Analisi

Perché l’Inter dovrebbe tenere Dumfries (e perché no)

PERCHÉ NON TENERE DUMFRIES

Il passaggio di proprietà da Suning a Oaktree ha avuto alcuni effetti, su tutti l’avvicendamento fra Zhang e Marotta alla presidenza, ma non ha cambiato le strategie e le linee guida per il prossimo calciomercato: l’Inter dovrà chiudere a saldo zero. Si investe quello che si incassa, o viceversa (spesso, l’ordine degli addendi qui fa la differenza). Il club nerazzurro non vuole cedere i big e quindi ritiene intoccabili i vari Lautaro, Barella, Bastoni, Dimarco, Calhanoglu, Thuram. Al tempo stesso, però, servono cessioni per finanziare il mercato in entrata. E allora, l’unico giocatore ritenuto non di fascia altissima ma in grado di portare una cifra discreta, sui 30 milioni di euro, è proprio Denzel Dumfries. Cedere l’olandese potrebbe quindi non essere una necessità, come spesso si dice, ma una scelta.

Non bisogna sottovalutare, inoltre, il fatto che il numero 2 sarà protagonista ai prossimi Europei con l’Olanda e il ragazzo tende ad esaltarsi nelle grandi manifestazioni per nazionali: è successo nel 2021 quando convinse definitivamente l’Inter a puntare su di lui per il post-Hakimi, ma anche nel 2022 quando giocò un ottimo Mondiale. In quel momento, i nerazzurri ricevettero offerte importanti, ma decisero di non privarsene. Oggi, in caso di prezzo ulteriormente lievitato grazie alle prestazioni del giocatore, l’epilogo sarebbe differente. E non è un caso che l’Inter stessa stia prendendo tempo, guardando con fiducia a Denzel e alla sua Olanda.

A quel punto, piuttosto che reinvestire tutta la cifra sul suo sostituto, Marotta e Ausilio potrebbero dirottare solo una parte del ricavato sull’erede. Si parla, infatti, di Yukinari Sugawara dell’Az Alkmaar ed Emil Holm in prestito all’Atalanta (che ancora non l’ha riscattato) dallo Spezia. Con 10-15 milioni di euro circa (la cifra investita nel 2021 per portare Dumfries a Milano, d’altronde), i nerazzurri potrebbero portare a casa un nuovo esterno destro e investire il resto su altri profili, per esempio in attacco, in porta o in difesa. Consapevoli del fatto che l’olandese sia un buon esterno, ma sicuramente sostituibile. Prima abbiamo citato il suo notevole atletismo e forza fisica che in Italia spesso fanno la differenza, ma il giudizio deve essere completo e comprendere anche una scarsa qualità tecnica, una certa propensione a fare la scelta sbagliata quando ci sono più soluzioni a disposizione e una discontinuità nel corso della stagione che ormai può essere definita cronica, essendo un copione che si ripete da tre anni.

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Simone De Stefanis

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