27 Marzo 2020

Q&A Inter, parla Ranocchia: “In spogliatoio ne accadono di ogni! Ho sentito il Divino Jonathan, ecco cosa mi ha detto. Che personaggio!”

Il centrale nerazzurro: "A Bastoni do certi schiaffi sul collo! Non vedo l'ora di rivedere Brozo, soprattutto ora che si è fatto biondo"

In questi giorni di isolamento forzato, l’Inter ha pensato di tenere compagnia ai propri tifosi organizzando diversi Q&A con i giocatori in diretta sui canali social del club. Oggi è stato il turno di Andrea Ranocchia, che ha risposto così alle domande arrivate dagli interisti presenti per l’occasione.

Come vivi l’isolamento – «Sono un po’ frastornato, nessuno si sarebbe aspettato una cosa del genere. La nostra generazione non aveva mai vissuto una cosa così, forse solo ai nostri nonni, ai tempi della guerra. Oggi siamo contro un nemico piccolissimo, però molto duro. Dobbiamo fare squadra ed uscirne il prima possibile».

Pensiero positivo – «Non penso molto al contorno, mi sono preso un po’ di tempo per me stesso. Sto leggendo molto e dedico del tempo a me più che a quello che succede intorno, anche perché non possiamo fare altro che rimanere a casa, al sicuro, salvaguardando chi ci sta vicino».

Momenti difficili – «Sì, li ho vissuti anche io un po’ come tutti. Parlando di Inter, a livello calcistico, gli anni bui, quelli difficili, in cui si faceva fatica ad esprimersi sotto tanti punti di vista. Mi hanno lasciato delle belle cicatrici, però sono stati anche momenti di grande crescita e utili per vivere meglio le difficoltà del futuro. Se non si hanno problemi gravi di salute poi si supera tutto e si migliorano i propri punti deboli. Ora nello specifico è anche difficile entrarci, però diciamo che ad oggi sono soddisfatto di quello che ho costruito dall’inizio della mia carriera ad oggi».

Uomo – «Tanti sottovalutano questo aspetto, ma in verità l’aspetto umano è importante tanto quanto quello tecnico-tattico per un calciatore, così come in tutti i lavori. E i momenti difficili mi hanno formato molto proprio sotto questo punto di vista».

Giornata tipo – «Mi alleno due volte al giorno con il programma che ci ha dato l’Inter, divisi in forza e cardio. Intervalliamo un po’ per non entrare nella monotonia. Serie TV non ne guardo tante, preferisco leggere, ascoltare musica, giocare alla play station che ho tirato fuori dopo tre anni (ride, ndr). Mi organizzo la giornata step by step, cucino anche».

Workout routine giornaliera – «Come dicevo prima cerco di intervallare i tipi di allenamento: a volte uso gli elastici, a volte corro nel mio terrazzo, poi uso la cyclette fornitaci dall’Inter. Altri sport non ne faccio, anche perché non avrei molto tempo e forza per farli».

Idolo da piccolo – «Io da piccolo facevo l’attaccante, correvo più veloce degli altri ed ero molto più alto. Quindi come idolo il primo fu Ronaldo il Fenomeno, quando era all’Inter. Naturalmente non c’entravo assolutamente niente con lui, però mi ci ispiravo. Poi da centrale invece prendevo spunti da Nesta, al di là della fede calcistica (sorride, ndr)».

Domanda di Esposito: ti diverti così tanto a picchiarmi in allenamento? – «Ogni tanto gliele do, ma così impara! Sono un po’ di botte sane, gli fanno bene, anche perché poi quando inizierà a giocare con più continuità, ed è solo questione di tempo, dovrà fare i conti con difensori che non si risparmieranno di certo. Lo alleno anche in quello (ride, ndr)».

Prima volta a San Siro – «La prima la feci da avversario esordendo proprio contro l’Inter, quella del Triplete: 1-1, ero al Bari. Giocammo benissimo, fu un’emozione fortissima perché io venivo da altri palcoscenici. Riuscire a mettere in difficoltà la squadra che poi vinse il Triplete fu una grande soddisfazione».

Fascia da capitano – «Una sensazione strana, anche perché indossarla dopo Zanetti fu piuttosto pesante!».

Cosa fare dopo il calcio – «Non lo so ancora, sicuramente però mi piacerebbe restare nel mondo del calcio e lavorare con i giovani. Però sto valutando, ogni giorno cambio idea, penso a fare l’allenatore, poi cambio. Insomma, ho tante idee in testa!».

Esordio con l’Inter – «Fu particolare, lo feci a Catania, entrai 5-10 minuti a fine partita. Ho pochi ricordi di quel giorno perché le emozioni ti annebbiano un po’ il cervello, però entrare a far parte ufficialmente della squadra che l’anno prima aveva vinto il Triplete, anche quella fu una grandissima soddisfazione. Giocare al fianco di giocatori che l’anno prima avevano vinto tutto insomma, cosa si può volere di più?. Il mio arrivo non era in previsione, Samuel si ruppe il crociato e quindi io mi trovai da Genova a Milano in due giorni».

