CHE FINE HA FATTO – Francisco Farinos, dal sogno europeo a quei sei minuti in porta
Massimo Moratti sborsò 36 miliardi per portarlo all'ombra del Duomo, ma passò alla storia in un ruolo ineditoCampioni, meteore, mancate promesse e tanto altro: la storia dell’Inter è ricca di profili che, in un modo o nell’altro, hanno lasciato la propria impronta. Ogni squadra ha il suo Pelé brasiliano, ma non è escluso che possa avere anche il Pelé portoghese. La rubrica “Che fine ha fatto?” di Passioneinter.com rivela qual è stato il destino di chi è riuscito a lasciare la sua traccia e di chi invece è passato inosservato. Oggi è il turno di Francisco Farinos.
Centrocampista centrale classe 1978 e campione d’Europa per ben due volte con le rappresentative spagnole Under 18 e Under 21, Farinos è uno di quei calciatori approdati a Milano, sponda nerazzurra, agli albori del nuovo millennio, voluto da Marcello Lippi nel tentativo di rinfoltire il centrocampo di una squadra che aveva bisogno di innesti sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo.
PRIMA DELL’INTER – C’è una parola chiave, quasi magica, attorno alla quale gira l’intera carriera di Francisco Farinos: Valencia. Nella capitale della Comunità Valenzana non solo viene al mondo in senso letterale nel 1978 ma nasce anche calcisticamente, facendo la trafila delle giovanili fino all’esordio in prima squadra. Proprio con il Valencia comincia a fare la conoscenza di due personaggi che avranno diverse esperienze coi colori nerazzurri, ovvero Claudio Ranieri, con cui conquista Intertoto, Coppa del Re e Supercoppa, ed Hector Cuper, col quale vive da titolare indiscusso il favoloso cammino della squadra spagnola nella Champions League 1999/2000, concluso soltanto in finale con la sconfitta subita dal Real Madrid, che nella sfida tutta iberica alza al cielo l’ottava Champions della sua storia.
ALL’INTER – L’estate del 2000 è quella del passaggio all’Inter, con il cartellino valutato 36 miliardi di lire, ma si tratta di un anno orribile per i colori nerazzurri, iniziato male con l’eliminazione dalla Champions League ai preliminari e la sconfitta in supercoppa e finito peggio, con un quinto posto scolorito e un derby casalingo perso addirittura per 0-6. Urge rifondare e Massimo Moratti decide di affidarsi proprio all’ex allenatore di Farinos, Hector Cuper, che nel frattempo ha raggiunto e perso un’altra finale di Champions League, giocata proprio a San Siro contro il Bayern Monaco.
E dunque il destino si compie, nella stagione 2001/02, ruotando ancora una volta attorno alla parola Valencia: in Coppa Uefa l’Inter, in vantaggio grazie al gol di Nicola Ventola, si ritrova in dieci e con l’esigenza di sostituire il portiere, dopo l’espulsione di Francesco Toldo; Farinos, ex di turno, veste una maglia gigante e dei guanti di un paio di taglie più grandi, ma riesce comunque, con interventi da portiere vero, a lasciare inviolata la rete nerazzurra, garantendo il passaggio del turno. Si tratta del miglior momento interista dello spagnolo, che in totale collezionerà alla corte di Cuper e Zaccheroni 52 presenze, realizzando anche 2 gol.
DOPO L’INTER – Poi il ritorno in patria e ancora tante esperienze spagnole: Villareal, Maiorca, Hercules, Levante, prima di un nuovo ritorno al Villareal, dove chiude la sua carriera nel febbraio del 2014, dopo aver fatto conto con un numero spropositato di infortuni.
CHE FINE HA FATTO – Oggi Farinos vive una vita lontana dal mondo del calcio, senza ricoprire ruoli di prima fascia né come allenatore né come dirigente; talvolta è stato seconda voce in telecronaca per le partite di Liga spagnola, ma sostanzialmente non ama restare aggrappato a un mondo che gli ricorda una carriera che, con qualche infortunio in meno, poteva essere molto diversa.
Ma nonostante non abbia legato il suo nome a nessun trofeo il ricordo di Farinos è sempre vivido nella memoria nerazzurra: in quella notte da eroe al Mestalla lo spagnolo riuscì a costruirsi un posticino nella storia dell’Inter. Quello che prendono i coraggiosi che si assumono responsabilità non proprie. E insieme a quelle parano anche palloni decisivi, con guantoni grandi, troppo più grandi, non solo delle mani ma anche del peso di promesse non mantenute.
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