Cambiasso: “Quarantena? Inizialmente dormivo male. Da ragazzino giocavo a basket, il calcio una scelta causale”
L'ex centrocampista dell'Inter ha parlato di sport a tutti i livelli e non solo di calcioSempre legato stabilmente al cuore dei tifosi nerazzurri, per aver scritto con l’Inter le pagine più belle della storia recente del club culminate nella vittoria della Champions League nel 2010, Esteban Cambiasso è intervenuto questo pomeriggio in diretta Instagram con la pagina garegnano_basket per parlare non solo di calcio, ma di sport in generale. L’ex centrocampista argentino, durante la quarantena, ha precisato di essere rimasto a Milano insieme alla famiglia, rispettando le norme emanate dal governo ad inizio emergenza. Tanti bambini hanno partecipato a questa iniziativa, rivolgendo durante la diretta con il Cuchu tante curiosità.
QUARANTENA – “Sto bene, al di là del momento duro personalmente sto cercando di vivere la giornata al meglio possibile, lasciando fuori i pensieri negativi. Cercando di godere la giornata, la famiglia, le iniziative per intrattenere la gente che sta a casa, tante cose che per fortuna ci fanno passare il tempo. Poi durante la settimana seguo i bambini per la scuola online, la giornata passa in fretta come sempre”.
ALLENAMENTO – “Nelle prime settimane ho fatto poca attività, mentre normalmente mi muovo. Ma nel primo periodo non avevo tanta voglia di fare attività a casa, poi con la preoccupazione che c’era non dormivo nelle ore giuste, il ritmo di vita mi stava complicando le cose. Poi ho parlato con un amico che insegna educazione fisica ed abbiamo organizzato degli appuntamenti online, siamo 6/7 coppie ed ogni mattina ci alleniamo. Da lì ho iniziato anche a dormire meglio, ho sempre considerato l’attività fisica importante per tutte le persone, adesso l’ho anche notata. Aver fatto sempre sport di squadra mi dà ancora più motivazioni”.
LO SPORT – “In questo periodo ho fatto dirette anche con le squadre con cui ho iniziato a giocare. Spesso mi chiedono quando ho capito che sarei diventato professionista. Io nel mio modo di fare non l’ho mai capito, per me allenarmi significa sempre dare il massimo e fare ciò che posso. Non si può andare in allenamento senza dare il massimo di quello che si ha. Questo vale dalla Serie D di basket, fino alla squadra migliore del mondo. Piuttosto meglio non allenarsi, meglio andarsene al bar. Chi si allena deve avere quello spirito lì, e diventare professionista ed essere pagato non cambia nulla”.
GLI ESORDI NEL BASKET – “Il mio primo sport è stata la pallacanestro, lo facevano i miei genitori e i miei fratelli maggiori. Ho iniziato in un club che il calcio non lo aveva. Più che calciarli io cercavo di farli rimbalzare i palloni. Poi per 5-6 anni ho fatto contemporaneamente entrambi gli sport. Il sabato giocavo a calcio a 5 e domenica pallacanestro. Poi quando arrivi ad un’età che dovevi fare calcio a 11 e dovevo prendere una scelta. Ho preso una scelta totalmente casuale, perché nel calcio avevo cinque amici che giocavano con me, mentre nel basket solo due, la passione era pari”.
MOTIVAZIONI – “Se avessi avuto bisogno di essere motivato prima della finale di Champions, avrei fatto un altro sport. Le motivazioni devi avercele dentro. Ansia? Si parla di ansia quando ti blocca del tutto. Ma un piccolo nervosismo è normale e tutti lo abbiamo avuto, anche i cantanti più bravi al mondo. Un mix di paure, questa l’ho sempre avuta fino all’ultimo giorno, ma è questo che ti fa concentrare e ti dà stimoli. Se giochi con 84mila non ci pensi, chiaramente li senti e a volte ti lasci trascinare, ma non pensi a tutto quello altrimenti l’ansia ti può logorare”.
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