CHE FINE HA FATTO – Domenico Morfeo, genio e sregolatezza al potere
Tanto talento ma anche enormi limiti caratteriali che non gli hanno permesso di esprimere tutte le sue potenzialità: la storia di Domenico MorfeoCampioni, meteore, mancate promesse e tanto altro: la storia dell’Inter è ricca di profili che, in un modo o nell’altro, hanno lasciato la propria impronta. Ogni squadra ha il suo Pelé brasiliano, ma non è escluso che possa avere anche il Pelé portoghese.
La rubrica “Che fine ha fatto?” di Passioneinter.com rivela qual è stato il destino di chi è riuscito a lasciare la sua traccia e di chi invece è passato inosservato. Oggi è il turno di Domenico Morfeo.
PRIMA DELL’INTER – Dopo 5 anni trascorsi nelle giovanili dell’Atalanta, nel 1993 Domenico Morfeo fa il suo debutto ufficiale da professionista con il club orobico a 17 anni il 9 dicembre, quando l’allenatore Cesare Prandelli decise di regalargli l’esordio in Serie A in occasione di Atalanta-Genoa, terminata 2-1. “Con lui c’era un rapporto di stima reciproca: davo tutto per lui e facevo dare tutto ai miei compagni per il bene che gli volevo”, dichiarerà anni dopo parlando del suo ex tecnico.
Grazie alle sue qualità sibilline e un sinistro molto delicato, ben presto diviene un vero e proprio idolo a Bergamo, con il soprannome di “Piccolo Maradona”. Dopo la retrocessione dell’Atalanta avvenuta nell’anno del suo debutto, proprio lui l’anno successivo è tra i protagonisti dell’immediata risalita dei nerazzurri. Disputa altre due stagioni a Bergamo prima di essere acquistato dalla Fiorentina, dove gioca una buona stagione prima di essere improvvisamente fatto fuori da Edmundo. Da lì inizia una girandola di prestiti che lo porteranno a giocare con le maglie di Milan, Cagliari, Verona e di nuovo Fiorentina e Atalanta nel giro di tre stagioni, prima di essere acquistato definitivamente dall’Inter nell’estate del 2002.
L’ESPERIENZA NERAZZURRA – Morfeo è uno di quei giocatori che per esprimersi al meglio ha bisogno di poter spaziare ed essere libero, cosa che nell’Inter di Cuper non gli è permessa. Arrivato all’Inter a parametro zero nell’estate del 2002. Fa il suo esordio ufficiale nei preliminari di Champions League contro lo Sporting Lisbona, dove al ritorno fa anche un assist contribuendo al 2-0 finale e la qualificazione alla fase a gironi. L’inizio in nerazzurro non è male, Morfeo è titolare e il 16 novembre sigla anche un gol contro la Roma nel match finito 2-2. Quel gol però rimarrà il primo e unico in Serie A con il club milanese. I limiti caratteriali man mano iniziano ad emergere, e nella seconda parte di stagione l’ex Atalanta e Fiorentina viene spesso lasciato in tribuna, rompendo definitivamente con l’Inter dopo un brutto episodio accaduto ai quarti di finale di Champions League. C’è un calcio di rigore per l’Inter, Emre e Morfeo litigano su chi debba battere il rigore, alla fine sul dischetto ci va Domenico ma il tiro viene parato dal portiere. A quel punto la rottura è totale, e l’addio in estate inevitabile. Nell’agosto del 2003 viene ceduto in prestito al Parma per un milione di euro.
DOPO L’INTER – A Parma Morfeo ritrova il suo mentore Cesare Prandelli, con cui trova nuova linfa divenendo subito titolare. La prima stagione parmigiana è positiva, tant’è che convince il club emiliano a rinnovare il prestito. La stagione 2004/05 è senza dubbio la migliore della carriera del centrocampista. 8 reti siglate in campionato, tante magie e tantissimi assist per il giovane Alberto Gilardino, divenuto titolare dopo l’infortunio di Adriano. Proprio di Adriano anni dopo Morfeo tesserà le lodi, definendolo un attaccante completo: “Ci ho giocato a Firenze e Parma, era uno dei più completi: bravo tecnicamente, potente, fisico, colpo di testa”.
Al termine del campionato il Parma non ha dubbi, e acquista a titolo definitivo Morfeo dall’Inter per 7,5 milioni di euro. Le successive stagioni in gialloblù però non sono all’altezza delle prime, e le sue apparizioni in campo iniziano ad essere sporadiche e con prestazioni di basso livello. Nel 2008 lascia il Parma per andare al Brescia, ma il feeling con l’ambiente bresciano non nasce, e dopo un solo anno in cui realizza una sola presenza è già di nuovo con le valigie in mano. Dopo un’altra breve parentesi alla Cremonese va a giocare un’ultima stagione nella squadra del suo paese, il San Benedetto del Marsi, prima di appendere definitivamente le scarpette al chiodo.
CHE FINE HA FATTO – Una volta lasciato il calcio, Domenico Morfeo si è dato all’imprenditoria, aprendo nel 2015 un centro commerciale in Abruzzo, ad Avezzano, lo “Shopping Park Ten”. Ha inoltre aperto anche un ristorante a Parma, che gestisce ancora oggi con la famiglia. Successivamente ha aperto anche un negozio di abbigliamento specializzato in t-shirt. “
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