10 Maggio 2020

Altobelli: “Nell’85 solo noi potevamo fermare il Verona. Ecco cosa fece la differenza per gli scaligeri”

Nel 1985 l'unico Scudetto dell'Hellas, che ebbe la meglio proprio sull'Inter

Era il 17 febbraio 1985 quando l’Inter, di scena al Bentegodi per cercare di impensierire l’Hellas Verona primo in classifica, pareggiò 1-1 sul campo degli scaligeri, perdendo – di fatto – la possibilità di ristabilire le cose in merito alla lotta Scudetto, che sarebbe poi stato vinto dai gialloblù. La gara, di cui Alessandro Altobelli fu protagonista per i nerazzurri, avendo segnato il gol interista, viene ricordata oggi sulle colonne de L’Arena, quotidiano veronese, che ospita appunto un’intervista a Spillo: “Quel giorno andammo in vantaggio con un mio bel gol – ricorda Altobelli – Lì poteva girare la storia. Costruimmo un altro paio di palle gol. Garella parò tutto e noi dimostrammo scarsa lucidità nel momento di chiudere la gara. Poi uscì il Verona, segnò Briegel. E l’Hellas sfiorò anche la vittoria. Pari, alla fine, giusto. Come lo Scudetto al Verona”.

“Spuntò da dietro, ci prese il tempo – continua Altobelli, parlando della rete dell’1-1 segnata da BriegelSe avessimo vinto noi al Bentegodi quel giorno forse qualcosa sarebbe potuto cambiare. Loro erano una grande squadra. Non ci furono sorprese. Perché il duello a distanza durò un intero campionato e il Verona non inciampò quasi mai. Credo che la sfida finita in parità al Bentegodi possa essere riassunto di un intero campionato. La forza di due corazzate, che se le suonano e che incassano i colpi senza finire al tappeto”.

Dopodiché, l’ex attaccante nerazzurro passa in rassegna le attenuanti nerazzurre: “L’infortunio di Rummenigge pesò non poco sulla nostra stagione – spiega – Per vincere quel campionato era necessario essere al top, sempre”. Determinanti furono anche le prestazioni del portiere scaligero di allora, Claudio Garella: “Garella era avanti di 50 anni rispetto al calcio di allora. Parare con i piedi sembrava una cosa innaturale. E, invece, oggi ad un portiere si chiede di avere tecnica completa, a partire proprio dai piedi. Garella era un interprete ‘atipico’ del ruolo, perché il ruolo non era ancora pronto per un’evoluzione. Ma Claudio è stato percursore”.

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