31 Agosto 2024

Cinque cose che abbiamo imparato da Inter-Atalanta 4-0

Cosa ricorderemo della vittoria straripante su Gasperini

Dopo aver trascorso la notte a pensare e ripensare ai perfetti 90 minuti giocati dall’Inter di Simone Inzaghi contro una squadra temibile come l’Atalanta di Gian Piero Gasperini, a mente lucida cerchiamo di analizzare meglio le chiavi dell’incontro dominato dai nerazzurri.

Quella di ieri sera, infatti, è stata la partita in cui l’Inter ha voluto ribadire la propria forza, ricordando a tutto il campionato che il miglior colpo del proprio mercato è stato poter trattenere tutti i suoi big: da Calhanoglu e Thuram, passando per capitan Lautaro e il blocco degli italiani. Come di consueto, andiamo dunque a vedere cinque cose che abbiamo imparato da Inter-Atalanta.

Iniziamo dalla prestazione. A distanza di mesi, infatti, ricorderemo questo match come quello della superiorità interista. Dopo due prime giornate alla ricerca della miglior condizione, nel primo big match della stagione è venuta fuori la miglior versione dell’Inter: forma fisica invidiabile e gara tecnicamente giocata senza sbavature.

Da questa vittoria abbiamo poi avuto la conferma che Inzaghi è la bestia nera di Gasperini. Su otto incroci da quanto il tecnico piacentino siede sulla panchina dell’Inter, non ha mai perso contro il rivale dell’Atalanta. Anzi, con quella di ieri sera sono addirittura diventate sei le vittorie di fila centrate contro la Dea.

Ma Thuram può davvero ambire al titolo di capocannoniere? Beh, se impara a metter dentro anche gol da vero rapinatore d’area di rigore come ieri sera, allora sì. Doppietta, un palo colpito di sinistro, l’autogol di Djimsiti propiziato da un suo cross e continue sgroppate a seminare i difensori atalantini. Di questo passo certo che sì, se continua a trasformare in rete ogni pallone che tocca dentro l’area avversaria diventa imprendibile per chiunque.

Nella serata di Thuram, non dimentichiamo però che la copertina del 4-0 sull’Atalanta l’ha disegnata la prodezza mancina al volo di Nicolò Barella. Che la conclusione di prima fosse un suo marchio di fabbrica già si sapeva, ma che riuscisse a dipingere certe parabole anche col sinistro con un coefficiente di difficoltà elevatissimo, non era per niente scontato. Una menzione, qui, anche alla gara interminabile di Federico Dimarco, altro italiano in cerca di riscatto come Barella dopo le critiche ingenerose ricevute la scorsa estate agli Europei.

Un altro punto, infine, lo dedichiamo sempre a Simone Inzaghi. In questa vittoria c’è chiaramente tutta l’espressione del suo calcio: questa Inter quando sta così bene è un movimento perpetuo che rende infernali le serate dei suoi rivali. Ad impressionare è l’imprevedibilità mantenuta da una stagione all’altra, ma anche la capacità di saper trovare la via del gol con più soluzioni, come la rete trovata sugli sviluppi di rimessa laterale.