Cinque cose che abbiamo imparato da Atalanta-Inter 1-2

L'ANALISI DI ATALANTA-INTER 1-2 La squadra di Simone Inzaghi ha violato l'imbattibilità casalinga dell'Atalanta, infliggendole la prima sconfitta e i primi gol subiti, al termine di una vera e propria battaglia. Decisivo Calhanoglu, protagonista del filtrante vincente per Darmian in occasione del rigore procurato e poi con la trasformazione del penalty. Nel secondo tempo la prodezza di Lautaro, prima dell'ingenuità di Dimarco (ma anche del mancato fischio di Sozza) che ha permesso a Scamacca di riaprire la partita. Nel finale, grande compattezza difensiva e tre punti portati a casa, con l'Inter che allunga a +6 sul Milan e temporaneamente a +5 sulla Juventus, in attesa della gara di Firenze in programma stasera. Andiamo a vedere le cinque cose che abbiamo imparato da Atalanta-Inter 1-2. SCORRI SCHEDE>>> Dire "Darmian affidabile" è riduttivo Quante volte avete letto o ascoltato l'aggettivo "affidabile" attribuito a Matteo Darmian? Ebbene, possiamo dire a questo punto che sia diventato riduttivo. L'esterno classe 1989 è molto più che affidabile: è determinante. Lo ha dimostrato una volta in più ieri: 6 minuti trascorsi dal suo ingresso in campo ed ecco l'anticipo su Musso, costretto a franargli addosso. Se a questo abbiniamo una grandissima prestazione difensiva, come in occasione della chiusura su Scamacca dopo la parata di Sommer, abbiamo il ritratto di un giocatore fondamentale, non solo affidabile, per questa Inter. E lo sarà ancora di più ora, con l'assenza prolungata di Pavard. SCORRI SCHEDE>>> Lautaro ci rende ripetitivi Leader, bomber, trascinatore. Sì, ci troviamo a ripetere sempre gli stessi termini, ma non è un nostro problema. È proprio lui, il Toro da Bahia Blanca, che ci costringe a farlo, anche se non vorremmo (o forse sì). Come vuoi descrivere diversamente un giocatore da 12 gol in 11 presenze (13 in 14 stagionali, contando anche la Champions League)? Semplicemente non è mai stato così forte, tocca ogni volta vette inesplorate e non si stanca mai. Il gol di ieri è da fenomeno, ha un peso specifico immenso. Arriva dopo 57 minuti in cui aveva a tratti faticato, senza lesinare tocchi di classe e controlli di palla deliziosi. Una sentenza. SCORRI SCHEDE>>> Non si scherza sul 2-0 È un atavico difetto che l'Inter deve correggere al più presto, perché sono leggerezze che possono costare carissimo. Dopo il gol di Lautaro, bisognava preservare e capitalizzare il doppio vantaggio su un campo così difficile, dimostrandosi scaltri nella gestione della partita e nel far trascorrere i minuti con autorevolezza. Il passaggio all'indietro di Calhanoglu su un Dimarco pressato era evitabile, e lo stesso Federico poteva badare al sodo sulla pressione di Lookman: in quei casi buttala fuori, regala un corner o una rimessa. Perdere due punti dopo una partita che all'ora di gioco sembrava indirizzata ci avrebbe fatto mangiare le mani per giorni. SCORRI SCHEDE>>> L'ultimo quarto d'ora è dell'Inter Bastone e carota. Giusto evidenziare le ingenuità, altrettanto giusto esaltare un punto di forza di questa squadra. Negli ultimi 15 minuti, in questo campionato i nerazzurri non hanno mai subito gol. Ieri il rischio di spezzare questo primato (nessuno in Serie A ha fatto meglio) era molto concreto, con un'Atalanta all'arrembaggio, che aveva ripreso vigore e continuava a inserire calciatori offensivi. Niente da fare, i nerazzurri hanno concesso poco, a parte quell'occasione nel finale malamente fallita da Hateboer. Solidità difensiva a protezione del risultato, sempre e comunque: segnale molto positivo, che ricorda le annate migliori. SCORRI SCHEDE>>> Benji è davvero interista La reazione del mondo Inter all'infortunio di Pavard ci ha permesso di capire una cosa: gli vogliamo davvero bene. E a questo punto anche lui ne vuole a noi. Urla dal dolore, gli portano la barella, lui decide di uscire con le sue gambe e poi rimane in panchina a sostenere i suoi: quanti altri lo avrebbero fatto? Commoventi, poi, due immagini che lo ritraggono con un tutore evidente sul ginocchio: la sua esultanza ai gol e il saluto, claudicante, al settore ospiti. Ha avuto la forza di andare a rassicurare i tifosi, nonostante uno spavento che per lui più di tutti è stato grande, nonostante la consapevolezza di un problema che non sarà di poco conto. E così capiamo meglio perché, nelle interviste e nei post social, tantissimi compagni gli abbiano dedicato la vittoria. Per capacità di creare empatia, di dare e ricevere affetto, Benji è davvero interista: non solo sui social, ma anche nei fatti. Come fai a non voler bene a uno così?

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L'analisi della vittoria al Gewiss Stadium

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Simone De Stefanis - Autore

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Simone De Stefanis
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