ad essere allenato da Maradona?
“No guarda, l’anno scorso ho giocato in Paraguay al Cerro Porteño perché avevo la possibilità di giocare in Libertadores ed il loro mi sembrava un progetto molto interessante. Però poi la mia famiglia dopo un anno ha trovato moltissime difficoltà, motivo per cui ho deciso di finire la mia avventura lì. Ora mi trovo nella situazione di poter valutare le offerte che arriveranno dalle squadre interessate a me e vedremo”.
Segui ancora il calcio italiano? Quest’anno c’è una bella lotta in cima alla classifica…
“Sì, seguo tantissimo il calcio italiano, mi è rimasto dentro. Ho fatto 8 anni della mia carriera in Italia, sono tanti anni. Ho dei bei ricordi, il vostro Paese mi è rimasto nel cuore. Poi ci sono i ragazzi dell’Inter. Quelli vissuti da me sono stati anni complicati, ma questo secondo me è un anno diverso. La squadra lotta, tantissimo, porta i punti a casa. Ora sono primi in classifica, lottano con la Juventus, dietro c’è la Lazio, la classifica è molto serrata. Anche Roma ed Atalanta sono lì, è bello che sia così, ma mi auguro che l’Inter possa farcela a vincere, perché ci sono tanti ragazzi che hanno vissuto gli anni più complicati e si meritano di vincere lo Scudetto”.
Secondo te l’Inter può avere la meglio e tornare a vincere? Proprio ieri è arrivata un’importantissima vittoria a Napoli…
“L’ho vista, ha fatto una partita stupenda, davvero. Contro il Napoli non è mai facile, questo dimostra che la squadra ha carattere, quando deve vincere lo fa, porta a casa i 3 punti. Negli anni che ho vissuto io lì a volte proprio la grinta, l’atteggiamento. Adesso si vede invece che è cambiata proprio la mentalità. Secondo me l’allenatore e la squadra hanno raggiunto un livello pazzesco e mi auguro proprio che finisca in un bel modo!”.
A Milano sei stato il secondo portiere di Handanovic per qualche anno: cosa ne pensi di lui, sia come portiere che come persona? Caratterialmente sembrate molto diversi!
“L’esperienza all’Inter è stata meravigliosa. Ho imparato tantissimo a fare il secondo ad Handanovic. Il suo atteggiamento, il suo modo di affrontare la settimana, il suo modo di preparare le partite. Come professionista è il numero 1. Per quello che ho visto, è stato uno dei migliori portieri con cui ho avuto la fortuna di lavorare. Come persona è un ragazzo semplice, umile. Questi sono i valori che l’Inter deve tenersi stretta. Guarda caso gli è arrivata la fascia da capitano: non è arrivata per caso. Il suo atteggiamento dà fiducia e sicurezza alla società, sono molto contento di essergli stato secondo”.
Quali sono i ricordi più belli che hai all’Inter?
“Calcisticamente parlando non è stato proprio così bello. Sono stati quattro anni e mezzo in cui non abbiamo vinto niente, ho vissuto il periodo in cui Moratti stava lasciando ed arrivava Thohir… C’erano diversi punti di vista, giocatori in arrivo da molti paesi: ci voleva tempo, insomma. Un ricordo bello che mi porto dietro però è quello del tempo passato insieme ai miei compagni giorno dopo giorno: ho trovato un gruppo di ragazzi difficile da ritrovare da altre parti. La squadra, lo staff, i magazzinieri: l’Inter è una famiglia, davvero. Mi sarebbe piaciuto vincere qualcosa, ma serviva tempo, non erano gli anni giusti. Spero che quest’anno l’Inter dimostri il proprio valore, perché è il più grande club d’Italia e lo deve dimostrare ogni anno”.
Secondo te quanto può diventare forte Lautaro Martinez?
“Da quando ha esordito già si vedeva che aveva qualcosa di diverso. Al Racing ha segnato più di 20 gol. L’Inter ha fatto un lavoro perfetto assicurandosi un attaccante straordinario. Ogni domenica si fa trovare pronto, riesce sempre a segnare, si è guadagnato la Nazionale. Ha un futuro enorme, mi auguro che possa essere fra i più forti al mondo. Me lo auguro sia come argentino che come interista”.
Nella tua Inter è passato anche Gabigol senza molto successo, per poi ritrovarsi in Brasile. Cosa non ha funzionato per lui nella prima esperienza a Milano?
“Quando è arrivato non giocava mai. Perché? Lui era troppo giovane, con una condizione tecnica e fisica pazzesca. Ma ci voleva tempo per adattarsi in Italia. Non è che tu prendi uno così giovane e lo mandi subito in campo a prendersi sulle spalle la squadra. Lui è fortissimo, infatti ha appena vinto la Libertadores essendo uno dei migliori. In quel momento serviva pazienza. Dal Sudamerica all’Italia cambia la mentalità: i tecnici ti chiedono altre cose come di essere più responsabile dal punto di vista difensivo e magari lui non ci stava o non sapeva ancora farlo. Bisognava aspettarlo ed ora il tempo gli sta dando ragione perché è veramente forte”.
Il tecnico di allora, De Boer, non è stato molto gentile con lui e con quel gruppo in generale…
“In quei quattro anni si cambiava spesso allenatore. A volte cambiare allenatore non è la cosa più giusta. Perché poi per uno che va via ne arriva un altro che ha idee diverse, non conta su giocatori che prima giocavano. Sono stati anni di confusione, con poca chiarezza. Io penso che quando vedi che i giocatori che hai non ti danno quello che ti aspettavi, bisogna avere il coraggio di dire ‘ok, basta: fino a qui sei arrivato’ e ne prendi un altro. In quegli anni lì si cambiava poco. De Boer è capitato in un momento complicato. Poi lui è un uomo adulto e dunque rispetto quello che dice ed il suo pensiero”.
LA REDAZIONE DI PASSIONEINTER.COM RINGRAZIA JUAN PABLO CARRIZO PER LA GRANDE GENTILEZZA DIMOSTRATA NEL CORSO DELL’INTERVISTA
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