Perché l’Inter dovrebbe tenere Sensi (e perché no)
Analisi completa sul centrocampista che sta incantando in amichevole
Un gol contro il Lugano, poi le reti decisive per la vittoria sul PSG in Giappone e in Austria con il Salisburgo. Se Stefano Sensi doveva sfruttare la preparazione estiva per creare qualche dubbio all’Inter o almeno suscitare interesse sul mercato, possiamo dire che il primo obiettivo stagionale lo ha centrato. Tant’è che ora tra i tifosi ci si interroga: tenerlo o non tenerlo?
Stefano Sensi è nato il 5 agosto 1995, ha appena compiuto 28 anni. Arrivato all’Inter nel 2019, ha il contratto in scadenza nel 2024 e al momento non c’è l’ipotesi di rinnovo sul tavolo, per cui dovrà essere venduto quest’estate oppure tenuto fino alla naturale conclusione del vincolo contrattuale.
Nelle sue due stagioni e mezze di Inter ha collezionato 52 presenze totali con 4 gol e 4 assist, saltando per infortuni vari 47 partite (dato Transfermarkt). Poi i due prestiti: sei mesi alla Sampdoria (11 presenze, 1 gol e 4 partite saltate per infortunio) e lo scorso anno al Monza (30 presenze totali, 3 gol, 2 assist e 6 partite saltate per infortunio). Al Monza ha vissuto una buona prima parte di stagione prima dello stop (traumatico, non muscolare) che lo ha condizionato nel periodo pre e post-Mondiale. A marzo torna ad incidere, salvo poi gradualmente perdere posizioni nelle gerarchie proprio nel periodo migliore della squadra di Palladino.
Alcuni numeri sulla sua ultima annata:
- è risultato nel miglior 8% dei centrocampisti europei per numero di passaggi progressivi (dentro l’area di rigore avversaria o in avanti a partire da dopo il 40% del campo);
- nel miglior 7% per passaggi tentati (con una percentuale di riuscita leggermente superiore alla media), soprattutto nell’ultimo terzo di campo (area avversaria);
- nel miglior 15% per azioni che hanno portato ad un tiro della propria squadra;
- le statistiche evidenziano che è stato spesso un fulcro del gioco nella zona centrale del campo per accendere l’azione offensiva;
- nella media dei centrocampisti per dribbling;
- dal punto di vista difensivo ha fatto bene soprattutto nel recupero dei palloni in davanti la propria area di rigore, meno in campo aperto e nel primo pressing sui costruttori avversari;
- sui duelli è nella media, nettamente al di sotto invece quelli aerei considerata anche la statura.
*fonte Fbref, dati sugli ultimi 365 giorni
Dati che suggeriscono una stagione importante dal punto di vista del gioco offensivo. Importante però sottolineare che sono stati misurati su 1618 minuti giocati. Barella, per fare un esempio, viene misurato dallo stesso portale su 3608 minuti, oltre il doppio. Avere la stessa costanza sul doppio del minutaggio è un altro conto. E alcuni numeri di azioni pericolose create sono ovviamente condizionati anche dalla sua abilità sui calci piazzati: non tutti i pericoli sono generati da azioni in campo aperto.
Di seguito la heatmap della sua stagione al Monza, ovvero dove è stato maggiormente impegnato come porzione di campo:
Svaria molto sul centrocampo, partendo però principalmente dal centro sinistra nel sistema di Palladino che prevedeva il 5-4-1 in fase di non possesso ed il 3-4-2-1 o 3-1-5-1 in fase di possesso palla.
Tatticamente e tecnicamente riaccoglierlo nell’Inter di Inzaghi non dovrebbe essere un problema: da mezzala sinistra del 3-5-2, con compiti da doppio playmaker ed incursore, o da regista da alternare all’occorrenza con Calhanoglu e Asllani.
Qui però si pongono alcuni temi, il primo quello dell’abbondanza. Non un male, di per sé, ma al momento Sensi parte come settimo centrocampista in un reparto che comprende le seguenti coppie:
- Barella-Frattesi a destra (con Barella all’occorrenza anche a sinistra);
- Calhanoglu-Asllani al centro;
- Mkhitaryan-Samardzic a sinistra (in attesa di capire se Samardzic effettivamente sarà il vice-Mkhitaryan in partenza).
Di base, in qualsiasi ruolo, un impiego di Stefano Sensi superiore alle situazioni di emergenza finirebbe per togliere spazio ad uno dei giovani in rampa di lancio: Frattesi, Asllani o Samardzic. Un problema di cui si è discusso anche la scorsa stagione.
Partire da settimo centrocampista vorrebbe dire comunque avere possibilità di minutaggio, seppur ridotto: l’anno scorso è bastato un infortunio (a turno si sono fermati Brozovic, Calhanoglu e Mkhitaryan) per creare qualche difficoltà nelle rotazioni). Magari garantendo una soluzione alternativa? Viste le difficoltà riscontrate sul mercato degli attaccanti e la quantità di talento e tecnica in mezzo al campo, c’è chi ipotizza anche un impiego da trequartista a supporto di un’unica punta. Un’ipotesi, appunto, che per ora però ha trovato ben poco riscontro nei test di Inzaghi che in questa direzione sono stati rarissimi in questi tre anni. Anche questa estate, comunque, il tecnico ha scelto il gioco delle coppie coinvolgendo Thuram, Lautaro, Correa e anche Sebastiano Esposito, salvo gli ultimissimi minuti della gara contro il Salisburgo dove però, appunto, capitan Martinez era assente e gli attaccanti erano finiti.
Si pone comunque il problema delle liste:
- Per l’inserimento nell’elenco della Serie A (visti i vantaggi di Asllani e Samardzic considerati Under 22 e Bastoni inseribile da vivaio Inter) non ci sarebbero difficoltà, gli slot ci sono;
- In lista Champions League le cose cambiano e l’inserimento di Sensi porterebbe all’esclusione di un calciatore della lista “altri”, da pescare nei reparti più completi: il centrocampo (Samardzic? Poco probabile)? Gli esterni? Audero? Più probabile lo stesso Sensi.
Lasciando per ultimo poi uno degli aspetti più importanti, ovvero la questione economica. Secondo i nostri calcoli con le operazioni di mercato ufficializzate fino a questo momento (Sommer l’ultima) l’Inter ha ottenuto un abbassamento del costo squadra di circa il 23%. Per mantenere l’obiettivo di ridurre, a fine mercato, del 15% i costi per la rosa, ci sarebbe uno spazio a bilancio da circa 18 milioni di euro in questo momento (ammortamento+ingaggio lordo). Sensi ne pesa circa 10: risorse che potrebbero fare nettamente la differenza nel tentativo di raggiungere il nuovo attaccante e anche il difensore, due pedine che mancano.