Ranocchia racconta i momenti belli e gli aneddoti legati all’Inter

Momento più importante con l’Inter – «Ce ne sono stati tanti, anche se non alziamo un trofeo da tanti anni. La gioia più grande fu l’ultima coppa, la Coppa Italia vinta contro il Palermo a Roma. Il mio sogno era di vincere qualcosa con questa maglia, ha un sapore diverso».

Rosa di quest’anno – «Siamo una buona squadra, ancora dobbiamo crescere tanti. Abbiamo avuto tanti nuovi acquisti, compreso il mister, quindi ci vuole del tempo. Ora vedremo cosa succederà col finale di campionato, però credo che abbiamo fatto cose buone, altre meno, forse peccando anche di ingenuità, soprattutto all’inizio della crescita».

Salvataggio contro il Bayern Monaco nel 2011 – «Anche quello è un bel ricordo, anche perché poi vincemmo e passammo il turno. Salvare quel gol mi rese orgoglioso, perché superammo una squadra forte ed a casa loro. Anche di quell’episodio non ho tanti ricordi perché è stato frazione di secondi e di millimetri, però è un ricordo indelebile».

Scambiare le maglie con gli avversari – «Sì, mi è capitato tante volte! Ho un magazzino di magliette scambiate, dovrei metterle in ordine (ride, ndr). Capita spesso e io lo faccio volentieri, perché sono ricordi di partite ed emozioni vissute. Poi io ogni anno mi tengo sempre una maglia dell’Inter come ricordo. Uno scambio che mi ricordo? Sì, la prima partita che feci con il Bari contro Nesta: scambiai la maglia con lui, era quella che volevo di più. Per lui è una normale, per me invece è particolare. In camera ho quattro maglie appese: quella di Zanetti autografata, di Nesta, di Buffon della Nazionale e di Maldini, che ho incrociato quando giocavo a Bari. Sono un po’ il simbolo del calcio, patrimonio dell’umanità. E poi ho anche quella di Totti, non appesa ma ci tengo molto».

Fascia di capitano: più emozione o responsabilità? – «Direi 50 e 50, tutte e due. La responsabilità è importante, soprattutto quando l’ho ricevuta da Pupi ne ho capito chiaramente l’importanza».

Gol più bello storia Inter – «Più bello non lo so, il più importante quelli di Milito in finale di Champions League! Gli anni di Herrera li ho solo sentiti raccontare, mentre il 2010 l’ho vissuto da esterno e sono i gol che si ricordano di più».

Ispirazione in Serie A – «No, tutto quello che faccio in questo momento non è ispirato da qualcuno. Da più giovane è normale, però quando passa il tempo crei il tuo scudo e la tua armatura attraverso gli eventi che vivi».

Contatti con l’Inter del passato – «Tanti, avendo vissuto tante Inter. Materazzi, Zanetti, Stankovic, Chivu. Anche Cambiasso è venuto a salutarci, a Milito ho scritto via Instagram. Con qualcuno più e con qualcuno meno, ma è sempre piacevole avere i ricordi dei compagni. Ho sentito anche il Divino Jonathan, anche lui sentito su Instagram».

Jonathan – «Come sta? Benissimo, lui vive bene. Faceva morire dal ridere, era un gran personaggio. Era anche bravo a giocare, anche se quegli anni non andarono benissimo».

Squadra sognata da piccolo – «Essendo umbro io sognavo di giocare nel Perugia di Cosmi, che vedevo da piccolo facendo il raccattapalle».

Giocatore più bello in squadra – «Io prendo sempre in giro D’Ambrosio, dicendogli che è lo stereotipo perfetto da Uomini&Donne! Non sgarra di niente, è impeccabile! (ride, ndr). Per non parlare di Brozovic, se lo vedi al buio e di notte è carino… Poi ora che si è fatto i capelli biondi non vedo l’ora di rivederlo!».

Ritrovare Conte – «Non è assolutamente cambiato rispetto al passato, sono io che sono invecchiato e quindi io ho faticato molto di più rispetto a prima! Da quando ha iniziato si è evoluto, però ha sempre quello spirito guerriero e il fuoco dentro che l’ha sempre contraddistinto. È la sua forza questa».

Consigli a difensori più giovani – «A Bastoni do certi schiaffi sul collo! Ci confrontiamo spesso, anche se io non sono un esperto e non pretendo di avere la verità in tasca. Do la mia opinione, così come loro danno la loro. Al massimo consiglio sui modi di fare, ma in campo ognuno ha la sua visione e quindi è più un confronto il nostro».

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