31 Marzo 2020

Candreva si racconta: “Gli allenamenti di Conte sono tostissimi! Vi svelo Lukaku e l’aneddoto dello shampoo…”

L'esterno nerazzurro ha parlato in diretta su Instagram

Ospite in una diretta Instagram sul profilo “Cronache di Spogliatoio“, l’esterno dell’Inter Antonio Candreva ha parlato di sé, della squadra di quest’anno e, dal punto di vista tattico, del ruolo dell’esterno di centrocampo. Ecco le dichiarazioni dell’esterno dell’Inter Candreva.

Ruolo da esterno – «Quando arrivai alla Lazio con Reja, nel 2012, iniziai a giocare da esterno destro, da ala. L’esterno, come tutti i ruoli, nel calcio è importantissimo. Quando si vince e quando si raggiungono dei risultati tutta la squadra fa la differenza. L’esterno è un ruolo che deve alternare il tutta fascia, spesso rientra verso il centro, in base al modulo con cui si gioca. Nel 3-5-2 dell’Inter Candreva è un esterno a tutta fascia, deve saper saltare l’uomo, venire dentro al campo, dialogare con i compagni. Il tempismo poi è determinante, nel calcio è fondamentale».

Condizione fisica – «La parte aerobica secondo me ce l’hai dentro, ci nasci. Tutti i calciatori hanno una dote, e quella atletica è una di queste. Si ha dalla nascita, poi come in tutte le cose bisogna allenarla durante gli allenamenti, nel ritiro e nella settimana. La domenica poi emergono i frutti di quello che hai fatto durante la settimana. Anche alimentazione e riposo sono fondamentali, andare a dormire presto per recuperare, dormendo 6-7 ore consecutivamente. Così come l’alimentazione, non fumare, non bere alcool. Tutte componenti che aiutano la prestazione fisica».

Riposo durante il giorno – «No io dormo solo durante la notte, anche perché dipende dagli allenamenti che abbiamo. Però quasi mai dormo il pomeriggio, in particolar modo quest’anno che lo dedicavamo quasi sempre all’allenamento».

Allenamento tipo – «L’intensità la fa da padrone con mister Conte, con e senza palla. Lui è fantastico, eccezionale, ci prepara benissimo. In questi giorni ci controlla, sia lui che i preparatori, perché è importante continuare ad allenarsi. Siamo tutti in linea per tenersi in condizione».

Inter, Candreva analizza la sua carriera

Cucchiaio a Casillas – «Mi è sempre piaciuto come gesto tecnico, e fortunatamente mi è sempre riuscito benissimo. In quella partita giocavamo contro la Spagna e io ero il primo rigorista. Andai da Giovinco e gli dissi: “Seba, voglio fare il cucchiaio”. Lui mi disse di farlo se me la sentivo, e per fortuna andò bene. Tra l’altro poi facemmo anche una grande Confederations Cup, arrivando terzi».

Sottovalutato dai più – «Dipende sempre da come la si prende. Io ho sempre creduto in me stesso, volendo dimostrare il mio valore senza mollare mai. Il fatto di essere spesso al centro del progetto tecnico fa piacere, però determinante è la voglia di migliorarsi e fare bene ogni stagione. Quando arrivai alla Lazio capii che la cosa più importante è la continuità, cercando di stare sempre ad alti livelli. Senza dimenticare la fortuna, ad esempio per quanto riguarda gli infortuni. Io ho sempre voluto essere sul pezzo ed in alto, e quello mi è servito».

350 presenze in Serie A – «Ci sono anche giocatori che ne hanno fatte 6-700, e lì parliamo dell’élite. Ognuno di noi ha un suo percorso ed una sua vita. Io penso che uno che arriva a 350 col desiderio di arrivare a 450 sia il top, anche perché non ci si deve porre limiti, neanche di tempo. Fin quando ha voglia ed entusiasmo, e finché il fisico regge, può giocare».

Giocare fino a 45 anni – «Ad oggi non mi sono mai posto questa domanda. A me piace giocare a calcio, ne sono innamorato e sono strafelice di fare il lavoro più bello del mondo, per quanto mi riguarda. Io giocherò fino a quando avrò l’entusiasmo di oggi e fino a quando mi divertirò».

Ruolo da ‘chioccia’ – «È bello perché nello spogliatoio ti racconti le cose che si ricordano poi con maggior felicità in futuro. Noi quest’anno siamo un bel gruppo, ci vogliamo bene, siamo entusiasti e belli attivi, sia nei momenti seri che in quelli più scherzosi».

Candreva e gli aneddoti sui compagni

Lukaku – «A parte che parliamo di un giocatore fortissimo con margini di miglioramento molto ampi, però parliamo anche di un ragazzo d’oro, eccezionale. Si è inserito alla grande, è super intelligente, parla bene 4-5 lingue, sempre disponibile. Veramente super».

Esposito – «Giocatore forte, ma non diciamolo perché ancora deve migliorare tanto (ride, ndr). Dal punto di vista umano è eccezionale, si vede che è pulito, ha voglia di migliorarsi e fame per farlo. Ha qualità impressionanti, si sentirà tanto parlare di lui se rimane quello che è. La carriera è nelle sue mani».

Shampoo condiviso – «È successo anche a noi, in 4-5 portavamo lo shampoo e poi a fine settimana scompariva (ride, ndr). Allora dopo un po’ abbiamo detto ai magazzinieri di portare degli shampoo da mettere già nelle docce per farlo usare a tutti».

Compagno di stanza in ritiro – «Penso che il compagno di stanza meno rumoroso non ci sia, anche perché ognuno di noi ha le sue esigenze e le sue comodità. Quando ero giovane ero sempre in compagnia, alla Lazio con Marchetti, in Nazionale con Cerci. Poi quando si cresce si cambia, io ad esempio da un po’ di anni sto in camera da solo. Mi alzo presto la mattina, così non disturbo nessuno, faccio colazione presto e vado anche a dormire presto».

Notte prima di una partita – «Quando si affrontano partite importanti dormi poco e male, perché pensi a quello che ti aspetta il giorno dopo. Quella che mi ricordo ad oggi con più emozione è l’esordio al Mondiale, contro l’Inghilterra. La sera prima ero molto emozionato, perché stavo per debuttare nella competizione più importante e rappresentando il proprio paese, peraltro in Brasile, nella patria del calcio».

Caratteristica che vorresti tramandare – «Probabilmente il fatto di divertirsi, senza far mancare la voglia di migliorarsi. In una carriera ci sono alti e bassi, quindi non bisogna mollare mai e bisogna avere sempre voglia di lottare. Ci saranno sempre montagne russe da affrontare, quindi se si ama il calcio bisogna sudare e sacrificarsi finché smette. L’entusiasmo non deve mai perderlo, perché quello è la prima cosa che ognuno di noi deve avere».

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