Che cosa resterà di questa estate dell’Inter?
Ora la parola passa finalmente al campo
L’Inter ha chiuso la sua sessione di calciomercato con un ultimo, sorprendente colpo in entrata. Davy Klaassen, settimo centrocampista che verrà a portare qualità, geometrie ed esperienza nella mediana nerazzurra.
Probabilmente non sarà un acquisto in grado di spostare più di tanto l’asticella del giudizio su questa sessione estiva. Proviamo quindi a tracciare un bilancio di ciò che è stato questo mercato.
Un mercato che a livello internazionale è stato difficile da decifrare per tre fattori:
– L’entrata in scena prepotente dell’Arabia Saudita citata più volte da parte dello stesso Marotta come elemento destabilizzante e difficile da prevedere;
– Un netto ricambio generazionale tra le figure professionali (non solo calciatori) che ha rotto alcuni equilibri classici;
– È la prima sessione estiva dopo la prima stagione che ha segnato l’uscita dagli effetti economici della pandemia (anche se non sono finiti) e per questo tante squadre si sono profondamente rinnovate.
In questo contesto, l’Inter con le sue note difficoltà economiche ha dovuto perseguire tre obiettivi di cui abbiamo parlato più volte:
– Abbassare l’età media della rosa: centrato in parte, rimandando alla prossima estate il completamento dell’opera;
– Abbassare il costo della rosa: centrato, rispettando i paletti UEFA e le richieste della proprietà;
– Mantenere la rosa competitiva per gli obiettivi sportivi: centrato, ma questa è una mia opinione che ovviamente si può discutere.
Il tutto partendo da una finale di Champions League (è bene ricordarlo, quando si parla di azzerare e ricostruire), che ha portato l’Inter all’ottavo posto del Ranking UEFA (partendo da quota 80 all’inizio dell’Era Suning) garantendole uno status rispettato in Europa che la rende:
– Rivale da considerare per le big che, se possono, cercano di non far sedere nessun altro al tavolo delle grandi;
– Club attrattivo per campioni come Pavard, innanzitutto, ma anche Thuram e Frattesi.
Ripenseremo a questa estate come ad un’estate in cui dirigenza ed allenatore hanno trovato una sintonia spesso messa in discussione, da una delle due parti soprattutto, per avviare insieme una rivoluzione di cui, citando Marotta sul caso Arabia, capiremo tutti gli effetti solo tra un anno.
La società è stata riportata sulla strada della sostenibilità per diventare un’azienda profittevole per l’attuale proprietà o renderla più appetibile per un nuovo acquirente? Il 2024 ce lo dirà.
Per rispondere a chi parla di mercato di “reazione” come se fosse stato portato avanti senza programmazione, invece, potremmo dire che magari non tutti i mali vengono per nuocere.
Appare evidente che il piano originario prevedesse un colpo a zero d’esperienza come sostituto di Skriniar (Nacho e poi Azpilicueta) per far spazio al grande ritorno di Lukaku a cifre da scommessa che avrebbe dovuto garantirti risultati di alto livello. Saltato questo piano, è evidente che sono subentrati ritardi e indecisioni da cui bisognerà trarre insegnamento per evitare nuove problematiche di questo tipo.
La scelta finale, quella più importante, è ricaduta sul tandem Arnautovic-Pavard, responsabilizzando giustamente Thuram: sarà il campo a dire se è stata la decisione giusta.
Fatico invece a capire la dinamica del caso Samardzic, soprattutto per come avrebbe poi inciso, con il suo arrivo, sulle ultime operazioni necessarie. Resta una macchia che farà discutere, più dei casi Lukaku e Scamacca. Ma ne ho parlato al punto 2, più sopra, delle novità del contesto internazionale di questa estate.
Estate che ricorderemo anche per la decisione netta di cambiare le colonne portanti di questa squadra, responsabilizzando Bastoni, Barella e Lautaro Martinez e lavorando su Calhanoglu per la svolta definitiva della sua carriera facendo fuori un totem come Brozovic sul quale, un anno fa, ci chiedevamo chi prendere per fargli fare quelle 2 o 3 partite l’anno che il croato avrebbe saltato.
Estate in cui i toni si sono accesi, col mantra de “l’offerta mimata” (c’è chi ha messo in giro voci secondo le quali le offerte per i vari giocatori erano in realtà finte e non si sarebbe investito più nulla). La verità, alla fine, ha detto che è stato impegnato tutto ciò che è stato incassato. Bastava attendere.
Le partite durano 90 minuti più recupero, torna la citazione visto che torna il campo.
A proposito di campo. Il sorteggio dei gironi di Champions League ha detto Benfica, Salisburgo e Real Sociedad. Il nostro status ci impone di guardare con fiducia all’obiettivo di passare per primi in questo girone. Ciò vorrebbe dire continuare a sognare che è la cosa più importante, incassare in maniera importante per volare verso la sostenibilità, agguantare il nuovo Mondiale per Club e poi puntare dritti anche alla nuova Champions League dell’anno prossimo che sarà ancora più ricca.
Per questo è fondamentale ottenere risultati sportivi importanti in questa stagione in cui, una rivoluzione totale, avrebbe potuto aggiungere varie incognite proprio ad un passo da un traguardo di grande spessore.
Per questo il nostro voto al mercato è alto, nonostante paletti, ritardi e qualche errore. Ora il campo.
I primi segnali estivi sono stati molto interessanti.
Ci divertiremo.