Un’Inter stanca mentalmente, e forse un po’ appagata dopo la partita di domenica sera contro la Juventus, incappa in un pareggio a reti bianche nella sfida della Dacia Arena contro l’Udinese. Il punteggio non permette di agganciare il Milan in vetta, nonostante i rossoneri siano stati sconfitti per 3-0 a San Siro dall’Atalanta.
L’analisi di oggi è più povera del solito. Questo perché la partita non ha offerto particolari spunti tattici. L’Inter incappa in una giornata-no, che riporta alla mente antichi demoni. Il possesso palla compassato e sterile è stato il primo problema della formazione allenata da Conte, scesa in campo in questo modo:
Per la prima volta in campionato, Conte non cambia nemmeno un uomo rispetto alla partita precedente, la già citata vittoria contro la Juventus. Dopo la straordinaria prestazione dei nerazzurri domenica sera, l’allenatore leccese contava in una conferma dai suoi uomini fidati. Oggi non è andata come sperava.
Contro l’Udinese c’è stata un’altra prima volta, meno lusinghiera: l’Inter non è riuscita a segnare nemmeno un gol. Con 45 gol in 18 partite, non era mai accaduto prima in questa Serie A. I ragazzi di Conte hanno il miglior attacco del campionato (seconda l’Atalanta con 44 gol), ma oggi le polveri erano bagnate.
Nonostante le grandi occasioni capitate, soprattutto a Lautaro Martinez, Musso non ha dovuto raccogliere la palla dalla propria rete. L’azione più golosa capita proprio sui piedi del Toro al 23′ minuto, quando Bonifazi sbaglia clamorosamente un passaggio in uscita e serve proprio Martinez solo davanti al portiere, ma è bravissimo l’estremo difensore dei friulani a deviare in angolo con un gran guizzo. L’altra azione rilevante è un bel destro al volo di Barella, al 29′ minuto, sugli sviluppi di un calcio d’angolo: la sciabolata esce anche qui di non più di un metro.
Dopo queste due azioni, la manovra interista latita e non riesce più a essere pericolosa.
Nel secondo tempo, tuttavia, molte azioni capitano sui piedi di Hakimi, che è sembrato poco lucido durante la partita e non ha mai fatto la scelta giusta una volta trovatosi con la palla dentro l’area di rigore. Per il resto, l’Inter ha provato come sempre ad affidarsi a Lukaku per le sponde, ma anche il gigante belga ha avuto grosse difficoltà a toccare palloni in zona pericolosa.
Il fondamentale in cui i nerazzurri hanno peccato è stato l’ultimo passaggio: una volta giunti sulla trequarti avversaria, i giocatori tendevano a stringersi e avvicinarsi l’uno all’altro, occupando meno spazi e togliendo punti di riferimento ai loro compagni, permettendo così alla difesa dell’Udinese di tenerli a bada più facilmente.
Il lento e continuo possesso palla, e la quasi totale assenza di cambi di campo, hanno permesso ai friulani di chiudersi bene in difesa, controllando piuttosto agevolmente le scorribande interiste. Hakimi ha sfondato sulla sua fascia con regolarità e si è fatto sempre trovare pronto per raccogliere i passaggi filtranti di Barella o Lukaku, ma la mancanza di lucidità in area in più di un’occasione non gli consente di agguantare la sufficienza.
La passività dell’Udinese e l’assenza di pressing al di sopra del centrocampo (eccezion fatta per i primi 15 minuti, in cui i friulani erano partiti a spron battuto per provare a sfruttare l’effetto-sorpresa) ha permesso non solo a Bastoni ma anche a Skriniar di alzarsi sulle rispettive fasce di competenza e superare il centrocampo in ogni azione di possesso. Una volta lì, però, lo slovacco sembrava un po’ spaesato senza lo scarico facile su Brozovic, e spesso è stato costretto a ripiegare sul compagno di reparto De Vrij, senza causare pericoli o aver spostato la difesa avversaria.
Nonostante al 70′ siano arrivati ben tre cambi contemporaneamente (Sanchez per Lautaro, Perisic per Young e Sensi per Vidal), la partita non ha cambiato volto. Sensi, dopo non aver giocato neanche un minuto per una manciata di partite, non riesce a dare la svolta e non entra in campo nel modo giusto, rallentando ulteriormente la manovra. Perisic è stato decisamente negativo, e Sanchez è stato accerchiato ogni volta che è entrato in possesso di palla.
A differenza di altre volte, dunque, i nuovi entrati non hanno avuto lo sprint giusto, e, a parte una conclusione velleitaria di Sensi da fuori area, si sono a malapena iscritti alla partita.
Gotti ha disposto in campo una squadra su misura per cercare di fermare l’Inter, dopo esser riuscito a pareggiare anche con l’Atalanta. Forse non è un caso che i primi due attacchi della Serie A non abbiano tirato fuori i 3 punti dalla Dacia Arena: l’Inter non è riuscita nemmeno a segnare.
Pur non marcando a uomo Brozovic, il creatore di gioco dei nerazzurri, per bloccare la manovra interista l’Udinese ha saputo fare densità nella propria metà campo, soffrendo poco, e giocare con il cronometro negli ultimi minuti di gara (Conte ha avuto da ridire sull’entità del recupero ed è stato espulso).
Non è il caso di disperare. Dopo il grande sforzo profuso contro la Juventus, Conte potrà accettare una partita sottotono dei suoi giocatori. Certo è che l’occasione era ghiotta e, soprattutto alla luce del risultato di San Siro, se vuole vincere il campionato l’Inter dovrà avere il killer instinct giusto nelle partite da vincere.
Non c’è dunque tempo per recriminare, martedì si è di nuovo in campo nella sfida dei quarti di finale di Coppa Italia contro il Milan e sabato sera inizia il girone di ritorno, con il Benevento che arriverà a Milano. La stagione entra nel vivo.
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