Cinque cose che abbiamo imparato da Inter-Atletico Madrid 1-0
L'analisi del successo di San Siro
CALHA MALE, L’INTER NO
Il centrocampo è uno dei punti di forza indiscussi dell’Inter di Simone Inzaghi. Forse il maggiore. Più volte, in questi mesi, si è sentito paragonare (e a ragione) il reparto dei nerazzurri a quello delle big d’Europa e sappiamo tutti che in Champions League è proprio la qualità in mediana a indirizzare l’esito di partite e qualificazioni.
Ebbene, contro l’Atletico Madrid all’Inter è mancata la solita prestazione del suo regista, ovvero Hakan Calhanoglu, protagonista di una serata negativa. Abituati come siamo a vederlo dirigere l’orchestra, ci siamo sentiti spaesati osservando la timidezza in impostazione, le imprecisioni, gli errori tecnici, i contrasti e le palle perse. La squadra di Simone Inzaghi nel primo tempo ha sofferto anche a causa della sua prova e di quella incolore di Henrikh Mkhitaryan, ma nella ripresa è tornata ai suoi standard. E sono stati gli altri, per una volta, a trascinare Calhanoglu verso la risoluzione di una partita complicata.
Decisivo, in questo senso, si è rivelato Nicolò Barella. Il centrocampista sardo è stato l’unico nel reparto a convincere davvero, con una prova superlativa: un uomo ovunque che pressava, rubava palla, impostava e correva come un matto, deliziando tutti anche con giocate di alto spessore tecnico. Per l’ennesima volta, il numero 23 ha dimostrato che quando il livello sale, conseguenza della caratura dell’avversario, non tradisce.