Pandev: “Arrivare all’Inter a 18 anni è stato un sogno, mi sento una persona fortunata”
Parla Goran Pandev, uno dei più grandi veterani del calcio italiano di oggi, ed eroe del triplete con l'Inter nel 2010In un’esclusiva ai microfoni di Calciomercato.com ha parlato Goran Pandev, giocatore ormai 37enne del Genoa che ha militato in Serie A per oltre 15 anni. Nella sua carriera spiccano le esperienze con Lazio e Napoli, ma inevitabilmente il ricordo più importante è quello della vittoria della Champions con l’Inter nel 2010. Queste le sue parole:
SULLA SITUAZIONE CORONAVIRUS: ” Quello che è successo è stato davvero inaspettato, ci ha fatto capire tante cose. La vita che cambia in un attimo. All’improvviso abbiamo perso la normalità e la serenità. Stiamo in casa tutto il giorno sperando che questo virus rallenti e sparisca. La nostra professione ci porta a stare poco con la famiglia e quantomeno posso godermi i miei tre figli e mia moglie Nadica. Provo ad essere sereno anche per loro e grazie a loro. Tutto questo tempo ci da occasione di riflettere. I bambini sono tranquilli, hanno capito il problema. Speriamo che presto si possa tornare alle nostre vite. Ci mancano le cose che sembravano scontate: un abbraccio, una passeggiata, una partita di pallone… Alle fine di questa brutta storia le apprezzeremo di più“.
SULLA VOGLIA DI TORNARE A GIOCARE: “Manca tanto il campo, la mattina, gli allenamenti, la vita professionale, le partite che ti tolgono l’energia. Tutto questo manca tanto. Mi manca la sensazione di portare un pò di gioia nella vita della gente. Vedere la gente felice, è questo l’aspetto più bello e importante per un calciatore. Il calcio si gioca per i tifosi. Giocare a porte chiuse come abbiamo fatto noi contro il Milan è stato triste“.
SULLA CHIAMATA DELL’INTER: “Quando mi ha chiamato il presidente del Belasica, la squadra in Macedonia dove sono cresciuto, e ha detto che l’Inter mi voleva, non ci credevo. Non sapevo cosa fare, sono andato a casa dei miei genitori e anche loro non ci credevano e mi dicevano, che stai dicendo? E invece era tutto vero. Sono andato a Milano con mio papà e con il presidente del Belasica e ho firmato il contratto, così cominciata così la mia avventura in Italia che non è mai finita. Sono passati vent’anni, gli anni più belli della mia vita. Ho tanti ricordi davvero. L’Italia è la mia seconda casa. E la cittadinanza italiana per me e per la mia famiglia, un altro grande traguardo“.
SUI PARTNER D’ATTACCO: “Nella carriera ho incontrato tanti campioni, non saprei scegliere un nome. All’Inter in attacco ho giocato con Eto’o, Milito, Sneijder, gente fortissima. A Napoli con Cavani, Hamsik, Lavezzi, Higuain. Alla Lazio con Rocchi, Di Canio, Inzaghi che mi hanno aiutato molto. All’inizio della carriera ad Ancona, con Hubner e Ganz. Fino ad allora li avevo visti solo in tv. Senza di loro non sarei mai migliorato. Ho cercato di prendere qualcosa da ognuno di loro e quegli insegnamenti sono rimasti in testa“.
RINGRAZIAMENTI SPECIALI: “Il mio pensiero corre a una persona che non c’è più: è Pierluigi Casiraghi, l’osservatore dell’Inter che mi ha scoperto nel settore giovanile del Belasica e mi ha portato qua in Italia e che ha creduto sempre in me. E poi sicuramente i miei procuratori: Leo Corsi, Carlo Pallavicino, Giovanni Branchini, che mi sono sempre stati vicini anche nei momenti più difficili. Sono state sicuramente le persone più importanti per me“.
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