CAMP19NI D’ITALIA – Dalla Cina con furore: è la rivincita di Steven Zhang
Su questo tricolore è grande la firma del più giovane presidente della storia dell'Inter“Passata è la tempesta: Odo l’Inter far festa”. Sono sicuro avrebbe cantato così l’immortale Giacomo Leopardi in questa domenica magica, che ha riportato l’Inter allo Scudetto dopo un’astinenza durata 11 anni. In fondo, nel suo pessimismo cosmico, il poeta aveva un qualcosa da precursore del tifoso interista medio nelle corde. Lo stesso animo di coloro che fino alla fine non volevano abbandonarsi sugli allori, che non volevano ammettere di avere il campionato in tasca già da qualche settimana. Nel delirio dei festeggiamenti, nell’ebbrezza eterna della gioia, sarà bene però non dimenticare il fautore principale di questo ritorno nell’olimpo dei vincenti: Steven Zhang.
Troppo spesso si dimentica il valore e l’importanza del giovane rampollo cinese. Arrivato appena ragazzo, è cresciuto insieme alla squadra che tanto ama, maturando come uomo e come dirigente. Seppur a migliaia di chilometri di distanza quasi perennemente, non ha mai fatto mancare il proprio apporto alla società, dimostrando un attaccamento raro nel calcio moderno. In un’epoca in cui i presidenti tifosi sono in via d’estinzione, Steven Zhang è una mosca bianca, un’eccezione che è bene preservare.
E alla passione del tifoso puro, ha aggiunto anche una buona dose di buonsenso e competenza. Ha capito immediatamente che per tornare ad alti livelli, prima ancora che campioni sul campo, bisognava essere i migliori alla scrivania. Per questo ha lavorato alacremente, passo dopo passo, per creare un’organigramma societario finalmente degno di questo nome. Ha cancellato senza remore la parentesi funesta di Thohir, dando uno stampo professionale come mai si era visto prima d’ora negli uffici nerazzurri.
Ha strappato alla rivale di sempre, la Juventus il proprio pezzo più pregiato. Un funambolico numero 10? Un centravanti di peso? No, Beppe Marotta, a mani basse il dirigente più qualificato, vincente e attento del panorama calcistico italiano. Marotta è riuscito a dare la spinta decisiva, l’impennata finale, ad un progetto che era in fase di decollo ma a cui sembrava sempre mancare qualcosa. Come un gladiatore in panchina, Antonio Conte. Vedete come il puzzle di Steven si completa con minuzia infinita, senza fretta ma con una precisione perfetta? Prima il cervello, poi il braccio armato. Poi gli assi da plasmare in campioni sul campo. Poi i successi. Tutto ha un ordine naturale, basta sapere fare la mossa giusta al momento giusto. E in questo a quanto pare, nonostante la giovane età, Steven Zhang è maestro. Uno scacchista d’alta scuola.
Chi avrebbe scommesso che nel giro di 5 anni avrebbe riportato l’Inter ad essere rispettata, temuta, amata e odiata? Che grazie alla mano del giovane presidente i tifosi sarebbero potuti uscire dall’ombra, pronti a nuove conquiste e a festeggiare di nuovo? Pochi, forse nessuno. Il gap con la Juve non è stato solo colmato: è stato completamente ribaltato.
Al di là di ciò che succederà nei meccanismi societari o di eventuali acquisizioni dell’Inter da parte di terzi, Steven Zhang entra di diritto nella storia dell’Inter. Il suo nome è di diritto leggenda, parte di un amore matto, lunatico e eccentrico che dura dal 1908. Questo è anche e soprattutto il suo Scudetto, la sua rivincita. La sua gloria. Perciò, ora che le malelingue sono zittite, godiamoci tutti insieme questo trionfo, presidente. E grazie: questo Scudetto è la tua medaglia al valore.