Analisi

5 cose che abbiamo imparato dalla tournée in Giappone

Pareggio per 1-1 contro l’Al-Nassr e vittoria in rimonta sul PSG per 2-1. Due risultati positivi per l’Inter che rientra dalla tournée in Giappone con un carico di nuove consapevolezze, ma anche dettagli su cui lavorare che non sono solo legati alla brillantezza fisica da trovare, impossibile da chiedere in questo momento in cui i carichi sono pesanti per mettere benzina nel serbatoio in vista della stagione.

Sempre sottolineando che si tratta di calcio estivo e con valenza ancora molto relativa, analizziamo cinque spunti di riflessione emersi da questi primi veri e propri test in ottica campionato.

1. L’identità di gioco

Nonostante la rivoluzione con tanti addii e facce nuove, l’Inter riprende un po’ da dove aveva lasciato. L’impianto di gioco non è variato e questo consente ai nuovi arrivati di integrarsi in un sistema che funziona. Non solo: anche in un momento in cui le gambe non sono ancora al 100%, lo stile collaudato ha permesso di gestire bene le risorse e chiudere in crescendo nelle due partite. Un esempio è il secondo gol contro i parigini che nasce da un lancio verticale preciso del bravissimo Filip Stankovic: sembrava che dopo Onana non si potesse più costruire dal basso, invece anche con il portiere che pare sempre destinato a partire in prestito sono nati potenziali pericoli offensivi e, appunto, un gol.

2. Limiti dell’attacco

Dall’altro lato però almeno per ora si rivedono alcune di quelle criticità offensive accusate già l’anno scorso. In particolare la mole di gioco prodotta non ha trovato corrispondenza nel numero di grandi occasioni da gol generate. I gol sono arrivati tra l’altro da due centrocampisti (Sensi e Frattesi, autore anche di due assist) e un solo attaccante (Sebastiano Esposito, in partenza). È un bene aver più bocche da fuoco, ma agli attaccanti si dovrà chiedere di più in zona gol.

3. Profondità di rosa

Il mercato non è ancora completo e anzi mancano diversi elementi da mettere a disposizione di Inzaghi. Soprattutto con il PSG però la sensazione già ora è stata che nonostante le tante sostituzioni, il livello qualitativo della squadra non si è abbassato nell’arco dei 90 minuti. Anzi, è arrivato anche lo sprint finale con innesti che hanno fatto subito la differenza. Puntellando con gli ultimi colpi, può nascere una squadra magari meno forte sulla partita secca, ma più strutturata per una stagione e in grado di tenere botta anche con le rotazioni.

4. Chi sale

Parlando dei singoli ci sono pochi dubbi sulla palma di migliore della tournée da assegnare a Frattesi con un gol e due assist si è dimostrato subito nel vivo della manovra, con tanta voglia di fare e inserimenti puntuali. Contro i parigini ha beneficiato soprattutto della vicinanza con Cuadrado che rispetto al più… “tecnicamente timido” Dumfries ha tramutato in oro alcune azioni palla a terra che avevano bisogno di idee chiare, tempismo giusto e qualità per trasformare delle semplici manovre in pericoli offensivi. Da capire ora con l’arrivo imminente di Samardzic come saranno ricollocate le coppie, considerando che per ora Barella, con in campo Frattesi, è sempre stato spostato a sinistra dove oltre al serbo ci sarà anche un Mkhitaryan di cui difficilmente Inzaghi si priverà. Bene anche Filip Stankovic, Sensi e Darmian solito jolly buono ovunque.

5. Da rivedere

Un po’ di nervosismo per Barella, mentre c’era grande curiosità soprattutto su Marcus Thuram che ha confermato miglioramenti mettendo in mostra qualità e tecnica sia nei movimenti che soprattutto nel controllo del pallone, ma deve ancora acquisire tutto quello che chiede Inzaghi ad una prima punta. C’è da lavorare o da trovarne una vera, di punta, pronta subito dal mercato. Dumfries in una squadra sempre più votata alla qualità nel palleggio rischia di calare vistosamente, mentre Correa è chiaramente sempre più ai margini (nonostante lo zampino in un gol). Bisseck ancora buone doti di personalità e gioco col pallone, da rifinire sulla fase difensiva.

Lorenzo Polimanti

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