22 Aprile 2013

EDITORIALE – Poltrone traballanti sull’iceberg Inter

di Gianluigi Valente

Si riparte da Stramaccioni: è questo il pensiero del patron Massimo Moratti all’indomani dell’insperata vittoria casalinga contro il Parma. Premesso che non crediamo siano stati decisivi i tre punti di San Siro (altrimenti lo sarebbero stati anche le eliminazioni nelle coppe e la probabile non qualificazione alla Champions del prossimo anno), la scelta del presidente ci sembra sì discutibile, ma tutt’altro che priva di fondamento.

CORAGGIO O INCOSCIENZA? – Se alla precoce età di 36 anni mister Stramaccioni si è ritrovato in mano una squadra dal peso storico come l’Inter, di certo non ci si poteva aspettare che grinta e carisma a iosa. Quale bambino, del resto, non sorriderebbe, euforico, nel ritrovarsi in mano il giocattolo dei suoi sogni? In questo senso la sua prima partita sulla panchina dei nerazzurri è stata emblematica: l’Inter scende in campo con un coraggioso 4-3-3 (seppur in una partita casalinga contro il Genoa) in netto contrasto rispetto alla staticità della gestione precedente. Stessa audacia dimostrata sette mesi dopo contro la Juventus tricolore, imbattuta da oltre un anno in campionato. Si fa fatica a capire se sia stato puro coraggio oppure se si sia tratto di quell’incoscienza tipica di chi certe cose deve ancora capirle: sta di fatto che in certi momenti Stramaccioni ha affascinato, inutile negarlo.

CONFUSIONE O INCOMPETENZA? – In altri proprio no, inutile anche negare questo. La rabbia per le tante scelte sbagliate, per i primi tempi buttati alle ortiche, per i continui cambi di modulo, per il “falso nueve” o per il Kovacic messo a fare solo ed esclusivamente il Pirlo (quando il talentino ha le caratteristiche anche per creare la superiorità numerica venti metri più avanti). Ci sono stati momenti in cui tutto il popolo interista si è domandato più volte  se lo Stramaccioni inerme di questo fino inverno fosse lo stesso della versione estiva e autunnale e se gli scarsi risultati dell’ultimo periodo siano imputabili a uno stato di confusione o a una mera incompetenza del tecnico romano. Ciò che tempera (o perlomeno dovrebbe temperare) il nostro giudizio è quella scheggia impazzita della variante-infortuni, che da gennaio ha messo ko, settimana dopo settimana, i pezzi più pregiati della rosa. E allora riusciamo a comprendere che quando mancano certi pilastri diventa difficile costruire un grattacielo.

PUNTA O BASE? – Ci piace pensare, quindi, che Stramaccioni sia un coraggioso trentasettenne che, nella negatività di questa stagione, ha avuto delle colpe da non sottovalutare ma dovute principalmente alla confusione che le circostanze avrebbero imposto a chiunque. Ci piace, sì, ma non avremo mai la certezza che sia così; o forse sì, perché leggiamo proprio questa volontà nella scelta dichiarata oggi dal Signor Moratti. Ad oggi ci sembra molto più spontaneo considerare Mister Strama non come la base, ma come la punta di un iceberg che ha ormai assunto dimensioni inaccettabili. E non bisogna interpretare il termine ‘spontaneo’ come ‘non ponderato’ o come qualcosa che derivi solo dalla pancia di uno sportivo deluso; la spontaneità spesso è frutto di un’evidenza che non ha nulla a che fare con i paraocchi o con le opinioni a caldo, ma è ragionata, sintomo di riflessioni anche banali. E’ evidente che, sfortuna, torti arbitrali e infortuni a parte, nel mondo Inter c’è qualcuno che potrebbe svolgere il suo lavoro con maggiore lungimiranza. Rischiamo di essere superficiali o impopolari, ma sarebbe bello se chi, nella vita in generale, occupa posizioni di rilievo si sentisse sempre in discussione e avesse la paura di poter essere rimpiazzato qualora il proprio lavoro non desse i frutti sperati. Bene, spesso ci è parso che l’attuale allenatore dell’Inter sia stato pienamente consapevole del pericolo; ciò che desta perplessità è che non dovrebbe essere sempre e solo la figura del mister a temere per la propria poltroncina.