Con una reazione di carattere, l’Inter è riuscita a prendersi una bella rivincita ai danni della Fiorentina lasciandosi subito alle spalle il crollo di Firenze. Una prestazione solida sin dai primi minuti a voler imporre tutta la propria voglia di successo ai danni della squadra di Raffaele Palladino. Una vittoria meritata e preziosa che spinge i ragazzi di Simone Inzaghi a -1 dal Napoli in vetta alla classifica.
Per approfondire i principali temi del successo dei nerazzurri ieri sera a San Siro, ecco l’appuntamento con il nostro ‘Cinque cose che abbiamo imparato da Inter-Fiorentina 2-1’.
1) Dopo la brutta prestazione di giovedì, l’Inter risponde con forza e determinazione, imponendosi nettamente sulla Fiorentina. Una vittoria che non lascia spazio a dubbi: la squadra di Inzaghi ha dominato, mettendo in mostra un gioco fluido e aggressivo, chiudendo ogni spazio agli avversari e mostrando una voglia di vincere che fa ben sperare per il futuro. Lo possiamo dire senza mezzi termini: quello di Firenze è stato un blackout momentaneo.
2) Non ci sono altre parole per descrivere la prestazione dell’Inter contro la Fiorentina. I numeri parlano chiaro: possesso palla che ha toccato picchi del 74%, due pali colpiti e una circolazione del pallone nettamente più rapida rispetto alla gara di giovedì. La Fiorentina, come all’andata, si è chiusa dietro cercando di contenere e ripartire, ma questa volta l’Inter ha saputo aggirare il blocco difensivo con maggiore fluidità. La voglia di vincere e convincere era evidente sin dai primi minuti, e il risultato finale ne è stata la logica conseguenza.
3) Non si può non parlare dell’arbitraggio, ancora una volta penalizzante per i nerazzurri. Il calcio d’angolo da cui nasce il gol dell’Inter era viziato da un tocco di Bastoni fuori dal campo, ma bisogna fare un’osservazione fondamentale: la probabilità di segnare su calcio d’angolo è tra il 3% e l’8%, mentre su rigore sale al 75-78%. Ed ecco il punto cruciale: il rigore assegnato per il presunto fallo di mano di Darmian è a dir poco discutibile. Il colpo di testa di Gosens era troppo ravvicinato per poter parlare di volontarietà. E se si guarda agli episodi recenti, fa ancora più rumore: in Lecce-Inter a Baschirotto non è stato fischiato un intervento simile, così come a Mancini in Venezia-Roma. Un’interpretazione che lascia più di un interrogativo.
4) Se a Firenze era stato difficile trovare un giocatore sufficiente, questa volta è altrettanto difficile scegliere il migliore in campo. Barella ha offerto una prova monumentale, Carlos Augusto si è distinto per costanza e spinta, Lautaro ha lottato su ogni pallone, vincendo quasi tutti i duelli aerei, mentre Arnautovic ha deciso la partita con il suo gol. Acerbi, al rientro dall’infortunio, ha giocato una partita intera con grande sicurezza, e Zielinski – in cabina di regia nel secondo tempo – ha finalmente convinto pienamente. Una prova corale che sottolinea il valore di questa squadra.
5) L’importanza di questa partita va oltre i tre punti. Dopo il pareggio del Napoli con l’Udinese, l’Inter si riporta a un solo punto di distanza dalla vetta della classifica. Ora il calendario si fa ancora più incandescente: nel prossimo turno ci saranno due scontri diretti cruciali, Lazio-Napoli e Juventus-Inter. La corsa scudetto entra nel vivo, e l’Inter ha mandato un segnale forte e chiaro: c’è, ed è pronta a lottare fino all’ultima giornata.
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