Zielinski: “Mai fatta una preparazione così dura. Ecco perché ho scelto l’Inter”
L'intervista del centrocampista polacco
Dopo l’amichevole pareggiata a Pisa nella quale è stato impiegato nuovamente da titolare, Piotr Zielinski concede un’intervista esclusiva a La Gazzetta dello Sport quando mancano due settimane esatte all’inizio della Serie A, con l’Inter di scena a Marassi contro il Genoa. Ecco i principali temi trattati dal centrocampista polacco:
INZAGHI – “Ottimo impatto, sia con lui che con lo staff, parliamo già molto. Rispetto al passato, devo lavorare in maniera diversa quando non abbiamo la palla, ma sono meccanismi che impari un po’ alla volta. Non avevo mai fatto una preparazione così dura, ma è solo un bene: sono sicuro che vedrò gli effetti più avanti. L’identità che dà Inzaghi è simile a quella degli altri maestri italiani che ho avuto come Sarri, Spalletti, Ancelotti: giocare la palla, mantenere il possesso, creare occasioni. Un Dna che appartiene a questa Inter e apparteneva anche al Napoli“.
RITIRO – “I primi giorni sono stati un po’ complessi, era tutto nuovo e poi non è facile cambiare dopo 8 anni. Ma devo dire che ogni giorno va sempre meglio, conosco un po’ di più l’ambiente, che è sano e per questo è facile adattarsi. Prima di venire, avevo parlato con Arnautovic: gli ho chiesto consigli su tutto, aveva ragione a dire che mi sarei trovato bene“.
MILANO E NAPOLI – “A Napoli ho passato anni indimenticabili, ho pure comprato casa poco prima di lasciare la città, quindi ci tornerò. Adesso è il momento di vivere e scoprire Milano: anche qui ho trovato un bel sole! La battuta di De Laurentiis sulla nebbia? La nebbia in Polonia c’è davvero, non mi offendo. Era solo una battuta, niente di più“.
PERCHÉ L’INTER – “Avevo altre possibilità, in Italia e all’estero. C’erano anche club disposti a pagare qualcosa a gennaio, ma guardando le qualità dei giocatori dell’Inter e il modo in cui venivano messi in campo da Inzaghi ho pensato che fosse il posto giusto. Ho scelto il progetto senza dubbi e ho aspettato. L’Arabia Saudita? Quando mi cercavano ci ho pensato un giorno o due, ma poi ho deciso con la mia famiglia di restare a Napoli: c’erano molti soldi in ballo, ma mi interessa più la vita. Ora non vedo l’ora di giocare a San Siro che è mitico: lì ho segnato con la maglia azzurra, adesso voglio farlo in maglia nera e azzurra”.
CENTROCAMPO INTER – “Il nostro è un centrocampo tra i migliori d’Europa. E adesso che sono arrivato io, è ancora più forte (ride, ndr). Scherzi a parte, quando giocavi contro questa mediana ti accorgevi subito di quanto fosse intensa, completa: appena perdevano palla, ti aggredivano. Per quanto riguarda la concorrenza, io spero di giocare più partite possibili, ma quello che conta è farsi trovare pronti, perché il tuo momento prima o poi arriva. Cosa aggiungo al reparto? Le mie giocate, di qualità, ma anche esperienza perché a 30 anni qualcosa l’ho vista…Voglio dare all’Inter più gol e assist possibili“.
DIFFERENZE TRA INTER E NAPOLI – “Diciamo che qua all’Inter c’è più abitudine alla vittoria, non c’è il rischio di farsi prendere troppo dall’entusiasmo e questo può aiutare nel ripetere grandi risultati. Attorno a me vedo solo una grandissima voglia di confermarsi“.
OBIETTIVO INTER – “Oltre allo scudetto, il sogno di tutti non può che essere la Champions. Non esiste niente di più grande per un giocatore, anche perché il Mondiale per Club è ancora qualcosa di sconosciuto. Non è impossibile farcela per una squadra capace di arrivare fino alla finale e che possiede così tanta qualità. L’Inter è fortissima: basti guardare a quanto sia stata superiore l’anno passato. Poi a quello scheletro vincente ci siamo aggiunti io, Taremi, Martinez…”.
TAREMI – “È un tipo per bene. Educatissimo e tranquillo, ha la testa giusta del campione, è concentrato solo sul gol. La cosa che mi ha colpito, oltre al fisico e alla capacità di difendere la palla, è la sua freddezza. Quando arriva davanti la porta, la butta sempre dentro“.
COMPAGNI DI CENTROCAMPO – “Calha è precisione pura, ma ciò che impressiona è la fase difensiva, l’aggressione, la corsa. Barella sa fare tutto alla perfezione e poi che intelligenza calcistica ha Mkhitaryan? Non è un caso che alla sua età sia ancora così in forma e che abbia giocato in tante grandi squadre. Uno così lo osservi per imparare. Difficile togliere spazio a loro? Quest’anno ci saranno più partite, sarà lunghissima, ma ribadisco che io devo solo essere…caldo“.
IL NUMERO 7 – “È giusto che il 20 resti ad Hakan, ho chiesto se il 7 era libero e poi me lo sono preso io. È un bel numero, lo usava mio padre e piaceva anche a mio fratello. Mi toccherà comprare diverse magliette da regalare…”.