CdS – Gli errori del passato pagano: ecco perché i club di Serie A vivono una crisi insormontabile
Negli ultimi 10 anni, solo quattro società hanno intrapreso la strada del rinnovamento dello stadio: Juventus, Udinese, Sassuolo e FrosinoneIl calcio italiano vive una crisi che difficilmente verrà superata nel breve periodo: l’emergenza Coronavirus ha messo in ginocchio i conti di tutti i club di Serie A, ma è solo la cosiddetta goccia che fa traboccare il vaso. Le difficoltà economiche riscontrate in questo periodo nascono dagli errori del passato, come riportato da un approfondimento del Corriere dello Sport.
COSTO DEL LAVORO – Uno dei dati più allarmanti riguarda l’aumento progressivo del costo del lavoro per tesserato sui ricavi dei club. A partire dalla stagione 2013/2014, infatti, questo dato non è mai sceso sotto la soglia del 49%, con un picco del 53% nel campionato 2015/2016; nelle ultime stagioni si era attestato sul 50%, ma in questo momento è vicino al 55%. Un dato troppo alto per non destare preoccupazione.
SALARI TROPPO ELEVATI – Si stima che il monte ingaggi complessivo tra tutte le compagini del campionato si attesti su 1,33 miliardi di euro: un numero troppo elevato, se si considera che i ricavi della Serie A superano di poco i 3 miliardi. Prima che la Lega Calcio proponesse un taglio collettivo del 30% in caso di stop definitivo alle attività, la situazione stipendi era la seguente:
- Juventus con un monte ingaggi da 274 mln di euro;
- Roma con un monte ingaggi da 180 mln di euro;
- Inter con un monte ingaggi da 132 mln di euro;
- Napoli con un monte ingaggi da 110 mln di euro;
- Milan (fuori dalle competizioni europee) con un monte ingaggi da 102 mln di euro;
- Lazio con un monte ingaggi da 80 mln di euro;
QUESTIONE STADI – Un altro errore commesso in passato riguarda la gestione degli impianti sportiv. Negli ultimi 10 anni, infatti, solo quattro società hanno intrapreso la strada del rinnovamento (o costruzione) dei propri stadi: Juventus, Udinese, Sassuolo e Frosinone. Atalanta e Cagliari stanno lavorando per ristrutturare i propri impianti. Nel resto del panorama calcistico italiano, poco o nulla: le difficoltà progettuali sullo stadio San Siro sono l’esempio lampante.
DIRITTI TV E CAPITALI – Infine, le ultime migliorie vanno apportate al sistema dei diritti televisivi ed agli investimenti nelle società. Per quanto riguarda i primi, le società si sono “appiattite”: i diritti audiovisivi pesano per il 40%, mentre il classico botteghino non superano ricavi percentuali del 10%. In più, la situazione è aggravata dal fatto che i presidenti delle società non investono direttamente nei progetti dei propri club: non c’è più capitale di rischio, ma solo quello di debito. Denaro fresco, nuovi investitori e coinvolgimenti degli sponsor sembrano parole nuove nel vocabolario dei proprietari calcistici.
Insomma, le misure di contenimento proposte nelle ultime ore sembrano il cosiddetto salvagente destinato a sgonfiarsi: quanto dovremo aspettare per vedere la Serie A su una barca che non possa affondare nei propri errori progettuali?
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