FOCUS – Rivelazione Inter
La verità è che il fascino delle cose del mondo supera ampiamente le aspettative della nostra mente. Il dato che emerge da un mese di partite, gol, emozioni, sorrisi, abbracci, è questo: mai dare per scontato nulla, perché quando meno te l’aspetti devi tornare sui tuoi passi. Lo stanno imparando i milanisti, lo stanno imparando gli juventini, perfino i tifosi della Lazio e dell’Udinese, due squadre che probabilmente temevano tutto e tutti tranne che i nerazzurri. Alla fine, Zanetti&Co sono tornati.
VIVO O MORTO X – Si è detto, mesi fa, che il biscione non avrebbe vinto il campionato, perché in perenne e irreversibile crisi, perché ancora troppo indietro nel costruirsi la statua da homo novus del calcio italiano, impegnato a rifarsi il look dopo anni di sfilate e red carpets. Probabilmente l’Inter il campionato non lo vincerà, perché ci sono state squadre più costanti, più solide, più vive in queste 18 partite. In effetti di solidità la Juve ne ha mostrata tanta: i bianconeri non hanno ancora perso una gara. Di qualità il Milan ne ha avuta, e i quasi quaranta gol messi a segno ne sono una prova lampante. Probabilmente saranno Conte e Allegri a giocarsi lo scudetto all’ultima giornata, ma di certo non si può dire che la squadra di Ranieri non sia viva come le altre due. Come faremmo a nominare il bene se non conoscessimo male? Come potremmo dire che lo zucchero è dolce senza conoscere il salato? La verità, come già detto, sta oltre quella linea sottile che separa il pensiero e la realtà: si può dire che ora l’Inter sia viva solo perché pochi mesi fa era quasi morta. E non deve interessare, ora, se a maggio sarà qualcun altro a trionfare; l’importante, a gennaio, è esserci.
UN MILIONE DI DOLLARI – Si è detto, mesi fa, che la società aveva sbagliato tutto sul mercato, che il fair-play finanziario avrebbe relegato l’Inter a essere una squadra di fascia media, che Alvarez non avrebbe mai trovato la forza di emergere, che con due terzini come Maicon e Nagatomo la difesa non sarebbe mai stata al sicuro, che serviva un esterno difensivo vero lì a sinistra. Si è detto che il Principe andava venduto per monetizzare. Ci chiediamo: si può monetizzare su un sogno? Quanto costa? Quanto sarebbe costato privarsi di quella “faccia da argentino triste in gita” (cit.), che sembra quasi voler piangere dopo un gol’ E quanto vale sperare in un gol del Principe in un derby? Non lo sappiamo, è difficile quantificare. Ma sappiamo che gli interisti non gridavano “Diegoooooo” dalla finale di Madrid, e sappiamo anche quanto gli interisti veri, in cuor loro, abbiano desiderato non monetizzare, ma sperare. I soldi non sono tutto e, rispetto alla fiducia, fanno più difficilmente la felicità. Ci sarebbe poi da aggiungere che tanto brocchi i vari Cambiasso, Lucio, Milito, Thiago Motta non potevano esserlo diventati tutti in così poco tempo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
SIMMETRIE SCOMODE – Si è detto, mesi fa, che gli stimoli sono il traino di ogni avventura, che quelli dei nerazzurri erano volati via nel cielo di Madrid o degli Emirati Arabi, che c’era assolutamente bisogno di nuova linfa, di una rivoluzione. Senza dubbio è difficile far entrare degli stimoli in una pancia bella piena, ma il metabolismo degli uomini in nerazzurro è sempre stato abbastanza veloce. Quando senti parlar male di te la sazietà lascia spazio alla bile, la pancia si svuota ed è pronta per nuovi stimoli. Ecco allora che la rivoluzione si trasforma in rivelazione. Un gioco di vocali, un semplice gioco di vocali, e la storia cambia: dalle curve della “o” e della “u”, alla simmetria della “e” e della “a“, una simmetria scomoda. Perché sarebbe stato più semplice per i detrattori adagiarsi sulle forme comode delle prime, che capire il verso giusto delle seconde.
UN SIGNORE – Si è detto, infine, che chi ha una trave nell’occhio, non può pensare alla pagliuzza dell’occhio di qualcun’altro. Non è mai stato nello stile Inter, in questi mesi almeno, guardare in casa degli altri senza pensare alla propria. Sarà che il padrone di casa, o meglio l’affittuario, Mister Ranieri, è una persona seria, orientata verso i proprio obiettivi, sarà che è un signore, come lo ha già definito qualcuno qui, ma non si è mai smentito, dando sempre il buon esempio, concentrandosi sui problemi suoi piuttosto che sul resto. Non sappiamo se col tempo avremo la nostra controprova, ma dubitiamo che nel calcio di oggi, nell’Italia calcistica di oggi, ci sia qualcuno che riesca a pensare più a se stesso che al mondo intero come lui. Grazie mister, è anche grazie a lei che abbiamo capito che l’Inter non aveva bisogno di una rivoluzione, ma di tornare a essere una rivelazione.