Morata all’Inter: è l’attaccante giusto dopo Lukaku?
Analisi completa sull'attaccante spagnolo
L’Inter va su Alvaro Morata: può essere lui il primo colpo in attacco dopo l’esplosione del caso Lukaku e l’interruzione delle trattativa per il belga, che per il momento rimane al Chelsea.
Tra tanti nomi che sono spuntati in queste ore la dirigenza nerazzurra sembra aver deciso di provare a chiudere in tempi brevi l’acquisto dell’attaccante spagnolo, classe 1992: contatti in corso con l’Atletico Madrid che chiederebbe circa 20 milioni di euro, la cifra della clausola, e l’Inter che prova ad aprire le trattative attorno ai 15 milioni.
Alla Roma c’è Mourinho che lo vorrebbe quasi a tutti i costi, ma dopo l’ultimo incontro la pista giallorossa sembra essersi raffreddata e la sensazione è che Morata voglia l’Inter e se l’Inter deciderà di chiudere, riuscirà a prenderlo.
Attualmente lo spagnolo guadagna 8 milioni di euro, ma formalmente è in scadenza di contratto nel 2024 e ha pronto un rinnovo a cifre ribassate. All’Inter si potrebbe ragionare su un ingaggio da 5,5 o 6 milioni di euro, che però non beneficerà del decreto crescita. Quindi, al lordo, lo stipendio di Morata peserà più o meno quanto era stato preventivato per Lukaku, forse qualcosina in più.
Le prossime ore saranno probabilmente già decisive perché Inzaghi e l’Inter vorrebbero un nuovo attaccante da aggiungere a Lautaro e Thuram (oltre Correa, possibile partente) per la partenza per la tournée in Giappone, fissata per il 23 luglio.
Ma a livello di caratteristiche, che giocatore è Morata? E soprattutto: sarebbe un buon colpo per l’Inter?
Alvaro Morata è un nome che non sorprende, perché è il tipo di colpo che ti aspetti dall’Inter di Marotta e Inzaghi in questo momento.
Un attaccante pronto subito, di grande esperienza internazionale, abituato alle notti di Champions e che come tipo di gioco si incastra bene con lo stile di Inzaghi. Un attaccante di qualità assoluta ed indiscussa. Praticamente ambidestro, capace di calciare sia di potenza che di precisione, molto reattivo negli spazi stretti. È bravo nel primo controllo, ma ama molto anche condurre il pallone con qualità.
Prima di tutto però è un giocatore che ama giocare in spazi grandi, in un calcio verticale cerca di dare sempre profondità alla manovra, sia partendo palla al piede che ricevendo sulla corsa. Un centravanti però molto diverso da Edin Dzeko: il bosniaco è più regista offensivo e in grado di far salire la squadra. Morata quando gioca muovendosi a venire in contro è fulmineo: o fa la sponda di prima o la stoppa per girarsi e volare in porta. Se guardate dei video su YouTube lo vedrete fare molto spesso cose di questo genere.
In più forte di testa. Molto forte di testa. Quasi un metro e 90, è un fattore da tenere a mente soprattutto con i diversi crossatori che ha l’Inter, da Dimarco a Barella e a quanto pare anche Cuadrado.
Morata è un giocatore che con le sue caratteristiche è in grado di risolvere le partite o comunque di cambiare anche a gara in corso, per questo molto amato da alcuni tecnici in particolare. E anche in notti importanti si fa sentire. La Juventus lo ricorda perché decisivo contro il Real Madrid in semifinale di Champions (vinta due volte dopo la Juve) e poi in gol anche contro il Barcellona in finale, in finale di Coppa Italia contro il Milan, in Supercoppa Italiana contro il Napoli. Anche con l’Atletico è stato decisivo, ad esempio, per eliminare il Liverpool e in generale si è fatto sentire, anche se non in maniera costante. E qui arriviamo agli aspetti meno positivi.
Morata è un attaccante di alto livello. Ha giocato con Atletico Madrid, Real Madrid, Chelsea e Juventus, spostando con i suoi trasferimenti oltre 200 milioni di euro in carriera: se rimane sempre in queste squadre qua, un motivo c’è. Appartiene a questa categoria, parafrasando Massimiliano Allegri.
Allo stesso tempo però ha deluso un po’ le attese. Dal punto di vista del talento erano convinti che fosse il miglior attaccante della scuola di Madrid dopo Fernando Torres, rispetto al quale però ha fatto meno. Ed è vero che le squadre in cui ha militato sono tutte importanti, ma in ogni posto è stato poco e ha cambiato spesso, per vari motivi.
