Focus – 50 volte Mauro Icardi
Un gol ogni due gare, numeri impressionanti: il Focus odierno è dedicato alla cinquantesima rete messa a segno da Mauro Icardi con la maglia nerazzurra.Tutti noi, almeno una volta, ci siamo interrogati sul reale valore dei numeri in uno sport complesso ed organizzato come il calcio. Il gol, in particolar modo, oltre ad essere il mezzo tramite il quale consolidare successi ed infliggere delusioni, contribuisce a plasmare la reputazione del centravanti, ruolo tanto affascinante quanto dipendente dal dolcissimo suono offerto dal connubio musicale offerto dalla sfera di cuoio e dalla rete. In casa Inter, ne abbiamo visti di grandi attaccanti, e probabilmente ne vedremo ancora tanti: dal Fenomeno Ronaldo a Milito, passando per Vieri, Ibrahimovic e Cruz, tutta gente specializzata nell’arricchire la sezione “reti” degli almanacchi tramandati di generazione in generazione. I giocatori appena citati hanno raccolto la maggior parte dei loro +3 fantacalcistici scoprendo il mondo nerazzurro già da calciatori maturi e con alle spalle numeri di tutto rispetto: per dirne uno, il Bobo Vieri nerazzurro arrivò a Milano da ventiseienne e con il fresco titolo Pichichi in bacheca, una garanzia per l’epoca ulteriormente confermata dalle grandi cose già mostrate con la maglia della Nazionale e con quelle di Juventus e Lazio.
Tornando all’attualità ed ai numeri di questa Inter, risulta impossibile non soffermarsi sulla media realizzativa del sempre discusso Mauro Icardi, arrivato a quota 50 reti in 100 partite in maglia nerazzurra senza fare troppo rumore. Il calcolo è talmente semplice da riaccendere in noi i primissimi ricordi dei tempi trascorsi tra un dentino perso e l’altro tra i banchi di scuola: 100/50 , un gol ogni due partite. Qualcosa di realmente grande se rapportata intanto all’età dell’attuale capitano nerazzurro, classe ’93 con il killer instinct di un veterano ed al momento storico di un’Inter che, volendo essere generosi, non lotta per i medesimi obiettivi di qualche stagione fa. Non si può né parlare di exploit né di annate fortunate: i numeri del centravanti di Rosario sono costanti e perfettamente in linea con una carriera da sempre arricchita da medie realizzative da grande puntèro. Su tutti spiccano i dieci gol alla prima stagione in Serie A tra le fila della Sampdoria da diciannovenne, testimoni sia del gran feeling con la rete del giocatore scuola Barça che della sua evoluzione tattica che lo ha di fatto trasformato nell’uomo d’area che non era nei primissimi tempi dell’esperienza ligure. A fare impressione, più che il numero di gol in sé, è la media tra i tiri in porta e le realizzazioni: in questa stagione Icardi ha calciato in porta 25 volte, andando a segno in 14 occasioni, praticamente un gol ogni 1,7 tiri in porta, numeri da cecchino che non possono e non devono passare inosservati in un contesto continentale dove per molto meno si è gridato al miracolo sportivo.
Come mai i numeri di questo straordinario finalizzatore sembrano svanire tra i fumi di un calcio sempre più ingeneroso? Probabilmente, l’Icardi realizzatore è soffocato dall’Icardi personaggio mediatico, specialista nell’eclissare il meglio del bomber rosarino per spostare tutta l’attenzione sulla sua vita privata e su quel che da ormai più di due anni gli ruota attorno. Vero è che lo stesso giocatore è più volte incappato nelle ormai celebri trappole tese dai social network dei quali, da buon ventitreenne, è un assiduo frequentatore; la fascia di capitano, però, sembra averlo responsabilizzato, offrendo un giocatore più maturo di dodici mesi fa e cosciente del peso del simbolo portato al braccio: meno uscite al vetriolo, meno chiacchiere da rotocalchi da salone di un parrucchiere di paese e più lavoro concreto sul campo. In questo senso, gran merito della crescita (sia mentale che tattica) del giocatore va riconosciuto a Roberto Mancini, bravo a dar vita ad un Icardi potente ma più dinamico, utile in zona gol ma anche in manovra.
Cosa sarà del futuro di Icardi non ci è dato saperlo, ma, in qualunque senso ci si approcci al suo futuro, vanno fatte le opportune valutazioni, prepotentemente influenzate dallo straordinario rendimento del giocatore. Se il suo futuro sarà ancora nerazzurro, è opportuno parlare di patrimonio da valorizzare: costruire un sistema di gioco che ne esalti le caratteristiche può essere il modo migliore per accendere quello che, anche se in troppi fanno finta di non ricordarlo, è l’attuale capocannoniere in carica della Serie A. Se sarà orientato altrove, che si pretenda una cifra idonea ad un giocatore da un gol ogni due partite, che in altri lidi attualmente più felici del nostro varrebbe valanghe di milioni di euro. Per il momento, testa al presente: c’è una stagione da terminare nel miglior modo possibile ed una media da cecchino da rispettare per il bene del giocatore e della stessa Inter, squadra sempre più innamorata del suo giovane centravanti e dei suoi silenziosi numeri straordinari.