Cosa succede all’Inter dopo l’infortunio di Taremi
E perché mette a nudo la vera priorità di mercato
Non serviva l’infortunio di Mehdi Taremi per capire che cominciare la nuova stagione – e che stagione, la più lunga di sempre! – con il reparto d’attacco attuale sia pura follia. O forse, a qualcuno sì. A qualcuno sì perché mette per la prima volta i tifosi nerazzurri e l’ambiente Inter di fronte allo scenario concreto, che può capitare fisiologicamente durante la stagione: un attaccante si fa male, la prima e unica alternativa dalla panchina diventa Marko Arnautovic.
Con tutto il rispetto per l’austriaco, non si può pensare di vivere una stagione così. Neppure se Lautaro Martinez, Marcus Thuram e Mehdi Taremi stessero sempre bene, perché in questa stagione più che in ogni altra servirà ricorrere a rotazioni sistematiche, operazione che necessita di un’affidabilità pressoché totale nei 22 giocatori di base.
Sia chiaro, l’infortunio dell’iraniano non è nulla di particolarmente grave, ma lo pone già in dubbio per la prima giornata di campionato contro il Genoa il prossimo 17 agosto. Con Lautaro che comincerà la preparazione solo l’8 agosto, c’è la possibilità concreta di dover partire subito con la coppia Thuram-Arnautovic che lo scorso anno non ha dimostrato – eufemismo – particolare affinità.
Inter, serve un attaccante sul mercato
Un nuovo attaccante all’Inter serve e deve essere affidabile. A Simone Inzaghi va concessa la possibilità di ruotare quattro punte senza perdere troppo in termini di efficacia, ma soprattutto manca un interprete dalle caratteristiche diverse, perché l’attacco nerazzurro – diciamolo – oggi è assortito male. L’intesa fra Lautaro e Thuram non è in discussione e neppure il valore di Taremi, ma ai campioni d’Italia in carica serve un altro innesto, una seconda punta abile nel dribbling, che aggiunga imprevedibilità ed estro alla manovra sia da titolare che a partita in corso, soprattutto nei match bloccati in cui serve fare gol.
La soluzione migliore sarebbe quella di cedere sia Marko Arnautovic che Joaquin Correa prendendo un quarto attaccante integro, forte e in età adeguata, ma molto probabilmente sarà difficile convincere l’austriaco a fare le valigie (e pare che nessuno, ad Appiano Gentile, voglia metterlo in discussione). E allora che si vada su una quinta punta, perché così l’Inter non può partire, di fronte a una stagione che andrà da un minimo di 52 a un massimo di 69 partite.
La soluzione Mkhitaryan avanzato
Puntuale come il tormentone estivo di Elettra Lamborghini o la diffusione dei brani di Michael Bublé a Natale, si è fatta strada negli ultimi giorni la solita ipotesi che prevede l’avanzamento di un centrocampista come possibile punta, in modo da colmare le lacune presenti in attacco. Certo, Henrikh Mkhitaryan potrebbe agire dietro a un centravanti, ma i nerazzurri perderebbero il suo essenziale apporto a centrocampo, oltre al fatto che un attaccante – di norma – deve saper calciare in porta e quello è l’unico fondamentale nel quale Mkhitaryan è visibilmente calato durante gli ultimi anni.
L’armeno potrebbe essere impiegato lì in amichevole, ma immaginarlo spesso in quella posizione, durante le partite vere, risulta difficile. Tanto più se l’unica volta in cui Inzaghi ha davvero puntato su un centrocampista in posizione più avanzata risale alla sua prima gara da allenatore dell’Inter: era il 21 agosto 2021, anche questa volta contro il Genoa ma a San Siro. In quella posizione giocava Stefano Sensi, ma si trattava di una scelta obbligata vista la squalifica di Lautaro, l’indisponibilità di Sanchez e un Correa in procinto di arrivare dalla Lazio. L’unico attaccante a disposizione era Edin Dzeko.
All’Inter, a questa Inter, non serve però una soluzione d’emergenza. O almeno non le serve se davvero vuole alzare l’asticella e competere su tutti i fronti, cosa che l’anno scorso non ha fatto, avendo vissuto un campionato leggendario ma anche una precoce eliminazione da Champions League e Coppa Italia.
E allora è il caso di farsi una domanda. Vale davvero la pena spendere il budget a disposizione ricavato dalle cessioni, pari a circa 15-20 milioni di euro, per il ruolo di vice Bastoni? Si tratta di una posizione in cui possono giocare all’occorrenza Carlos Augusto, Acerbi, Bisseck, Darmian o Dimarco. Oltre al fatto che intorno a dicembre (realisticamnete) farà ritorno in campo Tajon Buchanan, colmando il buco in rosa. Vale davvero la pena investire lì e non in attacco?