Fatto sta che la più grande critica che gli viene mossa è relativa ai pochi gol segnati. In effetti per le qualità tecniche che ha segna poco, molto spesso perché prende la decisione sbagliata quando si trova in 1 contro 1. E poi, presumiamo, perché partendo sempre da lontano è inevitabile che possa mancare un po’ di lucidità nella zona calda. I numeri dicono che in area di rigore avversaria tocca 4,72 palloni a partita (dato sugli ultimi 365 giorni), decisamente sotto la media degli attaccanti europei.
E per quanto riguarda i gol, in carriera non ha mai segnato più di 15 gol in un singolo campionato. Alla Juve, tre stagioni fa con Pirlo, ne ha raggiunti 20 in totale tra tutte le competizioni, poi con Allegri è calato in termini di numeri e nell’ultima stagione all’Atletico ha segnato 15 gol totali, 2 in coppa del Re, e fornito tre assist.
Tutto questo va però contestualizzato.
Innanzitutto perché con Allegri la Juve in generale è stata meno offensiva e prolifica (aveva segnato 57 gol in campionato in totale, l’Inter 84), e anche Simeone non è noto per far divertire gli attaccanti. Ma guarda caso Morata, insieme a Griezmann, ha svoltato dopo il Mondiale in Qatar quando Simeone ha cambiato modulo, alzando il baricentro e provando un gioco più offensivo. Nella prima parte di stagione Morata aveva firmato 4 gol, nella seconda gli altri 11. Quindi un sistema di gioco più offensivo lo valorizza e comunque la doppia cifra l’ha sempre garantita in carriera.
Alla luce di questo, considerando l’Inter di Inzaghi tendenzialmente una squadra più votata all’attacco, due osservazioni finali:
- Nell’ultima stagione l’Inter è arrivata terza con 71 gol segnati, secondo attacco dietro al Napoli, ma con addirittura 42 subiti, 14 in più del Napoli. Gli attaccanti dell’Inter in campionato hanno rispettivamente segnato: Lautaro Martinez 22 gol, Lukaku 10, Dzeko 9, Correa 3.
Trovare qualcuno che ne faccia più (o almeno gli stessi) dei 3 di Correa non dovrebbe essere difficile, Lautaro può ambire a confermarsi anche perché raggiungerebbe Icardi nei marcatori all time dell’Inter. Tra Thuram e eventualmente Morata bisogna mettere insieme 20 gol per fare meglio dell’anno scorso. Le potenzialità per farlo ci sono, considerando che anche dietro l’Inter potrebbe aver aggiunto qualche gol soprattutto con Frattesi. Fermo restando che la vera chiave sarà diminuire i gol subiti: 42 sono troppi per avere grandi ambizioni.
2. Allo stesso tempo Morata è un giocatore per me abbastanza Inzaghiano, ma le cifre dell’investimento sembrano un po’ alte per un calciatore che va verso i 31 anni e sulla carta non sposta gli equilibri in maniera determinante. E dal punto di vista del tandem con Lautaro Martinez e Thuram siamo curiosi di capire come lo utilizzerà Inzaghi, che coppie farà e come riuscirà a farli convivere.
Lo spagnolo è più abituato a partire dal centrosinistra per convergere verso il centro, al momento è una zona di campo dove giocano molto sia Lautaro che Thuram, e anche come attaccante di movimento non è come un Benzema perfetto per aprire gli spazi a Cristiano Ronaldo: in queste letture Morata non è bravo come Benzema.
Mentre nella ricerca della verticalità e degli scambi veloci è decisamente bravo e questo potrebbe essere un ulteriore indizio sull’Inter con più alternative di gioco che sta nascendo, in grado di combinare momenti di possesso e altri di verticalità immediata
Detto che, in chiusura, un attacco composto da Lautaro, Thuram, Morata e al momento Correa inevitabilmente partirebbe con altri obiettivi rispetto ad un attacco che comprende il ritorno di Lukaku. Con Big Rom saresti ripartito per vincere lo scudetto, con questo attacco così sulla carta riparti intanto per stare nelle prime quattro e poi fare il più possibile per competere per lo scudetto fino all’ultimo. Possibilmente poi Correa andrebbe sostituito con un attaccante più fisico, che possa fare più da riferimento. Anche se per ora non sembra semplice.