Cosa non torna nell’articolo del New York Times sulla situazione “disastrosa dell’Inter”
Analizziamo il pezzo che sta facendo discutere
“L’Inter, di fronte a una resa dei conti dolorosa, prova a vivere nel presente”. Con questo articolo sull’autorevole New York Times i giornalisti Rory Smith e Tariq Panja hanno proposto, a poche ore dalla finale di Champions League, un’analisi sulla situazione finanziaria dell’Inter. Il tono è piuttosto catastrofico e dunque la community di Passione Inter, sempre molto attenta, ha condiviso con noi le proprie preoccupazioni chiedendoci un parere su questo articolo. Rispettando il lavoro di professionisti autorevoli, in effetti, più di qualche dubbio sorge leggendo queste righe in cui si parla di una squadra rattoppata “tenuta in piedi poco più che da bende e speranza”. Elenchiamo i nostri dubbi.
In apertura si parla subito di un problema di rosa: “Skriniar è uno degli 11 giocatori i cui contratti scadranno, o i cui periodi di prestito termineranno, alla chiusura dell’attuale stagione. Questa realtà ha lasciato il club di fronte alla prospettiva di dover riformare la sua squadra quasi da zero”. Un concetto che, se ci si ferma alla lettura di Transfermarkt come fonte, può essere condivisibile. Il numero dei giocatori in bilico, però, è in realtà differente: cominciando a togliere Gosens e Asllani per i quali sono scattati già le opzioni di riscatto, Dalbert che non è mai stato nei piani di questa Inter e Gagliardini che non verrà rinnovato per scelta. Con de Vrij, poi, c’è già un accordo per il rinnovo e anche su Acerbi si confida di poter trovare un’intesa con la Lazio. Restano Bellanova, Cordaz, Handanovic e D’Ambrosio non propriamente centrali nel progetto, e poi sì, Romelu Lukaku da ridiscutere col Chelsea e Dzeko. Certo, c’è tanto lavoro da fare. Ma la base è una squadra arrivata in finale di Champions League.
Passiamo al secondo punto da discutere. “L’Inter è il club più indebitato d’Italia; secondo i suoi conti pubblicati più di recente, le sue passività totali ammontano a circa $ 931 milioni (circa 866 milioni di euro, ndr)”. Come viene calcolato il dato complessivo del debito? Che cosa prende in considerazione? Con quali scadenze? E i dati sui crediti o la liquidità in cassa vengono considerati? Un numero che sicuramente spaventa i tifosi che leggono la voce debiti, ma che da un quotidiano così autorevole ci si aspetta venga contestualizzato meglio.
Quindi aggiunge: “Negli ultimi due anni per i quali sono disponibili informazioni, ha registrato perdite per quasi 430 milioni di dollari, portando alla punizione dell’organo di governo del calcio europeo”. Punizione che, per inciso, arriva con un Settlement Agreement concordato. Ma soprattutto, sul discorso perdite: l’Inter ha legalmente usufruito della legge post-Covid che ha permesso a tutte le società di spostare il termine per il ripianamento delle perdite al 30 giugno 2027. Ciò non toglie che sia una delle ombre più preoccupanti che incombono sul futuro prossimo dell’Inter, ma il dettaglio che aggiungiamo noi qui, sul New York Times manca.
Ulteriori perplessità sul discorso Oaktree: “Il prestito a Oaktree scadrà il prossimo maggio. Con gli interessi, la somma totale da rimborsare si aggira intorno ai 375 milioni di dollari. Gli introiti derivanti dall’inaspettata corsa dell’Inter in Champions League aiuteranno sicuramente in questo, ma anche l’accondiscendenza a un’altra svendita di talenti”. Perché l’Inter dovrebbe vendere giocatori per ripagare Oaktree? Il finanziamento fa capo alla controllante ed è un aspetto che riguarda i proprietari dell’Inter, non l’Inter stessa (se non per il fatto che le quote sono in pegno).
Ultimo punto: “L’orgoglio, però, non paga le bollette. Ci sono stati momenti in cui la liquidità è stata così scarsa che il club non è stato aggiornato sulla sua quota dei pagamenti per gli architetti e i progettisti che lavorano allo stadio che intende costruire, insieme al Milan, non lontano da San Siro”. Stando ai bilanci, l’Inter nell’ultimo anno fiscale che abbiamo potuto visionare non ha avuto problemi di liquidità di questo tipo. Qual è il punto di ritirar fuori oggi un argomento di almeno due anni fa?
Anche l’aggiunta di alcune dichiarazioni dell’ex dirigente Ernesto Paolillo sembrano una mossa da collage dove vengono messe insieme tante cose, di cui molte corrette ed infatti non neghiamo la situazione non semplice dell’Inter, ma poi è il tono in cui vengono trattate che indirizza l’immagine. E in questo caso sembra quasi si vogliano cercare elementi a sostegno della propria tesi sul caos all’Inter, più che esaminare i fatti.