EDITORIALE – Una perfetta domenica da shock
di Gianluigi Valente
Quello che state per leggere è uno degli editoriali più difficili del nostro anno e mezzo di vita, perché viene dopo una domenica brutta, piena di polemiche, di gol subiti, di colpi di scena (per carità, non che siano sempre negativi), di parole dette e non dette, di pensieri maligni. Sarebbe banale e anche un po’ da codardi voler dare l’impressione di quelli che fanno finta di niente per non esporsi o per rimanere nella penombra di una presunta verità, e mai passioneinter.com ha assunto questo atteggiamento; anche stavolta, come è accaduto spesso recentemente, ci buttiamo nella mischia.
SHOCK N.1 – Attenzione attenzione! E’ il minuto 32 del primo tempo e nessuno vuole credere ai propri occhi: Cassano esce per una sospetta lesione muscolare e crollano le residue speranze di raggiungere il Milan terzo in classifica. E’ l’ennesimo debito da saldare, l’ennesimo scivolone sotto la pioggia e su un asfalto già fradicio. Ci sono annate in cui davvero ci si sente protetti da ogni sfortuna, in cui ogni cosa va sempre bene, in cui sembra tutto frutto di un disegno divino che libera dagli intralci la strada da percorrere per porli sul percorso di qualcun altro. La maturità sta nel capire che non può andare sempre così e che l’aura di protezione è un po’ ‘Don Giovanni‘, cambia spesso le sue preferenze. In principio furono abbandonati Stankovic e Obi, poi Milito, ora Palacio e Cassano: no, quest’anno non va proprio. Forse il fascino risiede altrove.
SHOCK N.2 – Attenzione attenzione! Al minuto 43 del primo tempo e ai minuti 12 e 16 del secondo succede quello che nessuno si aspettava ma che tutti volevano. Nell’ultimo focus avevamo lanciato una provocazione, riferendoci all’esito del pessimismo, insito per natura nel tifoso, qualora fosse arrivato uno slancio di orgoglio da parte dei giocatori meno utilizzati. A grande richiesta e a grande sorpresa, ecco serviti il gol da rapace di Tommaso Rocchi e soprattutto la doppietta di un caparbio Alvarez: in particolare il secondo gol dell’argentino ha dentro di sé tutta la rabbia e la frustrazione di un anno e mezzo di stenti e di insufficienze. E’ probabile che dopo l’exploit di ieri, il numero 11 torni nel suo stato catalettico, o forse no; è probabile che l’anno prossimo la sua maglia non avrà più i colori nerazzurri, o forse no; è probabile anche che non sarà questa prestazione a riscattarlo per il passato ma solo per il futuro, o forse no. Basta, non vogliamo immaginarci nulla, ma forse, nel suo cinismo, il Don Giovanni ha scelto per una sera un sudamericano con la faccia da bravo ragazzo e un veneziano col desiderio di tornare a far gol. Due amanti che non avrebbe scelto nessuno: complimenti a loro per il fascino della scorsa notte.
SHOCK N.3 – Attenzione attenzione! Al minuto 20 del secondo tempo c’è l’inverosimile: una mano che non è mano, un rigore che non è rigore e un fischio che risuona ancora nelle orecchie di tutti. Sicuramente in quelle di Stramaccioni, mai così nervoso e allusivo a fine partita, e in quelle di Moratti, che dopo aver mantenuto la calma per “20-21 partite” è esploso: come in una voce sola, tante parole urlate, tante altre no. Spesso si è detto che l’errore di un arbitro è come quello di un attaccante, ed è vero, perché la fonte dell’errore è sempre un essere umano con la sua coscienza. Il problema, per molti, oggi e da sempre, è proprio questo: la coscienza. Non ha senso prendersela col già criticatissimo Gervasoni, perché non è l’unico arbitro della nostra Serie A a sbagliare; piuttosto, oltre che iniziare a pensare a un progetto societario interno (grazie al quale probabilmente ogni errore arbitrale passerebbe in secondo piano), sarebbe un segno di ineccepibile serietà e trasparenza se gli organi federali competenti dimostrassero finalmente maggiore severità nei confronti dei direttori di gara che sbagliano troppo. Forse in questo modo la coscienza tornerebbe a pesare il giusto. Inoltre, per due motivi è davvero sgradevole che Nicchi dica: “Se Moratti non crede nella buona fede, lasci il calcio“. La prima ragione è che queste parole non fanno che acuire i sospetti del tifoso medio; il secondo è che ci vuole ben altro per convincere un uomo appassionato come il presidente a mollare la sua Inter. E poi, ve la immaginate la risposta di un Don Giovanni a chi gli dice: “Se non credi nell’amore eterno, smetti di farlo“?
SHOCK N.4 – Attenzione attenzione! Siamo a fine partita ed esplode l’insospettabile rabbia dell’ultimo arrivato Schelotto. Stamane qualcuno difendeva con orgoglio lo show del coriaceo Ezequiel, ma ci sentiamo in dovere di specificare che non pensiamo che la rissa di ieri sia dovuta al sentimento romantico d’appartenenza alla maglia di un giocatore di pallone: l’Inter, il rigore fischiato da Gervasoni e la sconfitta non hanno nulla a che vedere con le ruggini che ci sono tra l’argentino e alcuni dei suoi ex compagni. E in questo senso, avremmo preferito non assistere a scene del genere in una serata già cupa. Di sicuro tanta foga non avrebbe attratto nessun Don Giovanni…