5 cose che abbiamo imparato da Inter-Viktoria Plzen
I nerazzurri hanno conquistato gli ottavi di finale di Champions League con una prova convincenteContro il Viktoria Plzen, l’Inter ha ottenuto una grande vittoria. I nerazzurri hanno superato brillantemente i cechi, con il risultato netto di 4-0. Un successo che è valsa la conquista degli ottavi di finale di Champions League per gli uomini di Simone Inzaghi. Il match di ieri, pertanto, lascia tante notizie positive. Ecco, come di consueto, le 5 cose che abbiamo imparato dalla Inter-Viktoria Plzen.
1) QUESTE SONO LE PARTITE DI DIMARCO
Federico Dimarco non è Ivan Perisic. Questo va detto subito. Tuttavia, le sue caratteristiche peculiari lo rendono perfetto per gare prettamente offensive, come quella di ieri sera. Dotato di un mancino raffinatissimo e anche di una buona capacità di proporsi in avanti, ieri è stato la vera spina nel fianco della difesa del Viktoria Plzen. Sgravato da particolari compiti difensivi, vista la poca pericolosità dei cechi, ha potuto fornire tutto il meglio del suo repertorio, fornendo all’Inter un’arma decisiva per la conquista degli ottavi di Champions League.
2) È TORNATO IL VECCHIO BASTONI?
Se Dimarco è stato il direttore d’orchestra, Bastoni è stato il suo fidato primo violino. Specie nel primo tempo, ha accompagnato quasi tutte le azioni offensive dell’Inter. Il ricordo è andato subito al Bastoni visto nella scorsa annata, capace di arrivare a chiudere le azioni in area di rigore. Ieri, non è stato ancora così, ma il vantaggio nerazzurro arriva da una sua discesa sulla fascia e da un delizioso cross dal fondo. Una prestazione molto promettente e dal sapore vintage, che lascia speranza per un futuro di stagione in crescita dopo un avvio difficile.
3) BENTORNATO BIG ROM
San Siro ha aspettato il suo ritorno in campo con trepidante attesa e forse anche con un po’ di paura per non sapere quali fossero le sue reali condizioni fisiche. Ci ha messo 4 minuti a fugare ogni dubbio: prima le prove generali con un’ambiziosa rovesciata in area, poi il movimento da vero attaccante e la rete che ha fatto esplodere tutto lo stadio in un abbraccio di gioia. Romelu Lukaku è tornato, e ora l’Inter ha di nuovo la sua arma offensiva letale.
4) UN CLEAN SHEET PER RITROVARE FIDUCIA IN DIFESA
La nota amara della sfida contro la Fiorentina, e in generale di questo avvio di stagione dell’Inter, è la senza dubbio la fragilità difensiva. I nerazzurri incassano troppi gol rispetto agli anni passati, a volte anche in maniera poco comprensibile. Ieri l’avversario non era irresistibile, va detto, e già all’andata il Viktoria Plzen non era stato in grado di bucare Onana, però rimane la prova di grande solidità. La sofferenza è stata ridotta al minimo grazie a una prestazione autoritaria di tutto il reparto arretrato, che ha permesso all’estremo difensore nerazzurro di essere spettatore non pagante per quasi tutta la partita.
5) DUE ANNI DI FILA AGLI OTTAVI: IL RITORNO DEL DNA EUROPEO DELL’INTER
C’erano le Inter di Spalletti e Conte, capaci di buttare all’aria le qualificazioni agli ottavi di Champions League, in modo più o meno rocambolesco, ma sempre con grande delusione e rammarico. Poi, sono arrivati Simone Inzaghi e Edin Dzeko: due anni e due passaggi del turno con una giornata d’anticipo, con il bosniaco sempre protagonista nella gara decisiva. Se l’anno scorso il girone non era parso proibitivo, quella di quest’anno è una vera e propria impresa, che dimostra come l’Inter, dopo anni di assenza, abbia ritrovato il suo DNA europeo. L’inno della Champions League non fa più paura. Anzi ora dà la carica ai nerazzurri.